17/09/2021 di
In Mali è stata aperta, grazie alla Caritas tarvisina, una scuola di formazione agraria. La gestisce Ahmadou Tounkara tornato nel suo Paese di origine dopo oltre trent’anni trascorsi in Italia: “Dare alle persone la possibilità di studiare, significa dargli la possibilità di non migrare”
Una scuola di formazione agraria pastorale, in Mali, in un’area dove non ci sono scuole superiori nel raggio di 80 chilometri. E’ stata aperta nel febbraio 2020 dalla Caritas di Treviso grazie ai fondi dell’8×1000; a gestirla Ahmadou Tounkara, giovane maliano che per oltre trent’anni ha vissuto in Italia e che grazie al progetto è potuto tornare nel suo Paese e portare il suo contributo allo sviluppo.
L’ideazione del progetto prende avvio dopo la crisi politica del 2012 che ha gettato il Mali nel caos, divenendo teatro di un aspro conflitto armato che ha aggravato notevolmente la condizione di vita della popolazione. La situazione generale è in via di miglioramento, ma resta una diffusa fragilità del sistema e la necessità di sostenere percorsi di sviluppo sostenibile e di lungo respiro.
L’area coinvolta è la regione di Kayes che, nonostante non sia stata investita direttamente dalla recente guerra civile, risente di un forte grado di povertà e difficoltà nello sviluppo economico. A lavorare in partnership al progetto sono il ministero della Pubblica istruzione della Repubblica del Mali, Caritas Tarvisina e fondazione Cuore Livio Mazzonetto onlus.
Il complesso scolastico, nel villaggio di Toukoto, nel sud-ovest del Mali, ha tre indirizzi di studio: formazione agro-pastorale, liceo e centro di formazione professionale.
Nei primi due anni di attività già 250 ragazzi hanno potuto ricevere una formazione professionale nel settore zootecnico, il più importante in Mali, poiché l’economia del Paese è sostenuta in larga parte dall’agricoltura e dall’allevamento (circa il 45% del Pil). “A ottobre partirà il terzo anno – spiega Ahmadou – e il numero di iscritti crescerà ancora, stiamo dando la possibilità a tanti ragazzi di ricevere un’istruzione sotto casa”.
La scuola possiede anche un campo sperimentale di 20 ettari, si fa l’orto e si coltivano principalmente mais, miglio e arachidi. Sperimentale perché si cerca di meccanizzare l’agricoltura, una cosa non ancora diffusissima nell’area, ma necessaria per una produzione agroalimentare competitiva. La produzione agricola della scuola, infatti, deve servire a renderla autonoma dal punto di vista finanziario. Inoltre si allevano polli, bovini e capre.
In questo momento si stanno cercando macchinari agricoli: “Sono tornato in Italia proprio per questo, cerchiamo macchine usate o donazioni, vogliamo superare il lavoro con la zappa e un concetto di economia di sussistenza”.
Ahmadou Tounkara è arrivato in Italia per la prima volta nel 1988 con una borsa di studio per il corso di Agraria all’Università di Viterbo. “L’anno successivo in Mali c’è stato un colpo di Stato e la mia borsa di studio non è più stata riconosciuta, ma sono rimasto nel Paese, ho lavorato per pagarmi gli studi, a Treviso sono stato mediatore culturale per Caritas e nell’ufficio immigrazione della Questura. Lavorando nell’accoglienza ho realizzato che molti dei ragazzi che arrivavano in Italia erano analfabeti. Per questo motivo quando ho avuto la possibilità di tornare nel mio Paese con questo progetto ne sono stato particolarmente entusiasta. Aprire una scuola, dare alle persone la possibilità di studiare, significa dargli la possibilità di non migrare, di rimanere nel proprio Paese e dargli sviluppo perché lo sviluppo di un Paese inizia dall’educazione. Chi non ha niente parte e se partiamo tutti i Paesi di origine non si svilupperanno mai. E’ per questo che, dopo la scuola, aiuteremo i ragazzi a organizzarsi in cooperative, per continuare a lavorare nel settore per cui hanno studiato”.
Nella nuova scuola Ahmadou si occupa dell’amministrazione, cura i rapporti con il Ministero dell’Istruzione per le borse di studio dei giovani che non possono pagare le rette, “tutti i ragazzi sono accolti nella nostra scuola – ci tiene a precisare -, anche senza borse di studio, perché l’accoglienza è la cifra che contraddistingue Caritas”. E’ il dirigente scolastico e molto di più: “Faccio anche da ponte con alcune famiglie della zona, un lavoro di sensibilizzazione affinché mettano a disposizione la loro ospitalità per gli studenti che vengono da più lontano, così che possano vivere vicino alla scuola durante la settimana e poi tornare a casa nel weekend”.
Una scuola che educhi a un’agricoltura sostenibile e che sostenga progetti per slegare le pratiche agricole dalla mera sussistenza, modernizzandole e implementandole, incide in maniera sensibile sulla capacità di sostentamento della popolazione e cerca di arginare il fenomeno del “land grabbing”, l’accaparramento di terre da parte di multinazionali che impongono la monocultura del cotone in Mali, annientandone la biodiversità e l’economia.
“E’ stato un periodo difficile per gli agricoltori maliani – racconta Ahmadou – e la coltivazione del cotone è molto remunerativa… quando i granai si svuotano le multinazionali entrano in gioco, forniscono prestiti ai contadini e in cambio chiedono di piantare il cotone. Il rischio di questa pratica è molto alto, con il cotone non si mangia e se diminuisce la disponibilità di generi alimentari questi devono essere importati dall’estero, con un conseguente aumento dei prezzi sul mercato, quindi si guadagna di più con il cotone, ma poi si spende di più per mangiare. Per questo motivo stiamo cercando di sensibilizzare i contadini al problema con seminari e corsi di formazione, cerchiamo di incentivare piuttosto la cultura del miglio, ma per chi non ha nulla è facile cadere in trappola. In futuro, proprio per questo motivo, vorremmo attivare con Caritas un progetto di microcredito destinato agli agricoltori locali”.