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In un paese in cui la maggioranza cristiana (50%) e la minoranza musulmana hanno sempre vissuto in armonia, l’aumento delle violenze sta portando ad una spaccatura su base religiosa mai conosciuta prima.
In una recente intervista padre Elisée Guendjange, segretario generale della Caritas Centrafricana, ha voluto sottolineare che “questo non è un conflitto religioso, le comunità di differenti confessioni vivono pacificamente, ma in questo momento c’è il tentativo di strumentalizzare la religione con il rischio che il conflitto diventi tale”. Uno scontro religioso, ma “camuffato”, perché la vera posta in gioco è il controllo delle grandi risorse naturali custodite nel sottosuolo.
Per questa ragione gli esponenti di tutte le confessioni religiose sono fortemente impegnati da mesi nella sensibilizzazione della popolazione al dialogo e alla pace, per contrastare la strumentalizzazione in atto da parte dei gruppi ribelli. Caritas Italiana, in coordinamento con la rete internazionale e grazie al sostegno degli offerenti, è impegnata da mesi nel sostegno dell’enorme impegno della Chiesa locale che si è subito mobilitata nonostante le pesanti difficoltà, per aiutare le popolazioni vittime della crisi e per promuovere la pace. Caritas ha già fornito aiuti alimentari ad oltre 5.000 persone in grave stato di malnutrizione, nonché sementi e attrezzi agricoli per la ripresa della coltivazione. Caritas Italiana si unisce all’appello dei Vescovi del Centrafrica per un immediato cessate il fuoco e il ritorno della pace.