Di Paola Favaretto
Sabato 6 gennaio 2018, il Tg1 delle 20.00 manda in onda un servizio su un nuovo naufragio di migranti al largo della Libia che termina affermando che «dall’inizio del 2018 sono 400 i migranti sbarcati in Italia».
A differenza di altre volte, la notizia non mi lascia indifferente ed il ricordo va subito a qualche estate fa e all’esperienza vissuta presso la caritas di Agrigento. Condivido con voi qualche pensiero che, a suo tempo, era nato in me e che ancora oggi ritengo importante non dimenticare.
L’esperienza vissuta ad Agrigento è stata ricca di testimonianze, parole, incontri, persone, vite…che sembrano essere entrate in me in modo forte, indelebile…e spero sia realmente così.
Persone che si spendono, che lottano, che scappano, che hanno anche perso la vita per qualcosa di più grande, di più bello, di più vero, per una vita che sia realmente vita!
Migrazione, povertà, solitudine, mafia, diversità, ingiustizie…ma anche generosità, coraggio, determinazione, fede, speranza, solidarietà, dono…
Un mondo immenso e che sembrava così lontano da me, un mondo nel quale, invece, è importante entrare, farne parte…mi sento povera, mi sembra di non aver mai fatto realmente qualcosa per gli altri.
Mi sembra di aver vissuto sempre nel mio mondo che tutto sommato è “fatato” perché si sta bene, nel quale tutte queste situazioni al massimo si sentono vagamente, ma niente di più. Sembrano comunque situazioni lontane, forse chissà fino a che punto vere…meglio non chiederselo troppo. È più comodo, è più facile, ti permette di startene tranquilla.
Eppure la mafia c’è, uccide, rende schiavi, fa soffrire, è presente in eventi straordinari e tragici, ma anche e soprattutto nei piccoli eventi di ogni giorno. C’è chi per cercare di eliminarla è morto perché non si è arreso, pur sapendo che i propri giorni sarebbero stati ancora pochi. C’è chi ogni giorno, nel proprio piccolo, cerca di combatterla, di dire il proprio “non ci sto” e trova speranza anche “solo” per un passo fatto.
Anche i migrati ci sono ogni giorno, non sono solo quelli dei telegiornali. Ogni giorno c’è chi scappa, chi muore, chi spera, chi lotta, chi lascia famiglia, casa, chi vaga chissà verso quale meta, chi viene accolto e chi viene rifiutato ed ignorato da noi che nemmeno immaginiamo cosa sta dietro a quel volto che ci sta di fronte e che magari non degniamo nemmeno di uno sguardo. Ogni giorno accanto a loro, per fortuna, c’è anche chi dona tempo, energie, sorrisi, parole, aiuto.
Tutte queste persone sono intorno a noi, a me; e se io le ignoro o se non mi preoccupo per loro non per questo smettono di cercare e di aver bisogno di qualcuno, di qualcosa (e non solo qualcosa di materiale) …non per questo il mondo è più bello e più felice.
L’esperienza vissuta con la Caritas ad Agrigento mi ha provocata a conoscere, informarmi, sapere, a vedere con i miei occhi, a sentire con i miei orecchi e non accontentarmi dei luoghi comuni, di una sola versione dei fatti…troppo riduttivo e forse troppo sbagliato.
È necessario conoscere, cercare, chiedere, farsi la propria opinione. Non giudicare, non incasellare, non conformarsi ed aderire all’opinione più diffusa, più forte, ma cercare la verità. Sì, cercare la verità!
Per trovare la verità non bisogna stancarsi e fermarsi subito, ma è necessario provare diverse direzioni e fare la sintesi di ciò che si vede e si sente, bisogna essere sempre in cammino, bisogna tenere il cuore vivo, attento, aperto.
Il cuore, a volte, può anche farsi abbagliare da qualcosa che poi si rivela non essere la verità, però se rimane libero prima o poi sa riconoscere la verità quando la incontra.
Quanti volti incontrati, entrati in me, anche quelli che fisicamente non ho visto! Quante vite mi hanno arricchita ed ancora mi arricchiranno nella misura in cui riuscirò a farle mie, a renderle in qualche modo parte della mia vita.