Serena, 20 anni, sta vivendo l’Anno di Volontariato Sociale in Caritas e come esperienza estiva a luglio, ha partecipato ad una settimana ecumenica per giovani all’interno del Monastero di Bose.
Le abbiamo chiesto di condividerci qualche “scatto emozionale” di questa sua esperienza:
Eravamo una trentina di giovani, da diverse parti d’Italia, ma, cosa più importante, di diverse religioni cristiane, ortodossi, copto ortodossi e cattolici, riuniti tutti per un fine comune: conoscere l’altro. Attraverso il servizio e i temi proposti abbiamo scoperto le differenze tra le varie religioni ma soprattutto le molteplici somiglianze.
Le giornate seguivano i momenti di preghiera dei monaci, alle sei della mattina c’erano le lodi e a seguire la colazione e i lavori nell’orto e nei laboratori. A mezzogiorno ci trovavamo per l’ora media, poi il pranzo un’oretta di riposo, nel pomeriggio ci trovavamo per affrontare diversi argomenti: alcuni dei santi più importanti nelle varie religioni, un dibattito ecumenico con tutta la comunità, le differenze fra le diverse liturgie. Terminavamo poi la giornata con i vespri, la cena e un momento di convivialità tra di noi.
Un primo “scatto” lo dedico ai momenti preposti al LAVORO TUTTI INSIEME, nei campi a raccogliere frutta e verdura o nei laboratori di iconografia: momenti preziosi in cui si lavorava mentre c’era un continuo scambio e confronti sui nostri percorsi di fede, le nostre storie e motivazioni. Parlando con gli altri ragazzi e le altre ragazze ho imparato molte cose nuove sul cattolicesimo e ho conosciuto le religioni ortodossa e copta. Sono stata colpita da quante cose sapessero sulla propria religione copti e ortodossi, dalla libertà con cui abbiamo potuto parlare delle diverse confessioni sapendo che non saremo stati giudicati dagli altri, dalle diverse celebrazioni.
Un secondo “scatto” è per i MOMENTI DI PREGHIERA ECUMENICA, in cui ho vissuto il potermi raccogliere in me stessa, nella preghiera, sentendo che costituiva una parte della giornata fondamentale e non volevo saltarla, ma insieme alla dimensione persona e spirituale, c’era quella della sete di conoscere e capire e scoprire questi modi “altri” di vivere la fede, offerti e proposti dalle e dai giovani di tutte le confessioni presenti.
Un terzo “scatto” è per PADRE VICHTOR: 30 anni, ortodosso. Ho conosciuto una persona giovane ma piena di saggezza, che riusciva a coinvolgermi sempre col sorriso, capace di lasciar parlare e ragionare e c on delicatezza poi condividere il suo punto di vista sulle questioni.
Un quarto “scatto” è sull’ ULTIMA CENA della settimana, fratel Sabino aveva cucinato per tutti noi le sue indimenticabili focacce e abbiamo cenato tutti insieme all’aperto in un clima di festa in cui sentivamo di avere creato un legame bellissimo in quei giorni insieme, col pensiero un po’ malinconico per la prossimità del congedo ma insieme la gioia di quella dimensione così libera, nelle modalità, nei dialoghi, nell’accoglienza trasversale, tra noi giovani e con le monache e i monaci della Comunità.