[slideshow_deploy id=’1584′]La situazione nelle Filippine, a pochi mesi dal disastro, continua a preoccupare. Le isole maggiormente colpite sono proprio le più povere del gruppo delle Visayas, le più inaccessibili (Samar, in particolare, ma anche Leyte) dal punto di vista logistico.
«I mass media hanno subito fatto scendere l’attenzione sulle Filippine – dichiara Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas Italiana all’agenzia Sir – dopo 48 ore già se ne parlava pochissimo. Lo tsunami del 2004 nel sud-est asiatico, sia perché erano morte più di 220 mila persone, sia perché erano coinvolti occidentali e volti noti, è stato la prima notizia dei telegiornali italiani per tre settimane. La catastrofe delle Filippine, che non è da meno per entità dei danni, dopo due giorni era quasi scomparsa dai notiziari. Bisogna lavorare perché questa disattenzione dei media non influenzi la solidarietà degli italiani. E al sistema dell’informazione bisogna chiedere che continui ad occuparsi delle conseguenze di “Haiyan” il più possibile, in futuro, anche per rispettare la dignità di chi ne è stato vittima».
Beccegato riporta il focus sulla mancanza di misure di prevenzione efficaci del governo locale, in uno stato tra i più vulnerabili al mondo ai disastri ambientali. La tragedia, in termine di distruzione di vite umane, poteva sicuramente essere arginata da una politica più attenta ed informata. «Nonostante le Filippine siano un paese colpito da tre o quattro tifoni ogni anno, non sono stati mai costruiti rifugi anti-ciclone in cemento armato, come invece, per esempio, è accaduto in Bangladesh, dove il numero delle vittime di eventi naturali catastrofici è stato drasticamente ridotto. Nel caso in questione, nei primi giorni di novembre, si è capito che sarebbe arrivato il tifone più pericoloso della storia: perché, su una popolazione di quasi 100 milioni di abitanti in 7.107 isole, sono state evacuate solo 750 mila persone? Condotte, per lo più, in parrocchie e scuole con strutture edilizie fragili, che il tifone ha travolto. Per il futuro bisogna cambiare strategia».
La priorità dev’essere aiutare il paese a rialzarsi. Caritas è sempre stata in prima linea in questo: l’intervento di prima emergenza (per un valore di 4,5 milioni di euro), coordinato dalla sede di Caritas Filippine a Manila, ha consentito di portare aiuti a 345 mila persone in 13 diocesi. L’impegno dell’intera rete internazionale si sta però già orientando agli aiuti di lungo periodo. Caritas Italiana confida nella generosità dei donatori italiani per mettere a punto un programma di interventi che saranno rivolti soprattutto alle fasce sociali più fragili della popolazione colpita, e avranno come finalità non la semplice ricostruzione, ma un più ampio sforzo di sviluppo del territorio e di prevenzione di future catastrofi.
Per finanziare questo lavoro, Caritas Italiana ha immediatamente stanziato 200 mila euro. Inoltre gestirà i 3 milioni di euro resi disponibili dalla Conferenza Episcopale Italiana, che li ha tratti dai fondi otto per mille, ed i frutti della colletta nazionale che (sempre su iniziativa della Cei) si è svolta in tutte le chiese d’Italia domenica 1 dicembre. Nei mesi e negli anni prossimi l’impegno e il lavoro, a fianco della Chiesa e della popolazione filippine, non mancheranno: non devono venir meno, di conseguenza, l’attenzione dell’opinione pubblica e la generosità dei fedeli e dei cittadini italiani.