Poco più di un anno fa, con il mio gruppo scout, ho partecipato ad un campo di servizio con l’obiettivo di comprendere meglio il fenomeno dell’immigrazione.
In quell’occasione, vivendo a stretto contatto per una settimana con persone immigrate, mi venne il forte desiderio di approfondire questa esperienza e per questo decisi di cominciare il servizio in Caritas.
Nonostante inizialmente non conoscessi nessuno, mi sono sentito accolto sin da subito. Riassunta così in poche righe temo possa sembrare un’esperienza poco significativa, ma non è stato così. Sia in mensa sia nei dormitori, ho avuto la possibilità di arricchire il mio bagaglio culturale, ascoltando molte storie che mi hanno permesso di conoscere gli usi e le tradizioni di persone che provengono da diversi paesi e di riflettere sul perché molti abbiano deciso di abbandonare tutto per cercare fortuna altrove, specialmente qui in Italia.
Ammetto che da volontario, il primo impatto all’interno del centro accoglienza non sia stato facile, soprattutto per via della mia età (19 anni), questo perché all’inizio pensi che sia difficile riuscire a farsi rispettare da persone che hanno un età decisamente maggiore. Tuttavia, mettendoci cuore, mente ed una grande dose di umiltà ho scoperto che ci vuole veramente poco per instaurare una relazione ed ottenere fiducia. Ho sperimentato quanto sia meraviglioso quando il rapporto con queste persone si espande anche all’ esterno del centro caritas. Molte volte mi è capitato (per esempio uscendo da scuola) di incontrare alcuni ospiti della struttura, con i quali ho stretto un bel rapporto all’ interno del centro di accoglienza, e di scambiarci due parole. Questa esperienza, che consiglio a tutti, è stata per me molto gradevole e mi ha permesso di capire cosa significhi veramente condividere e lasciare che la propria vita si mescoli con altre.
Giovanni Favero
Clan/Fuoco Emmaus, Treviso 2