La terra, la vite, il vino, i popoli. Simboli che si intrecciano alla realtà, che raccontano storie di una terra che si è stati costretti a lasciare e di un’altra che accoglie, una terra dove forse mettere radici, dove poter lavorare, godere del frutto del proprio lavoro, ritrovare un’identità.
Dal 4 settembre fino a fine mese, una ventina di uomini e ragazzi in povertà e in cerca di un futuro migliore hanno vendemmiato sulle colline del Prosecco. E’ infatti continuato anche quest’anno il progetto nato dalla collaborazione delle Acli di Treviso e di Caritas Tarvisina con GS snc di Susegana, azienda che gestisce vigneti per conto terzi.
La convinzione profonda che ha reso possibile questa collaborazione è che l’accoglienza e la lotta alla povertà passino in buona parte attraverso il lavoro: non si offre vero aiuto ai poveri senza che essi possano trovare lavoro e dignità. Questo, quindi, è ciò che si è cercato di fare: GS ha assunto per la vendemmia stranieri richiedenti protezione e persone in difficoltà economica e sociale garantendo regolare contratto, assicurazione, formazione antinfortunistica e accessori per lavorare in sicurezza. Così, per una ventina di giorni, in un settembre in cui gli ultimi soli cominciavano a cedere il passo alle prime giornate di pioggia, tra le vigne del Prosecco è riecheggiata un’alternanza di musica in sottofondo, di sorrisi e di voci che vengono da lontano e di mani che hanno stretto grappoli che hanno il gusto della vita.
Una simile esperienza racconta di uno stile di lavoro virtuoso e capace di promuovere la dignità della persona di nuovo protagonista del proprio percorso di vita. La soddisfazione di questi uomini per essersi sentiti utili, degni di ricoprire un ruolo e delle responsabilità ma anche per essersi sentiti parte nella realizzazione di un lavoro ben fatto – e per il quale hanno ricevuto anche il sincero apprezzamento del datore di lavoro – ci dice ancora una volta che nessuno può essere lasciato ai margini e che delle piste di inclusione sono realizzabili anche nelle nostre terre, se ci si crede insieme.
Questo cammino si radica anche nelle parole del Santo Padre in occasione dell’ultima visita pastorale a Cesena e Bologna, quando ha affermato che per uscire dalla crisi economica sia “necessario togliere centralità alla legge del profitto e assegnarla alla persona e al bene comune. Ma perché tale centralità sia reale (…) bisogna aumentare le possibilità di lavoro dignitoso. Questo è un compito che appartiene alla società intera: tutto il corpo sociale è chiamato a fare ogni sforzo perché il lavoro, che è fattore primario di dignità, sia una preoccupazione centrale.”