In occasione della serata della “serata del grazie”, momento dedicato ai nostri volontari, riportiamo una breve sintesi del lavoro svolto nel 2018.
Parlare di numeri quando si desidera raccontare l’umanità e la gratitudine può sembrare strumentale ma continua ad essere motivo di orgoglio per noi poterci fermare, ogni tanto, e fare il punto sul fiume di fratellanza che abbiamo la gioia di navigare.
I nostri volontari dicono con la propria presenza che il “pane spezzato” nella condivisione del proprio tempo si moltiplica generando speranza e credibilità verso una città e una società migliore e dicono con la propria costanza che il dono di sé può essere ben altro che un modo di investire il proprio tempo libero in opere di solidarietà; può essere piuttosto una scelta politica che racconta da che parte si vuol stare.
153 donne e uomini che scelgono di sporcarsi le mani in un impegno di servizio tutt’altro che semplice, talvolta più ostico che gratificante nell’immediatezza, dove gli incontri e le situazioni che si affrontano chiedono un lavoro personale sul proprio sguardo nei confronti dell’Altro/a, sulla propria capacità di gestire un’emotività spesso sollecitata su più fronti.
Questi uomini e donne di buona volontà provengono da mille strade e storie diverse: chi vive attivamente la propria Comunità parrocchiale, chi si dice lontano dalla Chiesa; giovani studenti o in cerca di impiego, giovani che rincorrono sogni di giustizia, adulti con famiglia e figli, lavoratori impegnati su qualunque fronte, pensionati, persone votate alla solidarietà, chi si affaccia per la prima volta al volontariato e chi cerca di uscire da qualche forma di solitudine.
Ci incontriamo accomunati dal sogno di migliorare questo mondo ferito, ognuno con le proprie fragilità e ricchezze e intessiamo relazioni splendide, che arricchiscono e fortificano.
Si fa esperienza di Comunione nella collaborazione con tante altre persone, di corresponsabilità nella gestione di spazi e regole, di umiltà nel farsi da parte e nel farsi prossimo in punta di piedi, ci si allena ad astenersi dal giudizio e ad accogliersi vicendevolmente. Si fa esperienza di gratitudine e di speranza.