La Casa della Carità a Treviso
La Casa della Carità accoglie centinaia di uomini e donne di lingue e fedi diverse, offrendo la possibilità di una cena calda e abbondante, una doccia ristoratrice, un riparo per la notte, ascolto e accoglienza, anche là dove sguardi e sorrisi sostituiscono parole troppo difficili da comprendere.
E’ un mondo che racchiude persone con storie e bisogni diversi. Un volto è quello dei senza dimora: uomini e donne, italiani e stranieri, finiti ai margini della società, con una rete sociale fragile, che vivono una precarietà significativa su più livelli, con problematiche cronicizzate e stili di vita disfunzionali ma anche persone che per un certo tempo hanno goduto di una propria autonomia, venuta meno spesso a seguito della perdita del lavoro, della separazione dalla famiglia o di una malattia. Condizioni che frequentemente includono fragilità personali, talvolta psichiche e/o aggravate da dipendenze da sostanze, che conducono a circoli viziosi e carriere di impoverimento.
L’altro volto è quello dei migranti, richiedenti asilo o già titolari di permesso di soggiorno, esclusi dai grandi centri di accoglienza governativi : per loro inizia il faticoso percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico nella terra d’asilo. Chi non dispone di una rete a cui fare riferimento nell’immediato, si ritrova improvvisamente abbandonato a se stesso, in condizioni di grande marginalità, spesso peggiorate da un’insufficiente conoscenza dell’italiano, dalla scarsa consapevolezza rispetto alla propria condizione giuridica e alle reali opportunità lavorative.
La Casa della Carità e la pandemia
Il 2020 è stato un anno difficile: ognuno di noi può trovare sulla propria pelle ferite portate dalla pandemia. Ma per chi vive nella marginalità le difficoltà si sono moltiplicate; basti pensare cosa vuol dire essere obbligati a stare in casa per chi una casa non ce l’ha. Pertanto i dati relativi all’anno 2020 vanno letti proprio tenendo conto degli eventi che hanno rivoluzionato il nostro lavoro quotidiano e, in particolare, il nostro sguardo sulla povertà.
Nel corso del 2020, visto il periodo di lockdown, durante e dopo il quale sono state messe in atto tutte le attenzioni necessarie per rispettare le norme in materia di prevenzione del contagio in vigore, abbiamo dovuto apportare alcune modifiche rispetto alla gestione dei servizi della Casa della Carità. Così, a partire dal 23 marzo 2020, tutti i servizi offerti dalla Casa hanno subito variazioni rispetto alle modalità e alle tempistiche di accesso, vista l’elevata esposizione al rischio di contagio dei volontari, degli operatori e degli ospiti. In totale, nel 2020, 260 persone, di cui 19 donne, hanno usufruito dei servizi della Casa.
Quest’anno, poi, è stata offerta la possibilità di un ristoro notturno a 105 persone (di cui 9 donne) per un totale di 506 notti al femminile e 6.577 notti al maschile. A partire dal DPCM 22 marzo 2020, l’accoglienza notturna in Casa della Carità è stata ripensata secondo le nuove disposizioni: in particolare si è scelto di creare una piccola comunità chiusa per preservare la salute degli ospiti, offrendo loro una casa che potesse ospitarli per l’intera giornata e non solo nelle ore notturne. Ciò ha permesso, con le persone accolte in essa, di avviare un percorso di vita comunitaria, con la presenza di due operatori Caritas, che si sono trasferiti all’interno della struttura e, oltre ad aver provveduto alle necessità più impellenti degli ospiti, hanno creato con loro un clima di accoglienza e condivisione. Le persone accolte durante il periodo di lockdown sono state 20, di cui 2 donne. La loro permanenza si è protratta fino al mese di giugno 2020, quando l’accoglienza notturna è stata ripristinata nelle modalità ordinarie fatta eccezione per l’accoglienza femminile che è stata sospesa nel mese di luglio.

Arianna Cavallin
Paola Favretto
volontari.caritas@diocesitreviso.it