La Casa della Carità a Treviso
La Casa della Carità accoglie centinaia di uomini e donne di lingue e fedi diverse, offrendo la possibilità di una cena calda e abbondante, una doccia ristoratrice, un riparo per la notte, ascolto e accoglienza, anche là dove sguardi e sorrisi sostituiscono parole troppo difficili da comprendere.
E’ un mondo che racchiude persone con storie e bisogni diversi. Un volto è quello dei senza dimora: uomini e donne, italiani e stranieri, finiti ai margini della società, con una rete sociale fragile, che vivono una precarietà significativa su più livelli, con problematiche cronicizzate e stili di vita disfunzionali ma anche persone che per un certo tempo hanno goduto di una propria autonomia, venuta meno spesso a seguito della perdita del lavoro, della separazione dalla famiglia o di una malattia. Condizioni che frequentemente includono fragilità personali, talvolta psichiche e/o aggravate da dipendenze da sostanze, che conducono a circoli viziosi e carriere di impoverimento.
L’altro volto è quello dei migranti, richiedenti asilo o già titolari di permesso di soggiorno, esclusi dai grandi centri di accoglienza governativi : per loro inizia il faticoso percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico nella terra d’asilo. Chi non dispone di una rete a cui fare riferimento nell’immediato, si ritrova improvvisamente abbandonato a se stesso, in condizioni di grande marginalità, spesso peggiorate da un’insufficiente conoscenza dell’italiano, dalla scarsa consapevolezza rispetto alla propria condizione giuridica e alle reali opportunità lavorative.
Una casa che accompagna e tutela
Se il 2020 è stato l’anno della pandemia, il 2021 è stato l’anno in cui abbiamo imparato a convivere con il virus. Molti di noi hanno cambiato le proprie abitudini, alcuni hanno cambiato vita, altri sono stati costretti a reinventarsi. Anche la Casa della Carità si è trovata ad affrontare questa situazione e ciò che essa ha comportato. È facendo riferimento a questo contesto che abbiamo scelto i due verbi “accompagnare” e “tutelare” come specolo del nostro agire.
Nel corso del 2021, le 321 persone che hanno usufruito dei servizi della Casa della Carità si sono trovate ad affrontare difficoltà molteplici che hanno rischiato di rendere ancora più affannoso il loro cammino verso un orizzonte di rinascita. Alcuni semplici gesti come fare un tampone, scaricare il green pass o prendere appuntamento in un ufficio pubblico, che a molti di noi possono sembrare gesti “banali”, quasi quotidiani, hanno rischiato di diventare scogli insormontabili per chi vive nella marginalità. In questo senso i due verbi, accompagnare e tutelare, hanno incarnato quanto fatto da operatori e volontari. Principalmente nel tutelare la salute e la dignità di ogni persona, continuando a offrire i servizi già presenti e contemporaneamente accompagnando gli ospiti sulle strade burocratico-sanitarie del Covid. Sono stati erogati contributi per 61 tamponi di controllo per favorire l’accesso di alcuni utenti alle strutture che ne facevano richiesta, altre decine invece sono stati effettuati per tutti coloro che hanno vissuto un periodo di isolamento in Casa della Carità. Sono state messe a disposizione delle persone risultate positive al Covid-19 alcune stanze con bagno privato, garantendo la sicurezza e l’incolumità degli altri ospiti.
Sul fronte vaccini, di concerto con il Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss2, abbiamo organizzato tre giornate di vaccinazioni. Questi momenti sono stati aperti a chiunque si trovasse in una condizione di fragilità, garantendo il vaccino a 93 persone, accompagnandole in questa scelta assicurando loro una corretta mediazione, ove necessario anche nella loro lingua madre e spiegando cosa comportasse fare il vaccino e quali effetti potesse causare.
Anche i servizi “storici” si sono dovuti adattare: la mensa si è dotata di una tensostruttura riscaldata per permettere a chi sprovvisto di green pass di trovare comunque ristoro e accoglienza; la lavanderia ha incrementato il numero di lavaggi in quanto la sanificazione delle vettovaglie ha raddoppiato la frequenza; le docce hanno invece mantenuto costante il numero di ingressi durante le giornate di apertura.
In conclusione si può affermare che il 2021 sia stato un anno che ci ha permesso di metabolizzare le difficoltà dell’anno precedente, mettendo in luce nuove povertà che non erano ancora esplose nel 2020. Queste nuove prove hanno inquietato i nostri cuori ma allo stesso momento hanno stimolato la creatività di operatori e volontari che, anche dove non sono riusciti a dare risposte, hanno comunque offerto ascolto e vicinanza.
L’auspicio per il 2022 è quello di riuscire a riportare le accoglienze a svolgere quella funzione sociale che nel corso del periodo pandemico si è attenuata, rimanendo pronti a rispondere alle nuove sfide che ci verranno incontro!