Marta, Francesca, Giulia, Isacco, Ester e Anna: in sei giovani abbiamo vissuto l’esperienza B&B – Benedizione e Bellezza promossa da Pastorale Giovanile e Caritas Tarvisina, tra il 25 e il 27 luglio 2022. Tre giorni per entrare e conoscere la vita nella Casa della Carità, i suoi servizi, i suoi volontari, i suoi abitanti.
Tre giorni di emozioni e sensazioni miste, a partire da un iniziale senso di spiazzamento nell’introdurci in questa casa con gli occhi dei bisognosi e conoscerla dalla loro prospettiva, passando poi per la curiosità, la voglia di mettersi in gioco, la stanchezza, la soddisfazione, la spensieratezza, la gioia del servizio.
Siamo stati accolti da operatori, volontari e ospiti, in particolare da Don Davide, Alia e Consuelo, che ci hanno accompagnati con la loro presenza discreta ma costante e con momenti di riflessione e condivisione semplici, significativi e mai banali. Ci hanno dato l’opportunità di guardarci dentro e ascoltare come risuonavano i momenti vissuti durante la giornata e quali emozioni e pensieri ci suggerivano. Siamo stati invitati ad accendere la nostra voglia di esplorare, di fermarsi a guardare dentro le cose e le persone, di essere curiosi e fare domande sul luogo, sull’organizzazione della Casa, sul significato di particolari anche piccoli o nascosti.
Siamo riusciti in pochissimo tempo a creare un bel clima tra noi, di collaborazione e complicità, di lavoro di squadra. In una delle sale della Casa è dipinta sul muro una frase di Don Luigi Monza: “Il bene va fatto bene”. Noi abbiamo sperimentato che uno dei modi per farlo è insieme, in comunità, dando ognuno il proprio apporto e svolgendo ognuno il proprio ruolo, passando il testimone a chi viene dopo di noi per far sì che fratelli e sorelle più poveri trovino sempre una rete “di salvataggio”, possano contare su questa famiglia fondata sulla solidarietà.
L’incontro con le persone ospiti della Casa della Carità è stato spontaneo e divertente. Poco importava che molti di loro non sapessero parlare l’italiano, perché è stato stimolante e anche buffo trovare modi diversi di comunicare, oppure stare semplicemente insieme, a giocare a calcetto senza bisogno di tante parole.
Spesso di fronte a persone che affrontano situazioni di povertà siamo presi dall’affanno di dare qualcosa, fare qualcosa di materiale per loro, e questo è sicuramente di primaria importanza. Il senso di questa esperienza però è anche scoprire la bellezza di stare con la persona che ho davanti, passale accanto e, come il buon samaritano, vederla, riconoscere le sue difficoltà e fermarsi per prendersi cura non solo delle sue esigenze materiali, ma anche e soprattutto dei suoi bisogni relazionali e spirituali. È prendersi cura della dignità delle persone, che significa dire loro: “Tu sei qui, io ti vedo, ti riconosco”. E a quel punto il “fare il bene” non è più solo beneficienza, ma diventa un atto di giustizia.
“Non sia dato per carità ciò che è dovuto per giustizia” – Papa Paolo VI