Cambiare il nostro cuore per fermare la guerra - CARITAS TARVISINA

Cambiare il nostro cuore per fermare la guerra

È fondamentale che preghiamo il Signore perché ci sostenga e ci aiuti a promuovere la pace, a fare scelte di vita che siano per la pace. Seminare pace intorno a noi è più che mai, oggi, compito nostro”

Quanto sta accadendo in Ucraina non può lasciarci indifferenti. Un conflitto armato scatenato in piena Europa, a meno di 700 km dal nostro confine, e che può avere coinvolgimenti estremamente gravi a livello mondiale avrà senz’altro ripercussioni pesanti sul nostro modo di vivere. E rivela anche, una volta ancora, gli interessi di parte che continuano a dividere l’Unione Europea e il nostro stesso Paese. È fondamentale che sappiamo esprimere la ferma condanna della guerra e della violenza, di ogni forma di sopruso e di aggressione, e al contempo gridare al mondo che la pace è possibile e che ciascuno di noi ha un ruolo e per questo nessuno deve rimanere indifferente, né a questa né ad ogni altra situazione di guerra oggi presente sul pianeta. Questo è il tempo in cui dobbiamo spezzare le logiche dello scontro, partendo da ciò che possiamo fare.

La pace è un dono straordinario, ma chiede che ciascuno di noi si sappia adoperare per promuoverlo e custodirlo. La guerra, il conflitto tra persone è sempre accovacciato alla porta del nostro cuore. È fondamentale che preghiamo il Signore perché ci sostenga e ci aiuti a promuovere la pace, a fare scelte di vita che siano per la pace. Per noi è molto comune essere causa di conflitti o almeno di incomprensioni. Per esempio, quando sento qualcosa su qualcuno e vado da un altro e glielo dico; e magari faccio una seconda versione un po’ più ampia e la diffondo. E se riesco a fare più danno, sembra che mi procuri più soddisfazione. Il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere, non costruisce la pace. Dobbiamo riaffermare con forza il No alla guerra, il No alle armi, il No allo sfruttamento e alla tratta di esseri umani. La pace non è semplicemente assenza di guerra, è offrire a ciascuno la possibilità di vivere nella comunione, nella libertà, nella verità. Oggi è necessario che sempre più diventiamo operatori di pace nel quotidiano, nelle nostre parole e nelle nostre azioni, che troppo spesso sono cariche di violenza, aggressività, volontà di nuocere all’altro. Seminare pace intorno a noi è più che mai, oggi, compito nostro.

Risuonano sempre forti dei nostri cuori le parole del Santo Giovanni Paolo II “Mai più la guerra, avventura senza ritorno. Questa è più che mai oggi una parola profetica in un mondo lacerato da divisioni e conflitti. Ogni giorno facciamo esperienza con una modalità violenta che sta contrassegnando le relazioni e anche la comunicazione. L’altro è sempre più un nemico da eliminare, un problema da risolvere, non una persona da scoprire, un dono da valorizzare. Ognuno pensa di avere la verità in tasca e si arroga il diritto di togliere dignità, speranza, possibilità di rinascere a chi è sprofondato (quasi sempre con poche responsabilità proprie) nelle paludi della miseria. Siamo chiamati a riscoprire e recuperare il valore dell’umano. Gesù, umile e mite di cuore, ha vissuto la sua missione di umanizzare l’uomo, cioè di riportarlo a riscoprire quella scintilla di divino che lo rende unico tra tutti gli esseri viventi. Contro tutte le forme di violenza e sopruso che calpestano la dignità dei più deboli, siamo chiamati a non arretrare di un solo millimetro sul valore dell’uomo, riconoscendo che ognuno “è un fragile vaso di creta, in cui è contenuto un tesoro prezioso ed unico”.

È evidente che le logiche che guidano il mondo abbiano a che fare molto poco con la giustizia e con il rispetto della dignità della vita. Ci sono tantissimi documenti e molti proclami, ma nella concretezza quotidiana la vita è calpestata in ogni angolo della terra. Lo sfruttamento e la schiavitù sono piaghe che da sempre lacerano il cuore e la vita di molte persone. È necessario che abbiamo fame e sete della giustizia e che non confondiamo con carità ciò che spetta a ciascuno per giustizia. Non possiamo, come comunità cristiana e come singoli discepoli, battere in ritirata dinanzi a tutte quelle logiche che devastano la terra, la vita, l’umanità delle persone. L’indifferenza, il girarci dall’altra parte, la logica di Ponzio Pilato sono peccati gravi. Essere chiesa in scita significa abitare le periferie dell’esistenza umana dove sistematicamente la giustizia è calpestata, significa dire di no a logiche marginalizzanti che inquadrano tutto in giusto e sbagliato. La vita è diversa, la storia ci chiede di ritrovare la capacità di leggere le sfumature. Avere fame e sete della giustizia ci chiede di uscire da una rassegnazione passiva nella quale ci siamo rintanati, significa dare voce a chi non ce l’ha, nella chiara consapevolezza che siamo noi, proprio noi, chiamati ad essere sentinelle di speranza e messaggeri di un mondo nuovo.

Non dimentichiamoci dei fratelli ucraini, non dimentichiamoci di tanti milioni di volti sfigurati e di cuori devastati dagli oltre 320 conflitti che attanagliano l’umanità. Preghiamo per la pace, promuoviamo la pace con scelte concrete e doniamo speranza a questa umanità. Concludo con alcune parole, cariche di luce in quest’ora buia, che lo scrittore Fabio Genovesi ha dedicato a Mia nata in un bunker a Kiev sotto i bombardamenti:

La tua foto di oggi, Mia, il tuo sguardo confuso e perso, ma nuovo, vogliono, devono farci sperare che possa vincere un’altra forza più grande del male e della stupidità. Che è del mondo, dell’aria, delle piante, degli animali e forse anche nostra. La forza della vita che sempre, nonostante tutti, continua a battere, a pulsare, a spingere, poi a piangere, si, ma per aprire gli occhi su un mondo nuovo. Non il bunker dove sei nata, ma il cielo là fuori che ti aspetta e ci aspetta… libero, pulito, forte, come te.

2 marzo 2022

 


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