Cantieri di Solidarietà - Bosnia - CARITAS TARVISINA

Cantieri di Solidarietà – Bosnia

 

Domenica 21 agosto sono partita per Banja Luka, una delle principali città della Bosnia-Erzegovina, con un gruppo di quindici ragazzi fra i 18 e i 23 anni per partecipare al progetto “Scuola di Pace e dialogo interreligioso”. L’esperienza è proposta dalla Caritas di Vittorio Veneto che da molti anni coltiva una relazione di stima e collaborazione con l’associazione bosniaca Youth for Peace. Fondata nonché gestita da giovani di fedi e provenienze diverse, questa associazione si occupa di scambio interculturale e dialogo fra le diverse etnie e religioni che compongono il variegato puzzle sociale del Paese; incoraggia i giovani a farsi promotori di cambiamenti positivi per un futuro e una società migliori, in grado di garantire pari opportunità senza pregiudizi.

Al nostro arrivo in città ci aspettava il nutrito gruppo di educatori che si sono occupati della nostra formazione nell’arco dei successivi dieci giorni, tutti giovani dai 22 ai 30 anni e, il gruppetto di partecipanti del posto, ragazzi fra i 15 e i 21 anni.

Il programma del campo prevedeva inizialmente la scoperta della città di Banja Luka, con i suoi monumenti commemorativi, i luoghi di culto delle varie religioni, l’associazione per la tutela delle minoranze etniche presenti sul territorio e i cibi tipici. Nei giorni successivi erano previsti cinque workshop che ci hanno introdotti al dialogo interreligioso: tramite l’aiuto prezioso di una traduttrice abbiamo ascoltato gli interventi dei nostri educatori sulle tecniche di comunicazione efficace e costruttiva, sull’Islam, l’Ebraismo, il Cattolicesimo e l’Ortodossia). È solo attraverso la conoscenza reciproca che si può pensare di integrare rispettosamente e in modo costruttivo persone di fedi ed etnie diverse. La Bosnia ha, in questo senso, ancora molto da imparare sulla corretta gestione dei conflitti interni alla società multietnica che la compone, tuttavia i suoi giovani hanno anche molto da insegnare in termini di spinta verso una realtà fatta di condivisione e scambio.

Fra mercoledì e venerdì le attività che ci hanno tenuti impegnati sono state di tipo manuale, volontariato presso famiglie delle zone limitrofe in grande difficoltà; nell’aiutare l’altro imbiancando una parete, pulendo a fondo una stanza, scavando delle fondamenta c’è il senso più profondo di tutti gli insegnamenti ricevuti nei giorni precedenti: non è sufficiente sedersi attorno a un tavolo per cercare un punto d’incontro, non basta parlare di integrazione e dialogo, è necessario praticarli affinché pulsino vivi nelle relazioni umane e possano essere riprodotti proprio a partire da esse per dare vita a una spirale virtuosa.

Per concludere il campo siamo stati in visita a Sarajevo dove ha avuto luogo un incontro con tre uomini vittime della violenza della guerra. Fra loro un mussulmano bosniaco, un croato e un serbo, tutti imprigionati, a suo tempo, da soldati serbi o bosniaci. Erano lì con e per noi, a testimoniare che le differenze non devono creare divario o peggio ancora violenza feroce, ma possono essere sfruttare per intessere e far progredire una società più giusta e più equa, capace di andare al di là di ogni pregiudizio per il bene comune. La guerra ha portato solo distruzione e povertà che ancora oggi affliggono il Paese. A Sarajevo si convive con l’evidente e invadente eredità che il conflitto ha lasciato negli edifici crivellati, nelle memorie, la vita e talvolta il fisico dei cittadini; tuttavia nella capitale la sensazione è che le culture e le etnie si fondano per le vie del centro, fra moschee, sinagoghe, chiese, negozi di artigianato e monumenti storici.

Non è mancato anche lo spazio dedicato al divertimento e alla reciproca conoscenza delle culture italiana e bosniaca. La sera è stata il momento migliore per provare balli e canti popolari, assaggiare pizza e dolci bosniaci della tradizione mussulmana e ortodossa.

Al ritorno a casa eravamo tutti consapevolmente arricchiti da un discreto bagaglio di esperienze e relazioni forti. Consiglio questo campo a tutti coloro i quali vogliano fare un viaggio attraverso la storia, la cultura, i bisogni e le diversità di un Paese così vicino a noi, ma di cui non sappiamo quasi niente.

Silvia Baita


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