La “Casa di Varago”. Viene definita semplicemente così, ma dentro a questa parola ‘casa’ si esprime e si evoca un mondo di sentimenti. Casa come famiglia, come luogo di riparo, accoglienza, sostegno, confronto, perdono. Questa apertura all’accoglienza cresce nel tempo. Così le vecchie stanze dell’appartamentino di don Ignazio Tonello, fin dai primi anni dell’arrivo di don Antonio Trevisiol a Varago, vengono riassettate di volta in volta per accogliere persone nel disagio. Lentamente maturano la coscienza e la conoscenza di una marginalità poco nota, lontana dalle nostre comunità: le persone che escono dal carcere.
Nel 2000, con il sostegno economico della Caritas tarvisina, otto parrocchie del vicariato di Spresiano, come impegno giubilare, ristrutturano parte della canonica di Varago come luogo di accoglienza principalmente per gli ex-detenuti, e comunque per persone che si trovano in situazioni di marginalità. Nel tempo, lo spazio della casa dedicato alla cucina-sala da pranzo si è rilevato troppo piccolo per il numero degli ospiti. Grazie ad un ulteriore finanziamento della Caritas diocesana, e di alcune parrochie del vicariato è stato possibile provvedere ad un ampliamento per ricavare un locale cucina più vivibile.
In questi 14 anni almeno un centinaio di persone ha beneficiato di questa ospitalità e un buona parte di esse ha trovato una strada per un reinserimento sociale.
In questo percorso di vicinanza, caratterizzato da un rapporto di familiarità, gli ospiti sono accompagnati da alcuni volontari che affiancano don Riccardo e cresce sempre di più l’avvicinarsi a questa esperienza di altre persone e anche seppur timidamente della comunità.
All’inizio non è stato facile capire e accettare questa realtà che genera sentimenti di diffidenza, rifiuto, giudizio, paura. Non è facile disporre il proprio animo ad accogliere con fraternità chi ha sbagliato, anche gravemente. Nella vicinanza e nell’apertura all’altro però scopri l’impasto di umanità che c’è dentro ognuno di noi, fatto di bene e male, di fragilità, di condizioni di vita sfavorevoli che ti portano a volte dove non vorresti. Dentro a tutto questo c’è sempre una speranza, alle volte minima, per poter recuperare, ricominciare se trovi un aiuto vero.
E’ con questo spirito che la Casa di Varago continua dal 2000, l’anno della sua apertura ufficiale, ad essere viva ospitando in qualche periodo dalle 9 alle 10 persone. E’ segno nascosto e silenzioso, ma presente, vivo dentro la nostra comunità cristiana e sociale. Vorremmo fosse anche un segno della nostra fede: “Ero carcerato e mi avete accolto”.