EDITORIALE DEL DIRETTORE DON BRUNO BARATTO
Nell’incertezza e nell’arbitrio del potere…
Che dire, ancora? Sono mesi che sembra tutto dipenda da scelte imprevedibili, la cui logica pare sia rendere impotente chi vorrebbe perseguire un bene comune che faccia crescere la vita di tutti.
La cifra dell’incertezza e dell’arbitrio
La cifra di questo tempo sembra essere l’incertezza: spesso alimentata ad arte, usata come minaccia da chi ha potere ma non intende responsabilità. Incertezza che cresce, libera paura e violenza, nelle relazioni personali, nelle dinamiche collettive. Incertezza che genera sempre maggior diffidenza nelle relazioni internazionali, oggi e forse per un lungo domani.
L’altra cifra sembra essere l’arbitrio: la possibilità di chi ha potere di esercitarlo a proprio piacimento, secondo la convenienza propria o del gruppo a cui appartiene. L’incertezza si alimenta dallo spregio di ogni regola di diritto che vorrebbe appunto arginare l’arbitrio del potente e del suo potere: militare, economico, tecnologico, mediatico… Arbitrio che si sfila da ogni obbligo di responsabilità, da ogni impegno di bene comune. Perché rappresenta l’uso del potere svincolato dal renderne conto a qualcuno.
La guerra, strumento di potere
E torniamo a incertezza e arbitrio di guerra che si prepara celata, improvvisa scoppia a devastare vite di popoli che ne diventano prigionieri in inferni di morte senza sapere se e quando finirà. Guerra di eserciti, di terrorismi, di economie ingiuste e assassine, di tecnologie strapotenti, di comunicazione sempre più violenta… Guerra che si crede di poter usare a propria convenienza, accenderla, spegnerla a proprio comando. Mentre troppo spesso, invece, prende il sopravvento, rendendo incerta e minacciata ogni vita oltre confini che si credeva arbitrariamente imporre.
Esiste un potere che generi vita?
Nell’impotenza che incertezza domina, che sgorga dall’arbitrio della forza esibita senza pudore alcuno, ha ancora senso cercar certezze di un potere che generi vita?
Sì, una certezza di vita c’è, per chi vuol crederci. Ma a carissimo prezzo. Il Dio in cui diciamo di credere continua per tutta la storia a pendere da una croce, stretto a filo spinato nella carne, nel sangue di troppe vittime straziate. È questa la scelta certa che continua a fare il Dio di Gesù, scelta di rimanere tenacemente con chi più rischia la vita, con chi più gli è sfregiata, con chi più la sta perdendo, nelle mille guerre “incistate” nel mondo. Lui stesso preda delle armi, dei disastri ambientali, delle carestie abbandonate a se stesse, delle economie che uccidono senza vedere, delle ingiustizie elevate a struttura di potere, delle troppe violenze senza riprovazione alcuna. È scelta che rinuncia all’arbitrio della forza, scelta dettata dall’unico potere dell’amore.
Scegliere
E siamo certamente chiamati ancora una volta a scegliere di credere che seguirlo porti oltre la crepa della morte, al di là dell’abisso, oltre il varco, nella vita strabordante di Risurrezione. Ma scegliere di credere comporta sempre anche, certamente, rimanere con lui sulla croce, condividere lo strazio di chi è calpestato, contribuire a portare la croce di chi è abbandonato, mettere in comune le nostre molte o poche risorse con chi ha perduto tutto, agire per la giustizia, per la custodia del nostro essere umani, amando l’insopprimibile sete di vita che grida dal cuore di ogni uomo e donna, di ogni vivente.
A noi la scelta: è ancora sempre possibile accogliere lo Spirito di Gesù che ci viene donato, che rigenera la nostra speranza fin nel profondo della tenebra, che ridona vita al nostro fragile amore facendolo respirare con lui, che continua a seminare sementi del Regno di Dio da coltivare e custodire insieme (mai da soli!) e di cui condividere i frutti… fin nell’impotenza e nell’incertezza, fin nell’arbitrio e nell’indifferenza, ci rende una volta ancora capaci di pregare per poter reggere con Gesù il peso e la minaccia della morte e dell’abisso, per poter insieme con lui continuare a diventare lievito di vita nuova, di bellezza che rinasce, di tenacissima vita che il Padre insiste a donare.
Una tenacia sostenuta insieme
Prepariamoci: sarà scelta che chiede lunghissima tenacia. Chi sceglie di farlo, oggi, con chi? Con quali gesti di vita? I luoghi per deciderle potrebbero esserci, il processo essere quello adatto: comunità sinodali che ricostruiscano la Chiesa in questa consapevolezza antica, da liberare in prassi e in relazioni rinnovate. Fin dentro l’incertezza, oltre ogni arbitrio, testimoniamo insieme la possibilità di azioni di vita con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
don Bruno Baratto
direttore Caritas Tarvisina
per La Vita del Popolo n. 27 del 06/07/2025















