“Qualsiasi tentativo di ripartenza non sarà possibile senza la condivisione di una visione comune della dignità dell’uomo, della sacralità della sua vita, del valore inestimabile della Casa Comune“
In questo tempo tutti sentiamo parlare di PNRR, ma che cosa è? Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del Governo italiano legato al Next Generation Fund dell’Unione europea è un’occasione per trasformare un sistema che esclude e distrugge la nostra casa comune. Ma il superamento dello schema attuale è una condizione fondamentale per liberare un potenziale processo di cambiamento da alcuni meccanismi che ci portano a ripetere le scelte che, negli ultimi decenni, hanno prodotto maggiore disuguaglianza, precarietà, povertà e una situazione climatica e ambientale sull’orlo della irreversibilità. In sintesi è un’opportunità importante di sviluppo, investimenti e riforme il cui scopo è quello di riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo.
Il PNRR segna certamente un passo in avanti nella prospettiva di una società inclusiva che non lascia indietro nessuno e nella promozione di stili di vita sostenibili ed equi. È un piano che delinea come prospettive fondamentali quelle della ripresa e della resilienza. Ora è giunto il momento in cui attuare queste strategie. È fondamentale che sappiamo prestare molta attenzione e responsabilità su come verranno impiegate le cospicue risorse che sono state destinate. Ritengo che sia necessario valorizzare questo sforzo che si sta facendo e che ognuno offra il proprio contributo di partecipazione responsabile. Credo però che sia indispensabile un cambio di paradigma, un pensiero diverso che sappia essere capace di concretizzare quell’ecologia integrale e quell’amicizia sociale di cui ci parla papa Francesco. Con molta umiltà mi sento di dire che perché il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza sia efficace e generativo di un cambiamento in cui è custodita la giustizia e la dignità di ogni persona, è necessario rendere patrimonio comune un PNRR che viene prima. Non si tratta di un altro documento, ma di alcuni elementi che sono fondamentali per vivere una trasformazione generativa e feconda. Questo PNRR lo definisco come Prospettive nuove di Responsabilità e Restituzione. Qualsiasi tentativo di ripartenza non sarà possibile senza la condivisione di una visione comune della dignità dell’uomo, della sacralità della sua vita, del valore inestimabile della Casa Comune. Mi sembra importante allora che ci impegniamo ad abitare una terra di mezzo dove metterci in gioco in prima persona, cogliendo che la prima conversione da vivere è quella personale. Ad essa seguiranno tutte le altre.
Prima di tutto ci è chiesto di vivere la RESPONSABILITÀ del NOI, cogliendo che la nostra identità è quella di essere creature in relazione. La comunità, in obbedienza a quello che è, non può che essere inclusiva. Questo NOI ci chiede di invertire la rotta per custodire quel bene prezioso ed unica che è il creato, la casa comune. La sostenibilità non è una moda, ma è la modalità concreta con cui siamo chiamati a stare dentro il fluire del tempo e della storia. La dimensione comunitaria ci chiede di onorare e rispettare la sacralità di ogni vita, soprattutto di quelle più fragili e vulnerabili. Abbiamo la responsabilità di riconsegnare a questa umanità e alle generazioni future la potenza generativa del sogno. Non dobbiamo rimanere imprigionati nella logica dei bisogni, ma aprirci a quella dei desideri. Solo così vivremo una reale dinamica trasformativa in cui i confini diventano orizzonti, le circostanze eventi. Riusciremo a sprigionare la singolarità di quel pezzo di cielo che ognuno porta nel suo cuore. Saremo capaci di una ripresa carica di speranza e capace di offrire futuro.
In secondo luogo siamo chiamati a metterci dentro ad una prospettiva di RESTITUZIONE. L’ideologia dell’individualismo ci ha portato a creare muri, indifferenza, ingiustizia, scarto. Non solo abbiamo perso di vista l’orizzonte del bene comune, ma, in maniera sconsiderata e superficiale, abbiamo posto nel terreno della nostra esistenza semi velenosi che hanno portato morte e tristezza. Siamo chiamati a vivere una resilienza nei confronti di quello tsunami che è l’individualismo. È necessario allora riscoprire la dimensione del dono e della fiducia che sono alla base di ogni processo generativo orientato a sperimentare il vero, il bello ed il buono. Quando facciamo esperienza che la vita è un dono allora maturiamo la consapevolezza che abbiamo il compito di restituire, di riconsegnare orizzonti di luce. Si tratta di restituire futuro alle nuove generazioni; di riscoprire la fecondità del rapporto tra generazioni diverse cogliendo come la diversità è ricchezza; di restituire giustizia e dignità ad ogni persona percorrendo sentieri capaci di umanizzare e valorizzare la sacralità della vita; di restituire percorsi di sostenibilità e rispetto della casa comune … di restituire pace e amore a quella scintilla di infinito che è affidato alla custodia di ciascuno.
Prendiamo sul serio questa sfida, perché se non sappiamo vivere questa svolta antropologica, se non umanizziamo i frammenti di spazio e tempo che ci sono donati, ogni piano di ripresa e resilienza si arenerà nei bassifondi della delusione e della rassegnazione. Lo Spirito Santo riaccenda in noi il desiderio di vivere in pienezza l’umano che è in noi e attorno a noi. Crediamoci ed impegniamoci, per non lasciare queste felici intuizioni cadano nel vuoto e nell’oblio.
1 febbraio 2022