“Il messaggero è quell’uomo che spiana la strada verso la realtà più bella che abbia mai sperimentato e che trovo più essenziale e vera per me: sono amato, raggiunto e accompagnato da un Dio al quale vado bene così, un Dio che mi rivolge un abbraccio, uno sguardo d’amore e una promessa di camminare assieme, anche se ho sbagliato e se sbaglierò.” (Francesco, AVS 2015-16)
RADDRIZZATE LE VIE DEL SIGNORE
Dal Vangelo secondo Marco (1, 1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
RIFLESSIONE
testo di Francesco, giovane dell’Anno di Volontariato Sociale 2015-2016
“Voce di uno che grida nel deserto”… E’ proprio vero, a volte è necessario entrare in un deserto per poter ascoltare quella voce. Il deserto è un luogo o un momento particolare della vita in cui ti trovi solo, ad affrontare te stesso. Il deserto per sua natura ti disarma, ti fa sentire piccolo, un granello di sabbia in mezzo a tanti altri. Può essere un periodo di silenzio durante la giornata oppure un periodo della vita in cui non hai più riferimenti, non sai dove andare e a chi chiedere aiuto. E’ un luogo di lotta e resilienza. Spesso è solo la speranza a tenerti in piedi. Tutti prima o poi ci troviamo a fare i conti con questo deserto. Il Vangelo di oggi ci mette di fronte alla possibilità di fare un incontro in quel luogo arido. Un incontro che segue una confessione e un battesimo. Nella mia vita penso di aver incontrato faccia a faccia Dio solo qualche volta. Quando è capitato, però, c’è stata quasi sempre questa dinamica. Innanzitutto, per qualche motivo i miei castelli fatti di sicurezze, convinzioni e spesso presunzioni sono crollati, facendosi sabbia e deserto. Poi un incontro, un messaggero che raddrizza i sentieri. Come Giovanni, il messaggero per me è un uomo forte, saggio, che sa vivere con poco perché ha trovato l’essenziale. Un uomo che mi ha aiutato ogni volta a riprendere consapevolezza delle mie ferite, a confessarle dicendo: “Questo è quello che ti ho dato, Signore, mi dispiace… aiutami tu”. E questo mi ricorda tanto l’immersione nell’acqua del battesimo. Mi immergo, cioè mi assumo la responsabilità dei miei limiti, ma spero che una mano venga a tirarmi su, perdonandomi e donandomi una vita nuova. Il messaggero è quell’uomo che spiana la strada verso la realtà più bella che abbia mai sperimentato e che trovo più essenziale e vera per me: sono amato, raggiunto e accompagnato da un Dio al quale vado bene così, un Dio che mi rivolge un abbraccio, uno sguardo d’amore e una promessa di camminare assieme, anche se ho sbagliato e se sbaglierò. Se però chiederò a Lui aiuto, la prossima volta forse avrò la forza di fare meglio. Se questo è il messaggio, forse vale la pena fermarsi ad ascoltare.
ATTUALIZZAZIONE
tratta dagli scritti di Padre Jihad Youssef “Abbiamo fame e nostalgia dell’Eucarestia”, Ancora, 2018 pp. 52-53
Padre Jihad Youssef tra il 2016 e il 2017 visita i profughi cristiani provenienti dall’Iraq, che vivono in Turchia. Racconta spesso nel suo diario di persone che vivono fortemente l’esperienza della conversione e del perdono dei peccati. In queste vicende egli diventa testimone della forza dello Spirito Santo, che permette a chi in Lui si abbandona di raddrizzare i sentieri storti della propria vita. Uomini capaci di conversione. Scrive nel dicembre 2016:
«[…] Se non fossi tenuto al segreto assoluto della confessione, vi racconterei delle meraviglie… persone che mi hanno stupito per quello che hanno detto e per il modo in cui sperimentano la misericordia di Dio. Non dimenticherò mai le lacrime di una persona in particolare…in una certa situazione, aveva rifiutato la volontà di Dio, poi si è pentita di questo peccato e l’ha accolta con gioia e gratitudine. Ma le cose sono andate peggiorando e la persona ha reagito commettendo un grave peccato mortale senza rendersene conto, anzi credendo di fare la cosa giusta. Continuava a ringraziare il Signore per la prima conversione, quando ha accettato la Sua volontà, e a esprimere il dolore per averla rifiutata all’inizio, ma non riusciva a riconoscere il peccato grave che aveva commesso in seguito. Avrei dovuto dirle che il suo comportamento era stato un errore, ma la persona davanti a me era incapace di intendere e di giudicare, e si era affidata al parere di altri. Così mi sono trovato a dover difendere la sua coscienza davanti al suo peccato, quasi a giustificare la persona senza giustificare il peccato. Volevo difenderla davanti a Dio, invocando il suo stesso aiuto per poterlo fare. Volevo che capisse l’oggettività del male commesso ma che non si spaventasse di averlo fatto. E più di ogni cosa desideravo mostrarle il volto misericordioso di Dio. Le sue lacrime sincere per la cosa meno grave e la sua lode a Dio erano sicuramente sufficienti per purificarsi dalla cosa più grave. Ero davanti a un’anima delicatissima e vittima di tante cose, ho trattenuto difficilmente la mia commozione. Signore glorificati in questa riconciliazione…Trionfi l’amore sul peccato. In questa città tre casi di depressione estrema, di cui due erano giovani ragazze: la prima ha perso la memoria e rimane a letto; la seconda è ‘fuori di testa’ ma intelligentissima. (…) Era arrivata sana dall’Iraq la dopo quattro anni chiusa in casa, in una situazione di estrema povertà, non ce la fa più. Occhi profondi: ci siamo scambiati gli sguardi a lungo come due innamorati, la mano nella mano. Ho visto dietro il suo bel sorriso una ferita profonda in un cuore fragile, spezzato dalla sofferenza, dove solo la misericordia può arrivare. Sono sempre più convinto che il bene vincerà, anzi sta già vincendo. La salvezza sta prendendo una forma sempre più definitiva e sento che siamo più nel ‘già’ che non nel ‘non ancora’. Domani è sabato, mi riposo.»
PROPOSTA DI ANIMAZIONE
La seconda domenica di Avvento ci invita alla conversione. Il Signore Gesù viene tra noi mostrandoci il volto misericordioso del Padre, e donandoci la salvezza. A noi è chiesta la sincerità del cuore, uno sguardo umile e trasparente sulle nostre debolezze e sulle nostre colpe, il riconoscere, come questi fratelli provati da grande sofferenze, il male che abbiamo inflitto ma anche quello che abbiamo ricevuto. Quali ferite ho causato alle persone che mi circondano e quali mi sono state arrecate?