“Leggendo questo Vangelo mi viene in mente di quante volte nella mia vita avrei voluto vedere Cristo, quante volte avrei voluto toccarlo, parlarci, starci semplicemente insieme, sapendo però di non poterlo fare. Ma c’è un modo di incontrarlo?.” (Francesca, giovane AVS 2016-2017)
IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE
Dal Vangelo secondo Giovanni (1, 6-8.19-28)
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
RIFLESSIONE
testo di Francesca, giovane dell’Anno di Volontariato Sociale 2016-2017
“Leggendo questo Vangelo mi viene in mente di quante volte nella mia vita avrei voluto vedere Cristo, quante volte avrei voluto toccarlo, parlarci, starci semplicemente insieme, sapendo però di non poterlo fare. Ma c’è un modo di incontrarlo? Credo di sì. Penso che questo desiderio, il quale probabilmente anima la maggior parte dei cristiani, possa venire esaudito attraverso vie differenti. Non c’è dato di vedere Cristo e nemmeno chissà che profeta, ma ci è stata donata la fede che ci permette di poter incontrare Gesù, e quindi di poter incontrare la Luce. Ma questo com’è possibile? Sicuramente attraverso le persone che come Giovanni sono, in qualche modo, mandate per dare testimonianza della luce. Credo in questo perché sono state tante le volte in cui lungo la mia vita ho potuto incontrare persone semplici che magari non conoscevo a fondo ma che con il loro modo di vivere mi hanno fatto fare esperienza di quella tanto preziosa Luce. Persone che mi hanno teso la mano, mi hanno so stenuta e che semplicemente con il loro voler bene al prossimo si sono rivelate testimonianza di Gesù tra noi. È vero che Cristo non lo posso vedere, ma è altrettanto vero che se il mio cuore è aperto, posso far tesoro di coloro che ne sono testimonianza, e se il mio cuore saprà accogliere questa luce, magari anche io potrò essere umilmente testimonianza di luce per gli altri.”
ATTUALIZZAZIONE
tratta dagli scritti di Padre Jihad Youssef “Abbiamo fame e nostalgia dell’Eucarestia”
Tanti uomini e tante donne come Giovanni Battista continuano oggi a dare “testimonianza alla luce”. Sono soprattutto cristiani poveri e perseguitati, piccole fiammelle che gridano nei deserti del mondo la loro certezza che il Signore non manca di abitare i più desolati angoli della terra portando gioia e salvezza. Uomini che testimoniano la luce. Scrive P. Youssef il giorno di Natale: «[…] Mi sono sempre sentito accolto nel nome di Dio, nel nome del Signore Gesù. Abbiamo cantato per ore canti iracheni e siriani per la maggior parte malinconici ma che esprimevano i nostri sentimenti…in fondo siamo tutti stranieri e ci siamo ritrovati partenti…come i pastori e i magi giunti da vari luoghi lontani. Continuavano a ringraziare e io li lasciavo fare, ma li ringraziavo anch’io davvero perché ogni giorno tocco quanto Dio è presente nella nostra realtà. Sono anche grato al Vescovo dell’Anatolia che mi ha dato questa possibilità di servire i poveri in questo modo: è impressionante la loro capacità di essere grati, di accontentarsi, di ringraziare Dio per ogni cosa. I miei profughi non abitano in tende o in campi ma affittano appartamenti cari o a prezzo basso a seconda della loro capacità. Alcune case sono semplicissime…quante volte ho sentito “grazie a Dio perché c’è chi sta peggio”. Per loro prendere l’Eucarestia per due giorni di seguito è un piacere e fonte di felicità, anche se è celebrata in una capanna o in una casa: non importa, è comunque Gesù che viene spezzato, Parola/Pane di vita e Vino di salvezza e di gioia, mistero di figliolanza e di fraternità. Penso senza fare paragoni e senza giudizio alle tante messe – e alle volte troppe- nei giorni delle grandi feste per far comodo a tutti, e a tante messe quotidiane celebrate in chiese quasi vuote, in fretta e in modo ‘freddo’, senza entusiasmo né gioia, dove a volte prevale il senso di compiere il dovere religioso per essere ‘retti’ e ‘giusti’ davanti al Signore. Veramente poveri siamo noi, non loro…Ma è ovvio che “l’uomo nella prosperità non comprende”, come dice il salmo. Proviamo in questo Natale a vivere l’essenziale e ad apprezzare i tanti doni e benedizioni che Dio ci dà continuamente. Ho portato già nella messa di ieri, a questi nostri fratelli e sorelle, gli abbracci, le preghiere, e le benedizioni insieme alle strette di mano di tanti amici in Italia e nel mondo che hanno raccomandato di trasmettere il loro amore a queste famiglie e persone. M’inchino davanti al profondo e immenso mistero di Dio nell’uomo, e con umiltà mi prostro davanti all’Assoluto che è diventato una piccola creatura fragile, al Signore Onnipotente che divenne schiavo per liberarci dal superfluo e guidarci all’immortale e all’immortalità. Ora posso dire e gridare: “É Nataleeeee!.»
PROPOSTA DI ANIMAZIONE
In questa terza domenica di Avvento, siamo invitati ad attendere Gesù come Luce che viene nel mondo, e a guardare a Giovanni Battista come a colui che ha saputo dargli testimonianza. Laddove la povertà e la persecuzione sono più forti, come tra questi fratelli cristiani di Iraq e Siria, la testimonianza si fa più fervente e la gratitudine per ogni piccolo dono ricevuto più intensa. Quanto desideriamo essere testimoni gioiosi della luce del Vangelo? Quanto sappiamo ringraziare per ogni dono ricevuto dal Padre?
PREGHIERA
IN CAMMINO
Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, Figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: E dunque vieni sempre, Signore. Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti, e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, tu che ci ami: nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, o Signore. Noi siamo tutti lontani, smarriti, né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.
(David Maria Turoldo)