Le due facce dell'umanità - CARITAS TREVISO

Le due facce dell’umanità

donIn questi ultimi anni l’umanità intera è stata segnata da tante ferite che hanno fiaccato il cammino di molti uomini e donne. La povertà, la miseria, le ingiustizie, la crisi economica hanno creato numerose situazioni in cui la dignità dell’uomo è stata calpestata e violentata. Dinanzi a tutto questo sovente ci siamo arroccati nelle roccaforti del nostro benessere e del nostro quieto vivere. Abbiamo tentato di girarci dall’altra parte, ritenendo che tutto ciò non avrebbe mai lambito le sponde delle presunte sicurezze che ci siamo costruiti con le nostre mani. In realtà, come la storia tutta ci insegna, questo immenso mare di sofferenza si è ingrossato sempre più e ha spazzato via, come un castello di sabbia, molte delle nostre certezze. Ora siamo disorientati e la paura dell’ignoto ci sta paralizzando e non ci rende capaci di attingere a quell’immensa ricchezza che è il bagaglio dei nostri valori profondi.

In questo scenario le istituzioni e il mondo della politica stanno mostrando una grande fragilità e una cronica incapacità di avere uno sguardo lungimirante. Dinanzi alla sofferenza e alla fatica di molte persone le uniche risposte sono quelle atte a far quadrare il bilancio e quelle che indirizzano, come vergognosa delega in bianco, all’assistenza offerta da soggetti del mondo del volontariato, dell’associazionismo e del mondo ecclesiale.
È uno scenario che ci potrebbe indurre alla sfiducia e allo scoraggiamento. In questo arrancare dell’umanità, mi sembra molto bello sottolineare il grande ruolo delle famiglie. Pur con le loro fragilità e debolezze le famiglie hanno svolto uno straordinario ruolo di ammortizzatore sociale, creando rete di solidarietà e di prossimità. Dinanzi alle pesanti ricadute delle crisi economica, nel nostro territorio le reti familiari sono state l’ancora di salvezza per molte persone. Dinanzi a molte sofferenze sono state proprie le famiglie a disegnare sentieri di vicinato responsabile e di sostegno molto concreto. È stato ed è un segno molto bello e altamente prezioso che dona grande fiducia e speranza.
Come Caritas più volte abbiamo potuto sperimentare la bellezza di questa solidarietà semplice e concreta, fatta di gesti autentici e liberi. Anche ora, con il progetto di accoglienza Rifugiato a casa mia, stiamo assistendo alla meraviglia di cuori che si aprono all’invito, sempre vivo, di costruire un mondo migliore. È sorprendente come molte famiglie si stiano interrogando ed aprendo alla possibilità di accogliere i migranti. Mentre le istituzioni continuano a litigare sulle responsabilità e sulle competenze, le famiglie si sono mosse e si stanno attivando. Facilmente alla sera chi rientra da palazzo non sente più il grido dell’umanità, una mamma e un papà no. Quando una famiglia si ritrova a casa, non riesce a non sentire il grido di tutte quelle famiglie, quei papà e quelle mamme, quei bambini che hanno perso tutto e non hanno neanche più lacrime da versare. È veramente un grande segno dei tempi vedere come nel deserto dell’indifferenza di molti, ci siano i germogli di queste famiglie coraggiose e generose. È stupendo cogliere come il sogno di un mondo migliore ha il volto concreto di uomini, donne e bambine che non intendono gestire la loro vita come una proprietà privata, ma viverla in pienezza come un dono.
Il segno posto da queste famiglie è un chiaro invito ad aprire il proprio cuore a chi ne ha bisogno, perché in esso possa trovare accoglienza e cittadinanza. È riconoscere l’altro nella sua dignità, nel suo valore, imparando a sospendere ogni giudizio ed ogni etichetta. È rimanere in ascolto, donando tempo e spazio della propria giornata. Lo spazio ed il tempo ci sono donati non per fare i nostri progetti, ma perché siano abitati dai fratelli con cui condividere il meraviglioso cammino della vita. Accogliere ed ascoltare chi è nel bisogno significa promuovere la persona nella sua integralità, è dare il proprio piccolo contributo perché ognuno possa sperimentare la libertà e la liberazione da tutti quei legacci che lo imprigionano nei bassifondi di una sterile e amara sopravvivenza. È vivere nel concreto del quotidiano la fraternità che ci ricorda che siamo chiamati a custodirci gli uni gli altri nella consapevolezza di essere una sola famiglia umana.
Grazie a queste famiglie, segno concreto di speranza per una nuova umanità !


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