Cambiare sguardo e visione - CARITAS TARVISINA

Cambiare sguardo e visione

Siamo chiamati a liberare il mondo dalle nuove forme di schiavitù che dilaniano la carne di questa nostra umanità

Nella complessità del tempo che stiamo vivendo, stanno crescendo sempre più le diseguaglianze e le ingiustizie. Il divario tra i pochi ricchi e la miriade di poveri sta lacerando l’umanità e pone molte persone, soprattutto bambini, in debito di speranza e di futuro. La miseria abbruttisce la dignità umana, la violazione dei diritti spegne la vita. Dinanzi a tutto questo, quando il turbinio di pensieri riempie la testa e il battito del cuore sembra impazzito, ogni essere umano cerca una via di fuga, una terra dove ritrovare la vita. Molti non scelgono, ma sono costretti a migrare e lo fanno con la paura e la disperazione nel cuore. Scappano da miseria, sofferenza, morte. Cercano un futuro, una vita migliore. Da una parte non hanno la possibilità di migrare con le “carte in regola”, perché ai poveri la libertà di muoversi dal proprio paese è fondamentalmente negata. Dall’altra la consapevolezza che rimanere nella propria terra è condizione che costringe ad una sopravvivenza di stenti e di sofferenza. Queste condizioni disperate portano molte persone ad affidarsi a criminali senza scrupoli, a trafficanti che in nome del profitto, spremono fino all’osso queste persone, buttandole letteralmente in pasto alla morte. Tutto ciò va condannato, va combattuto, ma chiede a ciascuno di noi di assumersi la propria responsabilità, cambiando schema e registro.

Al di là dei proclami dei diversi leader politici, i migranti continuano a scappare, continuano a cercare una terra promessa, che tante volte coincide con il lembo di mondo in cui noi viviamo. Questo infinito oceano di sofferenza, di ingiustizia e di dolore, viene chiamato crisi migratoria. Ritengo che siamo dentro ad una crisi di umanità e di visione politica (bene comune). Desidero mettere in evidenza alcuni punti importanti che necessitano di un approfondimento, ma che in questo momento non possono essere taciuti. Prima di tutto il traffico e la tratta di esseri umani vanno fermati con decisione e fermezza. Ad ogni essere umano va garantito il diritto di poter restare nella propria terra e anche il diritto di potersi muovere. Ciò va fatto con regole chiare. È necessario tener sempre presente che chi è in pericolo di vita, sia in mare che in terra, va sempre salvato. La vita è sacra.

In secondo luogo è importante vigilare sui processi con cui si chiede ad alcuni “governi” di bloccare le partenze delle persone, ponendo di fatto la linea di frontiera nel territorio di altri (esternalizzazione delle frontiere). Nei nostri paesi non possiamo accogliere tutti, ma ugualmente non possiamo far finta di niente dinanzi a governi che in maniera sistematica calpestano diritti e dignità delle persone. Con chi stiamo firmando accordi e a quale prezzo? Si tratta di affrontare con onestà una questione centrale: le migrazioni vanno “bloccate perché sono un problema per noi o per dare dignità di vita alle persone che in questo momento non ce l’hanno?

Infine ritengo che sia necessario abbandonare la logica dei “predatori” che continua a considerare una parte dell’umanità come inferiore e meno importante. Siamo chiamati a liberare il mondo dalle nuove forme di schiavitù che dilaniano la carne di questa nostra umanità. È necessario avere il coraggio di rinunciare a certi privilegi, dicendoci chiaramente che non sono sempre il frutto di sudore e meriti acquisiti sul campo. Talvolta sono l’ingiusta tassa che continuiamo a riscuotere dai poveri. Siamo chiamati a prendere consapevolezza che con il nostro sistema di vita, con il nostro sistema economico siamo parte di questa situazione, anzi la causa. Se le persone migrano per la cosiddetta “povertà economica”, si tratta di riconoscere che noi abbiamo creato questa situazione di emergenza. Accogliere e farsi carico della situazione dei migranti non può essere ridotto solo ad un atto di carità (definito in maniera sprezzante buonismo), ma è un atto di giustizia. Su questo è necessario cambiare rotta, altrimenti non riusciremo più ad orientare l’umanità verso la ricerca di un bene comune, ma saremo sopraffatti dai bisogni e dalle emergenze. Questa è l’epoca in cui la complessità va governata con sapienza e lungimiranza. Le semplificazioni, proposte in modo riduzionistico dal mondo politico, portano a subire i fenomeni e ad arenarsi nelle paludi dell’inconsistenza e dello scarico di responsabilità.

Sono anche profondamente colpito dal dibattito politico che si è scatenato in questo tempo circa l’accoglienza diffusa dei migranti che arrivano in Italia. Da una parte continuano a risuonare proclami ideologici di chiusura che sono espressione di una incapacità cronica di abitare questo tempo e questa nostra storia. Si afferma, senza conoscerne veramente i risultati, che l’accoglienza diffusa è stata in passato un fallimento. Dall’altra c’è chi individua proprio nell’accoglienza diffusa una prospettiva seria per riuscire a governare il fenomeno. Si chiacchera molto, i giornali scrivono molte colonne e la televisione offre pseudo dibattiti a schema fisso. Personalmente sono convinto che l’accoglienza diffusa sia necessaria per vivere con responsabilità il fenomeno migratorio, come sono altrettanto convinto che sia necessario contrastare in maniera significativa le diseguaglianze e le ingiustizie. Non è un problema se il mondo politico arriva oggi a questa consapevolezza, dopo anni in cui Papa Francesco e una schiera di uomini e donne di buona volontà lo affermano con le parole e con i fatti. È però necessario essere coscienti che un sistema di accoglienza diffusa è stato smantellato, che si sono sprecate opportunità e risorse, compresa quella dei migranti che non sono solo ciabattanti come dice qualche ministro italiano. È altrettanto importante avere consapevolezza che si è perso del tempo, troppo tempo. Non so se qualcuno avrà il coraggio di riconoscere il proprio errore di valutazione, tantomeno chiedere scusa agli italiani, ai migranti, all’umanità …, spero solo che, oggi, ai proclami seguano i fatti … almeno questa volta.

Don Davide Schiavon

25 luglio 2023


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