Come vorrei che... - CARITAS TARVISINA

Come vorrei che…

Come vorrei che la pandemia lasciasse nel cuore di tutti il desiderio profondo di una fraternità e di un amore a misura di Dio

Da più di un anno il mondo intero vive prigioniero, stretto dalle catene della pandemia. Stiamo sperimentando l’asprezza e la durezza della limitazione della nostra libertà e contemporaneamente la fragilità e la debolezza che ci accomuna tutti quanti. Questa situazione che pensavamo di superare in un batter di ciglia, ci tiene, invece, invischiati nel pantano dell’incertezza e dello scoramento. Il rischio di vivere tutto questo, semplicemente come una parentesi della nostra esistenza, è sempre accovacciato alla porta del nostro cuore. È necessario però che teniamo sempre presente che questa è vita, la nostra vita di oggi.

Più volte in questi mesi Papa Francesco ci ha ricordato che la pandemia può essere una opportunità per ritrovare il volto della comunità e prenderci cura di quanti sono più fragili e vulnerabili. Siamo tutti nella stessa barca, ma non tutti nella stessa condizione. Non possiamo lasciare indietro nessuno e siamo chiamati, come famiglia umana, ad un cambio di passo radicale e deciso. La vita e la dignità di ogni creatura va sempre tutelata, promuovendo in ogni circostanza carità e giustizia. Il Papa ci invita a riscoprire la verità e la libertà dell’essere fratelli. La fraternità ci permette di annullare le distanze, valorizzando le diversità e le differenze. Non siamo chiamati all’uniformità, all’omogeneità, ma all’unità e alla comunione. Abbiamo la possibilità di abbattere i muri dell’indifferenza e dell’egoismo, per costruire ponti di fratellanza e comunione, fondamento di una nuova umanità.

Papa Francesco ci ha ricordato anche che corriamo anche il rischio di sprecare questa possibilità. I germogli di giustizia e pace che la pandemia ci ha ricordato essere pulsanti dentro il cuore dell’umanità, rischiano di essere strozzati dal gelo dell’individualismo e dalla smania di potere che rende duro e rigido l’animo dell’uomo. Dinanzi a questo prezioso monito del Papa Francesco, mi sono “illuso” che questa volta le cose sarebbero andate diversamente, che dinanzi a tanta sofferenza e dolore l’uomo avrebbe capito, avrebbe fatto scelte diverse per tutelare e affermare con forza il primato del bene comune. Ho pensato: tutto il mondo è coinvolto e tutti insieme ne usciremo. Purtroppo non è andata proprio come speravo. Alcune cose sono migliorate, ma le logiche del potere sono state scalfite solo leggermente dalla pandemia. L’appello profondo alla cura dei più deboli e alla salvaguardia della dignità di ogni persona, molte volte è stato spazzato via dalle logiche di interesse e di tornaconto personale.

Abbiamo toccato con mano come l’ingiustizia e l’iniquità strizzino l’occhiolino al potere e alle sue logiche devastanti. La voce profetica del santo Padre ci aveva avvertito di prestare attenzione per non scivolare nel viscido terreno dell’ingiustizia. Da umile autentico uomo di Dio, Francesco ci ha avvisato, facendoci capire che chi ha il cuore buio, avrebbe trasformato a proprio vantaggio il dramma di milioni di uomini. Riguardo all’aumento della spesa per le armi, alla speculazione sui vaccini, alle libertà calpestate, allo squilibrio mortale tra poveri e ricchi, … a molte altre forme di ingiustizia che portano sofferenza e morte, avrei desiderato questa volta che Papa Francesco si fosse sbagliato. Come vorrei che, dinanzi a tanta sofferenza, anche il Papa potesse aver qualche “buona svista”. Come vorrei che la pandemia lasciasse nel cuore di tutti il desiderio profondo di una fraternità e di un amore a misura di Dio. Come vorrei che quando potremo deporre le mascherine, trovassimo tutti il coraggio di abbandonare le maschere dietro e dentro le quali ci nascondiamo. Come vorrei un mondo migliore … come vorrei …

Sono convinto che ognuno di noi è chiamato ad essere il cambiamento che desidera, che un mondo migliore è possibile e che papa Francesco è ben felice di non azzeccare alcune delle sue letture profetiche della storia. Però per fare questo è necessario vivere fino in fondo la responsabilità dell’esserci e dello starci. A tal proposito mi hanno colpito molto le parole di papa Francesco, pronunciate lo scorso marzo nella Piana di Ur (Iraq). Sono un invito al cambiamento, a metterci in gioco in maniera nuova e generativa di bene.

Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere. Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l’inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che di essere amici, mentre tanti cercano il proprio utile a discapito di altri, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione, non può atteggiarsi in modo aggressivo.

 Cari amici, tutto ciò è possibile? Il padre Abramo, egli che seppe sperare contro ogni speranza (cfr Rm 4,18) ci incoraggia. Nella storia abbiamo spesso inseguito mete troppo terrene e abbiamo camminato ognuno per conto proprio, ma con l’aiuto di Dio possiamo cambiare in meglio. Sta a noi, umanità di oggi, e soprattutto a noi, credenti di ogni religione, convertire gli strumenti di odio in strumenti di pace. Sta a noi esortare con forza i responsabili delle nazioni perché la crescente proliferazione delle armi ceda il passo alla distribuzione di cibo per tutti. Sta a noi mettere a tacere le accuse reciproche per dare voce al grido degli oppressi e degli scartati sul pianeta: troppi sono privi di pane, medicine, istruzione, diritti e dignità! Sta a noi mettere in luce le losche manovre che ruotano attorno ai soldi e chiedere con forza che il denaro non finisca sempre e solo ad alimentare l’agio sfrenato di pochi. Sta a noi custodire la casa comune dai nostri intenti predatori. Sta a noi ricordare al mondo che la vita umana vale per quello che è e non per quello che ha, e che le vite di nascituri, anziani, migranti, uomini e donne di ogni colore e nazionalità sono sacre sempre e contano come quelle di tutti! Sta a noi avere il coraggio di alzare gli occhi e guardare le stelle, le stelle che vide il nostro padre Abramo, le stelle della promessa”.

Come vorrei insieme a te danzare sulle stelle, come vorrei insieme a te essere la luce in fondo al tunnel, come vorrei…

 

27 aprile 2021


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