“Saper camminare a fianco all’uomo del nostro tempo, a farsi compagni di viaggio, capaci di ascolto e di accoglienza”
Dal 2014 ogni primo venerdì di ottobre viviamo Ascoltiamo il silenzio, un tempo di silenzio in preghiera in memoria del drammatico naufragio del 3 ottobre 2013 e di tutti i fratelli che hanno incontrato la morte nei loro viaggi di speranza verso una vita migliore. Un momento in cui cadono molte distanze e ci si trova un insieme di nazionalità, età e religioni diverse per invocare il Dio dell’Amore e della Vita che tutti unisce. Ogni anno il Signore, anche attraverso questo momento, parla, incoraggia ed invita a non dimenticare, a non aver paura di piangere insieme e ad affidare a Lui la nostra umana impotenza, a continuare a credere che un mondo migliore è possibile, che la fraternità non è una utopia, ma è il nostro vero DNA.
Venerdì 8 ottobre, abbiamo vissuto, in Casa della Carità, questo tempo di preghiera accompagnati dal Vescovo don Michele e dall’imam senegalese Aly Youm. Il Signore ancora una volta ci ha sorpresi e ci ha donato un tempo (anche se faceva freddo) di profonda calma ed intensità. Il clima di comunione e fraternità è stato un dono che ha riempito di fiducia e speranza il cuore di quanti erano presenti. La preghiera per i fratelli morti durante le loro fughe verso la vita ha lasciato nei cuori l’invito a mettersi in gioco, ad assumersi l’impegno bello di vivere la fraternità fino in fondo, di non risparmiare mai sull’amore e di imparare a vivere l’accoglienza non come una buona azione da compiere quando capita l’occasiona, ma come lo stile che caratterizza ogni nostra relazione.
L’imam Aly Youm, commentando alcuni versetti del Corano che parlavano degli orfani, ha ricordato che dietro ad ogni persona c’è una storia, una famiglia, un villaggio, una città, un popolo, l’umanità. Ogni persona che viene a mancare lascia dietro di sé una scia di sofferenza e dolore che segnerà per sempre la vita di figli, di genitori, di fratelli, sorelle, amici. È importante che non lo dimentichiamo mai, che ci prendiamo cura anche di chi è rimasto orfano, di chi, a causa dell’ingiustizia, vive per sempre il vuoto assordante e la mancanza dilaniante di un affetto caro. È il tempo per vivere una fraternità che si ponga l’obiettivo di salvare, da questi drammi laceranti, la vita di “almeno UNO”.
Il vescovo don Michele, commentando il brano del vangelo di Emmaus, ha consegnato due appelli molto preziosi. Il primo è quello di saper camminare a fianco all’uomo del nostro tempo, a farsi compagni di viaggio, capaci di ascolto e di accoglienza. Ogni giorno ci è offerta la possibilità di scoprire nei fratelli la presenza di un Dio che si fa prossimo, che riscalda il cuore e lo fa ardere del suo Amore. Abbiamo il dono di cogliere i tratti di quel Viandante di luce che ci libera da ogni paura, da ogni ambiguità, da ogni sofferenza… dalla morte. Il secondo appello è quello di fare nostre le parole dei discepoli di Emmaus “Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino”. La preghiera di don Michele è stata quella che queste parole diventino le nostre e diano gioia al nostro quotidiano. Dinanzi al fratello in cammino, segnato da fatiche e prove, viviamo la gioia di aprire le porte delle nostre case e del nostro cuore. Accogliendo i fratelli, faremo esperienza nella condivisione del pane che il Viandante di Luce si fermerà presso il nostro cuore, lo ricolmerà di speranza e di gioia. Abbiamo veramente tutti bisogno di riscoprire la bellezza di questo Viandante che cammina al nostro fianco e ci aiuta a vedere i semi della Vita e dell’Amore che sono sparsi nel terreno della nostra vita. Anche se la serata era piuttosto freddina, queste parole di speranza hanno riscaldato il cuore e ognuno ha sperimentato la bellezza di poter vivere nella semplicità la fraternità attraverso l’ascolto e l’accoglienza dell’altro. Ognuno è tornato a casa con la consapevolezza che, grazie a quel Viandante di Luce il dono della fraternità arriva in ogni angolo della terra e nessuno resterà dimenticato.
Nella semplicità della preghiera il Signore ci ha donato nuova forza e nuova speranza. Lui, Viandante di Luce, ci ha sopresi ancora una volta. Accanto ai preziosi inviti dell’imam e del Vescovo, il Signore ci ha donato un segno profondo del suo Amore. Proprio nel momento in cui si stava leggendo il brano dei discepoli di Emmaus è arrivata la notizia, dopo giorni faticosi e duri di lavoro in caritas, che un giovane afghano si stava imbarcando verso l’Italia per avere salva la vita. Anche noi, come i discepoli sulla strada verso Emmaus, eravamo tristi e affaticati. Nel cuore avevamo delusione perché ogni tentativo sembrava destinato al fallimento. Poi su quella strada lastricata di delusione e amarezza, si è posto al nostro fianco quel Viandante. Non abbiamo capito subito. All’inizio le sue parole ci sembravano così distanti dalla nostra impotenza e tristezza. Ma poi la luce, una luce inaspettata e sorprendente che si è fatto breccia attraverso la parola spezzata da don Michele e dall’imam Aly Youm, attraverso la potenza di una preghiera condivisa insieme ad altri fratelli.
Ancora una volta il Dio della Vita ci ha ricordato che non siamo soli e che l’Amore vince sempre, anche quando sembra che non ci sia più alcuna possibilità. L’ultima parola è sempre la VITA che trionfa sulla morte. Continuiamo a credere in questo Dio che ci vuole capaci di dare forma al sogno di un mondo migliore, imparando a vivere un’obbedienza gioiosa a Lui e una fraternità liberante, non lasciando solo e indietro alcuno. La nostra preghiera diventi vita: accogliamo il Viandante di Luce che cammina al nostro fianco in ogni fratello, soprattutto in quello più fragile. Abbattiamo il muro dell’indifferenza e delle nostre paure trovando il coraggio e la libertà di dire a chi si accosta al nostro cuore: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino”. Ascoltando il silenzio e facendo memoria, invochiamo il Signore perché ci aiuti a vivere la profezia dell’accoglienza e della fraternità.
12 ottobre 2021