La meta più bella - CARITAS TARVISINA

La meta più bella

Sono orgoglioso della mia terra, sono orgoglioso di questo rugby, sono orgoglioso di conoscere Alberto, sono orgoglioso di questa scelta, segno luminoso in questo tempo di buio.

 

Ogni giorno ricevo in dono la possibilità di toccare con mano il mistero dell’umano, la bellezza di situazioni di gioia e di amore insieme al dolore per il dramma che segna la vita di tante persone. È un continuo alternarsi di raggi di sole e di nubi cupe, di luce e di buio, di serenità e di sofferenza. È il mistero della vita, ma dentro le sue trame si cela sempre la forza della speranza. A volte è difficile, e la realtà con i suoi drammi toglie il respiro.

Ho sperimentato e sperimento che la consapevolezza dell’amore infinto di Dio è contenuta anche nel grembo della notte più oscura. Nel cuore della notte è racchiuso il primo bagliore dell’alba, di un nuovo giorno, di un nuovo inizio.

Ogni giorno mi imbatto in molti segnali di sofferenza e di morte. La tentazione di cedere alla rassegnazione è tanta, ma la speranza e la fiducia nell’Amore e nella Bellezza dell’umano è più grande. La vittoria della fiducia sullo sconforto e sulla desolazione, è il miracolo che ogni giorno tocco con mano nella mia esistenza e in quella di questa umanità. Ci sono accadimenti che sembrano svelare una deriva inesorabile dell’uomo verso le tenebre oscure. Violenza, guerra, ingiustizia, riempiono le cronache di tutti i giorni. È vero e fa male, ma non esiste solo questo. Non ci sono solo individualismo, egoismo e coscienze inquinate dal male.

C’è anche tanto bene, vissuto nel silenzio e nella semplicità di tante persone che si impegnano ogni giorno a “far sorgere” il sole per riscaldare il cuore dell’umanità e ritrovare la fraternità. In questo tempo la mia scrivania e la mia casella di posta elettronica si riempiono di tantissime parole che esprimono un mare di sofferenza e dolore. Arrivano da persone che vivono vicino e altre che sono lontane. Hanno il triste sapore di un’amarezza che toglie il sorriso. Però ci sono anche notizie luminose, che ridanno coraggio e forza per vivere bene.

Tra le svariate notizie che scruto con attenzione ogni giorno, una mi ha particolarmente riempito il cuore di fiducia e di speranza. Come ogni persona anche io sono molto legato alle mie radici, alla mia terra. Sono di San Donà di Piave, un “razza Piave” doc e un sandonatese autentico non può non avere nel sangue la passione per il rugby, che esprime il coraggio, la tenacia, la dedizione e il sacrificio di una popolazione che ha “tratto” terra buona da zone paludose e malsane, attraverso mirabili opere di bonifica. Così la vita ha vinto sulla morte. Nei giorni scorsi, in un momento di relax, animato dalla mia passione per il rugby, ho cercato su internet il calendario del campionato Top 12 (massima serie) che ha visto partecipare, da parecchi anni, la squadra del mio paese. Ho cercato, ho ricercato, ma non sono riuscito a trovare il nome della squadra. Mi sono chiesto come mai e cosa fosse successo in questo periodo estivo. Ho infine trovato un comunicato stampa della società che annunciava la rinuncia al campionato di massima serie per iscriversi a quello di serie B. In un primo momento è stato come un colpo mortale per l’orgoglio di un “razza Piave”. Poi ho cercato ancora e ho trovato un’intervista del presidente del Rugby San Donà, Alberto Marusso, un amico di infanzia. Ho ascoltato con interesse le sue parole e ho provato una grande gioia nel sentire le “sofferte” ma sincere motivazioni di questa scelta.

In questo tempo di pandemia, di grande incertezza sotto tanti punti di vista, è profondamente rincuorante conoscere degli uomini che restano saldi su alcuni valori. Vedere il direttivo di una società blasonata fare delle scelte “ragionando più da padri di famiglia che da dirigenti sportivi”, dona fiducia. Alberto e i suoi collaboratori hanno scelto di rinunciare alla massima serie per privilegiare il settore giovanile, offrendo gratuitamente la possibilità di iscrivere i propri figli all’attività sportiva in massima sicurezza. Hanno scelto di investire sui giovani, sul territorio, sul legame con la comunità, con la prospettiva di dare il proprio importante contributo alla comunità educativa per costruire un mondo migliore. Sono scelte coraggiose e lungimirante. Fare un passo indietro, mettere in secondo piano le ambizioni sportive, maturare la consapevolezza che il “rugby domestico” è per tutti mentre il Gotha della palla ovale è solo per alcuni, sono elementi che dicono la capacità di un sano senso della realtà e il desiderio di non venire meno alla propria funzione sociale ed educativa. Ci saranno critiche e polemiche. Personalmente credo che da tante parti si parla di investire sui giovani e poi non si fa nulla. La concretezza di questa scelta si impone con una forza che non ha pari e che in sé contiene già il germe di una novità luminosa. Ogni potatura è orientata ad un frutto più buono e più bello.

Sono orgoglioso della mia terra, sono orgoglioso di questo rugby, sono orgoglioso di conoscere Alberto, sono orgoglioso di questa scelta, segno luminoso in questo tempo di buio. Non so quante mete ha marcato Alberto nella sua carriera sportiva, di certo questa è una delle più belle e significative. Grazie per questo messaggio di speranza e di fiducia verso le famiglie e i giovani, con l’augurio di un terzo tempo di gioia e serenità per tutti.

E comunque anche senza casacca… nella vita rimaniamo sempre NOI …meravigliosi, gagliardi, difficili da capire, sopportare o amare… ma anche difficili da dimenticare. Sempre pronti a dare SOSTEGNO anche in giacca e cravatta, tuta da meccanico, camice bianco…e quant’altro. Il rugby è una scuola a parte 🏈


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