Ascoltare le difficoltà delle famiglie, i loro bisogni, ma più semplicemente il loro raccontarsi ci ha messo in contatto con la necessità di coltivare la dimensione dell’essere verso, della progettualità, quindi del futuro e della speranza. In un momento di buio, nel cuore delle famiglie è stata custodita la scintilla della fiducia e della speranza
La storia di questi anni ha cambiato notevolmente la nostra vita e gli assetti della nostra società. È fondamentale, allora, affrontare le problematiche che stanno emergendo, ma anche darsi il tempo necessario per un discernimento serio su quelle che sono le opportunità che si aprono per la comunità in quest’oggi. È necessario restare in cammino, ricordandoci sempre che il cammino di mille miglia inizia con un passo (Lao Tsu). Siamo dentro ad un cambiamento d’epoca e non solo dentro un’epoca di cambiamenti. Il vissuto attuale della società, ci rimanda l’appello alla conversione ecologica, a cui spesso si appella Papa Francesco. “La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria” (Laudato si’, 219).
Esserci. Nel tempo della pandemia, in merito all’identità e alla reciprocità nella vita delle famiglie si è potuto constatare che alcuni punti di forza sono stati la condivisione inedita di tempi e spazi, lo stare gli uni davanti agli altri senza filtri, il trovarsi disarmati, senza ruoli professionali, ma con la necessità il ricomprendersi nell’identità di coppia, di relazione genitori-figli e più complessivamente di famiglia. Come criticità è emersa la logica della forzatura, di una vita costretta e la fatica a ripensarsi in ruoli e tempistiche diverse. Le problematicità emerse sono tensioni familiari, forme depressive, episodicità di violenza domestica. Questo ha messo in luce come le scelte edilizie quanto quelle del mercato del lavoro non sono a misura di famiglia. Le opportunità generative emerse, sono l’ampiezza e la ricchezza del ritrovarsi, il gusto dello stare e dello scorrere lento del tempo, la tranquillità nel custodire gli affetti più cari.
Essere con. La pandemia in merito allo stare con e al prendersi cura ci ha permesso di riscoprire come punti di forza l’essenzialità nelle cose, la forza “dirompente” della condivisione e della solidarietà. Sono emerse queste criticità: il peso del distanziamento fisico che ha modificato in parte lo stile relazionale, la costrizione della propria libertà, la condizione di limite e di impossibilità. Abbiamo riscontrato queste tra le problematiche più significative: la grande fatica a vivere questo tempo per le persone più fragili e vulnerabili, la ricaduta pesante dell’isolamento e di relazioni “costrette”, una certa frattura intergenerazionale che ha messo in luce approcci e modalità diverse di vivere e rielaborare il tempo. La ricchezza che è emersa è stata quella del prendersi cura gli uni degli altri, riscoprendo il valore del bene comune; la riscoperta della dimensione del vicinato; l’apertura nelle relazioni capace di vincere certe forme di indifferenza e refrattarietà.
Essere per. In riferimento alla dimensione del dono/fecondità il tempo della pandemia ci ha fatto cogliere come all’interno di ritmi e modalità diverse nelle famiglie si è riattivata la risorsa di vedere e scoprire l’altro per quello che è e non solo per quello che fa, la bellezza di abitare l’esistente, di cogliere l’occasione, la pienezza e la libertà che dona la gratuità. Insieme a questi punti di forza sono emerse anche delle criticità come quella di voler e dover riempire sempre spazi e tempi; quella di essere assorbiti dai bisogni dell’altro perdendo una giusta distanza relazionale ed emotiva; quella della fatica a fare unità nel proprio vissuto. Questa dinamica estroversa ha rilanciato la problematica legata alla fatica di abitare il silenzio e la fragilità, con il rischio sempre presente di anestetizzarla con slogan come “andrà tutto bene”, “insieme ce la faremo”, “tornerà tutto come e meglio di prima” oppure “nulla sarà come prima”; la fatica a ricoprire un ruolo (es. genitore) 24 h su 24 h. Le opportunità contenute nel grembo di questo momento sono quella di crescere insieme, di ritrovare l’identità e il ruolo della comunità; quella di prendersi cura dell’altro nella forma della condivisione e del camminare insieme (accompagnare).
Essere verso. Ascoltare le difficoltà delle famiglie, i loro bisogni, ma più semplicemente il loro raccontarsi ci ha messo in contatto con la necessità di coltivare la dimensione dell’essere verso, della progettualità, quindi del futuro e della speranza. In un momento di buio, nel cuore delle famiglie è stata custodita la scintilla della fiducia e della speranza. Come punti di forza sono emersi la capacità di accorgersi degli altri, di percepirli come presenza via; la consapevolezza crescente di sentirsi parte di una comunità e di vivere questa appartenenza con un profondo senso di responsabilità; la solidarietà di vicinato come stile relazionale e non come risposta emergenziale (che purtroppo è diventata una caratteristica delle istituzioni). Purtroppo in questo processo permangono delle criticità che si sono stratificate nel corso di anni in cui si è messo al primo posto, in modo esclusivo, il bene individuale. Esse sono la diffidenza verso gli altri e la sfiducia nelle istituzioni (che in questo tempo sono state rivalutate solo dal versante assistenziale), la paura di coinvolgersi con gli altri, la riduzione delle relazioni a logiche solo formali e funzionali. Le problematiche più evidenti sono quelle di guardare all’altro solo nella situazione di emergenza, senza una progettazione che incida strutturalmente, senza una visione comunitaria e lungimirante. Rimane ancora forte un approccio che è funzionale ai bisogni e non è ordinato al bene comune e ad uno sviluppo sostenibile per la dignità di ciascuno. Le opportunità emerse sono quella di un impulso a cambiare registro, a modificare lo stile di vita personale e delle nostre famiglie; quella di costruire nuovi legami tra famiglie riscoprendo la fraternità e l’appartenenza all’unica grande famiglia umana; quella di abitare spazio e tempo con un respiro di bene che si esprima in giustizia, pace e comunione.
Don Davide Schiavon
5 settembre 2023