Il dono di don Michele, Vescovo - CARITAS TARVISINA

Il dono di don Michele, Vescovo

 

Il Santo curato d’Ars diceva: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia.” Siamo grati a Papa Francesco, per averci donato come nostro nuovo pastore don Michele, vescovo secondo il cuore di Dio, qualità che abbiamo potuto scoprire fin dai primi passi mossi in mezzo a noi. Carissimo don Michele, ti accogliamo come Padre, come guida, come fratello, come segno tangibile dell’Amore di Dio tra noi, consapevoli di iniziare una nuova pagina della nostra storia e perciò, fiduciosi di stabilire rapporti di reciproca attenzione, di collaborazione, pur nella distinzione delle specificità dei ruoli di ciascuno. Don Michele, da domenica 6 ottobre questa diocesi è la tua casa, la tua nuova famiglia, che ti accoglie con sentimenti di gioia e di speranza, ma anche con tanto pathos. La gioia che la tua persona ha portato e porta a tutta la Comunità suscita quelle sane emozioni che accarezzano la nostra anima, toccano il cuore e formulano pensieri di gratitudine al buon Dio che ci ha voluto concedere il privilegio di avere adesso te come pastore della nostra Comunità.

E’ difficile racchiudere il cammino di una chiesa locale in poche righe, ma con cuore trepidante ti diciamo che la nostra comunità diocesana nella sua complessità, è una realtà ricca e vivace, in cammino e alla ricerca dei veri valori umani e cristiani, desiderosa sempre di “fare comunione”. Carissimo don Michele sei chiamato a raccogliere una lunga eredità di bene, che siamo certi arricchirai con la specificità del carisma e dei valori di cui sei portatore. A te il compito di proseguire questo felice cammino che ha già dato i suoi frutti, grazie all’amore e alla dedizione che hai manifestato fin da subito nei nostri confronti. Carissimo don Michele, trovi una comunità vivace ed attenta, consapevole del dovere di cristiani corresponsabili della missionarietà della chiesa, desiderosa di crescere sempre più nel proprio cammino spirituale. La nostra è una diocesi che vuole continuare ad essere una famiglia solidale, aperta, attenta ai bisogni dei deboli e dei poveri, disponibile al dialogo, convinta che, per il bene comune, è necessario accogliere l’individualità dell’altro, poiché solo nel riconoscimento di una pluralità di idee, è possibile reciprocamente arricchirsi ed avvicinarsi alla verità, vivendo in comunione con gli altri, proponendo e non imponendo il proprio pensiero, ma trovando insieme, una soluzione per ogni eventuale problema. Solo così, le capacità di ciascuno possono trasformarsi in risorse utili a vantaggio degli altri, per costruire quel progetto di vita fondato nella vicendevole collaborazione che sta al vertice della vita cristiana dell’uomo. Noi vogliamo concorrere a realizzare l’unità della fede tanto auspicata e a costruire una buona società, dove la verità, la concordia ed il rispetto reciproco possano essere i fondamentali valori del vivere comune. Ti chiediamo di sostenerci nella difficile ricerca del conseguimento delle virtù cristiane, di aiutarci a vivere in comunione con Dio e tra noi. Sii segno di unità sempre e ovunque.

Grazie per il tuo sorriso e il tuo sguardo che hai voluto posare fin dal primo momento sui poveri, sulla Casa della Carità. Riprendo le parole che ti abbiamo rivolto domenica, come augurio di essere sempre insieme popolo secondo il cuore di Dio: Grazie di questa sosta in questo luogo che è un punto di riferimento per tante persone in difficoltà, luogo dove ogni giorno si cerca di fare bene il bene. Non è solo un posto che offre servizi e formazione, ma vuole essere una casa aperta ad ogni persona, che tutti accoglie e valorizza come unici, come terra sacra, nella propria singolare dignità.

Qui abbiamo il dono di incontrare tanti piccoli, tanti poveri per convertire il nostro cuore alla Carità di Cristo. Desideriamo ogni giorno valorizzare le diversità e accorciare le distanze, perché siano superate le divisioni e si viva nella fraternità. Come dietro la porta di ogni casa, anche qui ci sono gioie e fatiche, delusioni e speranze che siamo chiamati a condividere. Gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a dare.

“Se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti” (don Tonino Bello). Il cuore di questa casa è la cappella e tutto ruota attorno alla Carità di Cristo. Oggi ti salutiamo nella sala da pranzo dove si condivide il pasto e si tessono relazioni. Forse non è secondo il protocollo, ma questa duplice sorgente del pane eucaristico e del pane condiviso nella mensa, ci rimanda al Beato Enrico che da povero ha unito questa città intrecciando i sentieri della condivisione e della preghiera.

Carissimo don Michele, scusami se non ti ho dato del lei, ma fin da ora sei uno di casa, sei un dono per noi. Ti lasciamo le chiavi e l’apricancello perché tu ti senta veramente a casa. E poi una tessera per i servizi con il tuo motto, perché in ascolto di Dio e di te che sei suo strumento ci ricordiamo sempre in ogni cosa che viviamo, qui e fuori da questa casa, che gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a dare. Grazie e benvenuto tra noi.

Camminiamo insieme per trovare la strada da percorrere per essere una comunità unita, fraterna e solidale non solo tra di noi, ma anche con tutto il territorio. E laddove le nostre umane debolezze non lo favoriscano e non lo rendano attuabile, aiutaci a cercare sempre il perdono e la riconciliazione. Ti offriamo buona volontà, collaborazione, disponibilità a intraprendere insieme il cammino che vorrai indicarci, accogliendoci reciprocamente come dono. Caro, don Michele, non resta che prenderci per mano ed iniziare il nostro cammino insieme, fiduciosi al tuo fianco, illuminati dallo Spirito Santo e costantemente sotto la protezione di Maria Santissima, di S. Liberale, di San Pio X e del Beato Enrico. Benvenuto tra noi, aiutaci a tenere lo sguardo fisso sempre sul Signore Gesù e sull’uomo, soprattutto su chi è povero, vulnerabile e sofferente. Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente siamo chiamati a dare.

 


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