Carissimi amici,
in un intreccio, ormai consolidato, di rituali religiosi e pagani, ci apprestiamo a salutare un anno, per accoglierne un altro con l’auspicio che sia foriero di successi e prosperità. Alla fine di un anno ci lasciamo prendere dalla smania di fare bilanci, di valutare quanto nella logica del potere e del consenso si è irrobustita la nostra immagine, il nostro io. Ciò che sembra fondamentale è quanto siamo riusciti a portare a casa, anche in termini di solidarietà. Siamo avvolti dalla sottile tentazione di leggere ogni evento della nostra vita in chiave individualista e meramente economica: mi ha dato dei vantaggi oppure no. All’inizio di un novo anno ci scambiamo gli auguri per poter perseguire il meglio per la vita di ciascuno. Ma in realtà cosa vogliamo dire con questi ritornelli augurali. Intendiamo che ciascuno possa godere di prosperità e salute, che non abbia noie, che goda di buona salute, che sia libero di fare quello che vuole e che non ci siano eccessive “rotture di scatole” oltre a quelle calcolate come elemento legato alla condizione umana e alla sua connaturale vulnerabilità.
Non mi ritrovo in questi auguri formali, di circostanza, che rischiano di non avere gusto e colore. Vorrei che cercassimo insieme una modalità per augurarci un anno in cui ciascuno possa sperimentare il Bello, il Buono, il Vero della Vita. Vorrei che ciascuno potesse sperimentare la vicinanza degli altri, che ognuno si sentisse ascoltato e accolto nella sua verità. Sogno che in ogni angolo della terra, ogni uomo possa sperimentare la libertà di essere quello che è, senza cadere nella trappolo di ritenere che la libertà sia fare quello che si vuole. Sogno una umanità rinnovata dove la pace, la concordia, la comunione, la riconciliazione non siano più visti esclusivamente come degli imperativi morali o degli obiettivi da raggiungere, ma come elementi essenziali della nostra esistenza e storia.
Vorrei augurarvi un anno nuovo dove il Vangelo di Gesù vi “disturbi” e vi muova a vita nuova, vi spinga verso orizzonti inesplorati di gioia e pace. Non possiamo rimanere indifferenti dinanzi alle parole di odio che inquinano il nostro modo di comunicare, non possiamo rimanere zitti quando gli uomini di “potere” considerano l’efficacia dei muri, la chiusura dei porti, il taglio delle spese sociali, delle performance significative che contribuiscono allo sviluppo di una società più solida. Tocco con mano che dove non c’è giustizia e dove la dignità dell’uomo non è onorata nella sua sacralità, non ci sarà ma una società solida, ma liquida, impalpabile, inodore … incapace di vivere l’umano, di gioire dell’impasto tra divino e umano. Sogno un anno dove deponiamo le armi del nostro orgoglio e della nostra presunzione per metterci in ascolto degli altri, per valorizzare le differenze e accorciare le distanze. Continuo a sognare un mondo migliore, perché Gesù è venuto a salvare questa umanità.
Il mio augurio è molto semplice. Chiedo a ciascuno perdono se mi sono accostato alla vostra vita più come un contabile che un fratello. Vi consegno però anche un sogno per questo nuovo anno che inizia. Ed è quello di assumermi le mie responsabilità e di mettermi in viaggio, in pellegrinaggio verso i vostri cuori. Nel mio zaino metto un pennello e dei colori, un ago e un filo. Sogno degli incontri che rompano gli stagnati equilibri dei nostri compromessi e ci spingano a colorare le nostre città e i nostri cuori di speranza, di fiducia, di amore. Recuperiamo uno sguardo a colori, perché il grigiore dell’indifferenza ha già fatto troppi danni. E poi con coraggio, prendiamo in mano il filo della riconciliazione per tessere relazioni di pace e di comunione. Con pazienza diventiamo gli artigiani della gioia, i tessitori della pace … gli inguaribili innamorati della Vita. Il Signore cammina in mezzo a noi, passerà e busserà alla porta del nostro cuore per coinvolgerci in questa meravigliosa avventura di una vita piena e vera.
Buon Anno Nuovo e auguri di Buona Vita, don Davide (D.S.B.)