Carissimi amici,
desidero raggiungere ciascuno di voi, in punta di piedi, per annunciare con rinnovato entusiasmo la buona notizia della Resurrezione: Gesù è entrato dentro la sofferenza e la morte e le ha vinte per sempre. È un raggio di luce che squarcia anche oggi quell’oscurità che sovente si addensa sull’orizzonte delle nostre esistenze, tenebre che tolgono il respiro, che indeboliscono la nostra speranza. È importante che apriamo il nostro cuore per poter riscoprire la fedeltà di un Dio che sussurra ai nostri orecchi “Non aver paura, io sarò sempre con te, fino alla fine del mondo”. Coraggio, lasciamoci amare in profondità dal Risorto, consegniamo a Lui, senza timore, le nostre paure, angosce, meschinità. Lui non ci giudica, non ci condanna, ma ci invita a percorrere una strada di nuova e buona vita.
Stiamo vivendo come umanità un momento di grande difficoltà, in cui tante certezze si stanno sgretolando. Abbiamo sbattuto violentemente il volto contro la sofferenza e la morte. Ci credevamo invincibili, capaci di dominare tutto e tutti, di aver sotto controllo ogni cosa. Invece abbiamo fatto esperienza della nostra umana fragilità, della nostra vulnerabilità. Ciò che fino a ieri era prioritario, dinanzi al bene della Vita è scivolato in secondo piano. Stiamo facendo tutti insieme una grande fatica, ma perché non sia vana, è necessario che la sappiamo guardare con gli occhi di Gesù Risorto. Siamo chiamati a cogliere il germe di bene che è contenuto in questi giorni di digiuno. Non possiamo permetterci di vivere una passiva attesa nel superficiale desiderio che tutto passerà e tornerà come prima.
Questo tempo di digiuno dalla nostra “ovvietà” ci sta aiutando a cogliere che nulla va dato per scontato. Ci stiamo accorgendo di quanto importanti e centrali siano per il nostro bene la vita comunitaria e le relazioni interpersonali. Stiamo toccando con mano come “siamo tutti sulla stessa barca e nessuno si salva da solo”. Siamo profondamente uniti gli agli altri. Stiamo comprendendo come le scelte di ciascuno hanno una conseguenza sugli altri. Questi giorni ci stanno invitando ad una nuova responsabilità. Possiamo fermare il contagio del virus solo mettendo prima il bene comune rispetto a quello individuale. Se viviamo questo, allora sarà possibile sconfiggere il virus dell’individualismo che continua a seminare fame, guerre, ingiustizie. Potremo prendere consapevolezza che un modello predatorio di sviluppo può solo ferire a morte l’umanità e madre terra.
In questo tempo di disorientamento planetario, invochiamo Gesù Risorto perché ci doni di ascoltare questo segno dei tempi e il coraggio di cambiare. L’esperienza di questa pandemia ci aiuti a non dimenticarci di tutte quelle persone che ogni giorno vivono inabissate nel dramma della sofferenza e della morte. È necessario che ci lasciamo prendere per mano da Gesù Risorto. Lui che è entrato dentro la morte e ne è uscito vittorioso, è il Solo che ci può accompagnare verso la Vita vera.
Abbiamo vissuto una quaresima e vivremo una Pasqua senza poter celebrare liturgie comunitarie. E questo in quasi tutto il mondo. Nessuno di noi ha mai vissuto una cosa simile. Siamo invitati a vivere una profonda comunione spirituale, a ritrovare una comunione profonda in famiglia e a riscoprire i legami comunitari. Quest’anno non celebreremo la Pasqua secondo le consolidate consuetudine, ma la vivremo sulla nostra carne. C’è già un venerdì santo di passione e sofferenza che sta lacerando il nostro cuore, i nostri affetti. Ci sta dilaniando, ma è fondamentale viverlo in comunione con Gesù che suda sangue nell’Orto degli ulivi. C’è un sabato silenzioso, in cui la morte sembra inghiottire tutto: è il silenzio attorno a tanti fratelli morti nell’isolamento della malattia, della guerra. Siamo chiamati ad abitarlo unendo il nostro cuore a quello trafitto di Maria, offrendo le nostre lacrime, il nostro pianto come preghiera che non lascia nessuno cadere nell’oblio dell’anonimato e del dimenticatoio. C’è anche, per amore di Dio Padre, un mattino radioso di Pasqua. È il giorno in cui i macigni vengono rotolati via dal nostro cuore, in cui gusteremo la bellezza di lasciare che i nostri desideri di bene si librino nel cielo della libertà e della gioia. La domenica di Pasqua ci apre alla possibilità di una nuova umanità, dove ognuno è accolto e amato nella sua verità. Un mondo migliore sarà possibile solo rimanendo in ascolto della vita.
Pasqua significa passaggio. Possa allora questo tempo di prova aiutarci a passare dalla schiavitù del nostro io, narcisista ed individualista, alla libertà del noi che si fa dono gratuito e segno di speranza. Immergiamoci nel mistero Pasquale e viviamolo fino in fondo, giorno dopo giorno. Buona Pasqua di cuore, don Davide (D.S.B.)