Caritas Tarvisina al convegno nazionale di Caritas Francia - CARITAS TARVISINA

Caritas Tarvisina al convegno nazionale di Caritas Francia

Dal 16 al 20 giugno si sono tenute a Cittè Saint Pierre – Lourdes, le giornate di studio del Secours Catholique – Caritas France. È un appuntamento che si tiene ogni due anni e al quale partecipano operatori, volontari e beneficiari delle diverse opere di carità. È un’occasione di confronto e riflessione, durante la quale i rappresentanti delle 78 delegazioni del Secours Catholique cercano di individuare la strada per essere ogni giorno “chiesa povera per i poveri”.

All’appuntamento di quest’anno ha partecipato, a nome di Caritas Italiana, una delegazione della nostra Caritas di Treviso, composta da me, direttore di Caritas Tarvisina, don Davide Schiavon; da un volontario, Ignazio Pamio e da un beneficiario di Caritas, Jawo Muhammed. La nostra delegazione è stata chiamata ad intervenire nei forum relativi alla realtà dei migranti che ha una ricaduta molto significativa anche nel paese d’oltralpe. Il nostro intervento è stato molto apprezzato ed è stato stimolante per il confronto ed il dialogo.

Da questa esperienza vissuta in Francia mi sono rimaste nel cuore alcune considerazioni che desidero condividere a voce alta con la mia chiesa diocesana.

Prima di tutto la bellezza di sentirsi un’unica chiesa e di vivere questa comunione profonda tra chiese sorelle, mi ha scaldato il cuore. È stato veramente importante condividere il cammino di chiesa che cerca sempre più, anche sulla spinta di Papa Francesco, di ritrovare la sua autenticità di chiesa povera per e con i poveri. È stato una fonte di grande speranza percepire che, al di là delle distanze di spazio e tempo, è ancora viva la fiamma di chi cerca di essere strumento semplice ed efficace affinché la buona notizia del Vangelo arrivi nel cuore delle periferie esistenziali dell’umanità. È stato veramente bello poter sperimentare, ancora una volta, come sono di più le cose che ci uniscono da quelle che ci separano o che ci fanno sentire lontani.

Una seconda cosa che mi è rimasta nel cuore è stata la partecipazione corale, a partire dal basso. Mi ha colpito molto questo sguardo sulla realtà, partendo dalle periferie, dalle fatiche dell’umanità e anche della chiesa stessa. Ho colto come particolarmente significativo il tentativo di ridurre le differenze, facendo sedere allo stesso tavolo operatori, volontari e beneficiari. È il tentativo di essere chiese con le sue dimensioni belle e anche con quelle più fragili. È una via non semplice né facile che cerca di dare voce a tutti, soprattutto a chi non ce l’ha. Credo sia importante anche per la nostra chiesa diocesana maturare sempre più l’umiltà e la disponibilità di lasciarsi interrogare dal basso, di chinarsi sui margini dell’esistenza per lasciarsi prendere per mano dai poveri.

Un terzo aspetto è stato quello di cogliere come la via della carità è una strada maestra per l’evangelizzazione. Mi ha fortemente impressionato il volto secolarizzato della nazione francese, che ha le sue pesanti ricadute anche dentro il mondo ecclesiale. In queste giornate di studio la Parola di Dio e l’Eucarestia non sono state al centro come io mi sarei aspettato, in riferimento anche ai convegni nazionali di Caritas Italiana. Ho colto però con chiarezza che il cammino di riscoperta del Vangelo e della dimensione pastorale, sta ripartendo nella chiesa francese propria dalla dimensione caritativa. Il riferimento alla Carità di Cristo sta realmente portando la chiesa francese a recuperare una certa deriva sociale che ha portato molti ad essere per gli altri, ma senza Dio. La dimensione sociale della chiesa prima che una categoria culturale e sociologica, è teologica, come ci ricorda papa Francesco nell’Evangelii Gaudium.

Un’ultima considerazione nasce da quella piccola parte del volto della nostra chiesa diocesana che siamo riusciti a testimoniare. Il nostro lavoro di inclusione sociale nei confronti dei migranti all’interno di un contesto sovente ostile e reticente, ha dimostrato che il bene quando è fatto bene porta frutto ed è duraturo. Il nostro contributo è una goccia nell’oceano, ma come diceva madre Teresa, se non ci fosse l’oceano mancherebbe di quella goccia. Con molta umiltà e in punta di piedi, credo che dobbiamo ringraziare il Signore per il cammino della nostra chiesa e che dobbiamo custodire con sano orgoglio il cuore di tantissime persone che nel nascondimento continuano a ricolmare il mondo di semi di luce e carità che riaccendono la speranza nei cuori.

Concludo, dicendo semplicemente che questa condivisione fra chiese sorelle ha rafforzato in me la consapevolezza che nella Carità di Cristo un mondo migliore è possibile. È necessario però l’impegno e la partecipazione di tutti e questo è stato ricordato anche alla conclusione delle giornate di studio, riprendendo un noto motto del rugby “tutti sugli spalti, tutti in campo”. L’Amore vince … sempre.


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