Custoditi nella Carità - CARITAS TARVISINA

Custoditi nella Carità

 

Nelle relazioni umane c’è una piccola parola che riesce a racchiudere i sentimenti più profondi del cuore, quei sentimenti che tante volte restano nell’intimo della persona per l’emozione o per la forza del momento che si vive.  Questa parola che desidero coralmente arrivi al cuore del “nostro” padre Agostino è GRAZIE. Una gratitudine prima di tutto al Signore che per quasi 10 anni ha affidato il cammino della nostra Chiesa alla sua guida. Nella lunga e bella storia della nostra Chiesa il Signore ha suscitato pastori santi, ricchi di umanità e di cultura che hanno segnato il cammino di questa porzione di popolo di Dio in questa terra trevigiana. Da oggi anche il nome di padre Agostino resterà scritto nelle pagine di questa nostra storia e, soprattutto, resterà nel cuore di questo popolo trevigiano che gli ha voluto bene e che continuerà a pregare per lui. Non è possibile in questo momento elencare tutto ciò che abbiamo vissuto in questi anni, ma diciamo grazie, prima di tutto, per il dono della presenza di padre Agostino e per la sua preghiera che costantemente ha elevato al Signore per tutti noi.   Siamo coscienti che il frutto di un ministero episcopale non si misura dalla quantità delle opere realizzate, ma tutti sappiamo ci sono tantissimi canali di grazia che nessuno conosce, solo il Signore, e sono quelle occasioni di ascolto e di vicinanza attraverso i quali un Vescovo trasmette la grazia di Dio.  Non possiamo sottrarci dal dire grazie per alcuni avvenimenti particolari che hanno segnato il cammino della nostra diocesi. Grazie per la Visita Pastorale che ha fatto alle nostre comunità parrocchiali, incoraggiando e sostenendo il loro cammino verso la forma delle collaborazioni pastorali; grazie per l’impulso dato all’impegno delle parrocchie attraverso il cammino sinodale. Grazie per l’impulso ad essere accanto ai poveri e ad essere sensibili alle “periferie” esistenziali del nostro territorio: la Casa della Carità è un altro grande e forte dono che ci lascia.

Padre Agostino è arrivato nella nostra Diocesi in un tempo nel quale anche il nostro territorio è stato attraversato da due fenomeni molto significativi: la crisi economica e l’arrivo di un numero significativo di migranti in fuga da situazioni spesso drammatiche. Ciò ha provocato in modo molto forte la nostra chiesa e l’azione pastorale della nostra caritas. Dinanzi a situazioni di povertà che hanno lacerato il vissuto di molte persone e famiglie, padre Agostino ha sempre sostenuto l’azione di sostegno e assistenza a chi era in difficoltà. I poveri prima di tutto vanno custoditi nella preghiera come fratelli da accogliere ed amare, e non vanno ridotti alle problematiche che stanno vivendo. Gli stimoli che padre Agostino ha dato alla nostra caritas sono sempre stati orientati a non spettacolizzare la povertà, a valorizzare la dignità di ogni persona, a far sì che le comunità aprissero gli occhi ed il cuore dinanzi ai drammi di tanti fratelli, vicini e lontani. Ha sempre chiesto alla caritas di dare voce a chi non ce l’aveva, di avere uno sguardo attento e sempre illuminato dal Vangelo.

Nel mio servizio di direttore Caritas ho sempre avuto la possibilità di sperimentare come padre Agostino abbia custodito, nella preghiera, i poveri e l’azione pastorale a loro favore. La testimonianza, silenziosa e semplice, della sua fede ci ha ricordato che la prima forma di carità è quella della preghiera, è quella di non lasciare che alcuno sprofondi nell’isolamento e nell’oblio. Ci ha accompagnato nel comprendere sempre più che la Carità non si può ridurre a fare delle opere buone, ma è condividere le gioie e i dolori degli uomini d’oggi annunciando che solo nell’amore di Gesù Risorto c’è la salvezza. La preghiera e l’eucarestia stanno a fondamento di ogni progetto, di ogni azione caritativa. Ed è solo sotto la guida dello Spirito Santo che si vive quel discernimento che porta a scelte promuoventi la vita, a processi generativi che superano ogni forma di esclusione. Una comunità che vive la comunione e che vive con fedeltà la sua natura di realtà accogliente è un segno profetico di carità.

Padre Agostino si è sempre accostato alle diverse realtà, segnate da povertà e fragilità umana, con grande rispetto, ma anche con profonda umiltà. Dinanzi alle situazioni legate alla marginalità, alla salute mentale, al carcere, ai migranti …. si è sempre accostato in punta di piedi, chiedendo, cercando di capire, affidando e fidandosi. Questa fiducia riposta in noi suoi collaboratori non è stata una delega in bianco, non è stato un disinteressarsi, ma un atto prezioso che ci ha fatto maturare nella corresponsabilità, nel sentirci parte viva della chiesa. La sua umiltà e il suo “pudore” verso i poveri ci ha aiutato come caritas ad essere meno “multinazionale di servizi” e più lievito nella pasta, silenziosa ma feconda presenza d’amore. Grazie padre Agostino perché questa impronta ci ha plasmato e ci ricorda che, pur nella complessità delle situazioni, mai possiamo, neanche nelle emergenze, perdere la nostra identità di organismo pastorale che annuncia la Carità di Cristo.

Un altro grande impulso che padre Agostino, sulle orme di Papa Francesco, ci ha donato è stato quello di essere chiesa in uscita, capace di abitare le periferie esistenziali dell’uomo. Ci ha invitato ad andare nel territorio per ascoltare, fare strada insieme, vincendo la tentazione di conoscere già tutto. Ci ha spronato a non perdere mai l’anima del viandante, del discepolo che si mette alla scuola di Gesù Maestro e alla scuola dei poveri. Questo invito a starci, ad abitare la nostra storia ci aiuta a non ripiegare nella nostalgia di tempi che nono sono mai esistiti, né di fuggire in avanti in mondi idilliaci che mai ci saranno. È il principio della realtà, della consapevolezza che noi siamo nel mondo, ma non del mondo. È un cammino da fare insieme che chiede di mettere al primo posto la formazione di tutta la persona. Su questo padre Agostino ci ha dato e ci lascia degli stimoli preziosi.

Si potrebbe scrivere tanto altro. Mi sembra che il dono di padre Agostino, attraverso i suoi insegnamenti e la sua testimonianza, ci ricordi ancora una volta che l’attenzione ai poveri non è una buona azione da compiere, ma è lo stile di vita del discepolo. Il bene va fatto bene. Grazie padre Agostino, resteremo in comunione attraverso quei doni di carità che sono la preghiera e l’Eucarestia.

 


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