A notte fonda, nel silenzio della mia stanza, ho lasciato risuonare in queste sere la dolcezza del Vangelo, la buona notizia dell’Emmanuele, del Dio con noi. Mi sono lasciato rapire dall’idea che Dio continua a visitare la nostra storia, continua a piantare la sua tenda in mezzo a noi, continua ad abitare le periferie dell’esistenza umana, dove a stenti ci si trascina per una sterile quanto fredda sopravvivenza.
Ho assaporato la freschezza di un Dio che ci ama in maniera smisurata, ho percepito in fondo al cuore che questo Dio fattosi fragile bimbo ha ancora qualcosa di importante e prezioso da dire alla nostra vita. Abbiamo bisogno che una Parola ci riscaldi il cuore, perché il cumolo di parole vuote e taglienti che ci cade addosso ogni giorno sta rigando i nostri volti di lacrime amare che depositano una fitta coltre di tristezza.
Abbiamo bisogno di luce e di speranza. Gesù che irrompe nella nostra storia con la dolcezza e la delicatezza di un bambino ci invita a riconoscere la sacralità della vita, di ogni vita, soprattutto di quelle deboli ed indifese. Natale è allora accogliere il Dio con noi che non ha paura di sporcarsi, non ha paura di incontrare le miserie dell’umanità. Lui scende nelle periferie del mondo per incontrare, abbracciare il cuore ferito dell’umanità. Per Gesù ogni uomo e ogni donna è unica, preziosa, insostituibile. Noi siamo il Suo tesoro prezioso. Questa lieta notizia di speranza e gioia illumini il cuore di ciascuno. Ci doni il coraggio di abitare le periferie dell’uomo con la consapevolezza che siamo fratelli e che in nome di questa fraternità siamo chiamati a dare il nostro contributo per un mondo migliore.
Dinanzi a un Dio che si spoglia di tutto, soprattutto del suo potere, ci viene ricordato che la vita non è una conquista, ma è una consegna fiduciosa nelle mani del Padre. In questo tempo in cui il mondo sanguina per molte ferite ed ingiustizie, in cui molte persone vengono relegate a vivere ai margini della società, siamo chiamati a muoverci come i pastori, ad aprire il nostro cuore alla buona notizia di Gesù e a fare delle scelte concrete.
Per un Natale di speranza e fiducia suggerisco due linee di scelta. La prima è quella del deporre le armi. Deponiamo le armi del giudizio, abbandoniamo la rissosità nelle relazioni, non arrocchiamoci nelle nostre presunte ragioni, ma impariamo ad ascoltare l’altro, a dargli spazio, a riconoscerlo nella sua bellezza ed unicità. Invochiamo dal Signore la grazia dello Spirito Santo per consegnarci con fiducia al fratello, per ricostruire un tessuto di relazioni autentiche e solidali. Il Natale ci apra alla fraternità in Cristo Gesù. Una seconda è quella della condivisione. Il Signore ci doni di aprire gli occhi del cuore per cogliere che siamo ancora troppo immersi nell’opulenza che genera ingiustizie e sofferenze. Il Natale non può ridursi ad uno scambio di auguri artificiali ed innocui. Deve essere un fuoco che squarcia il muro delle nostre indifferenze e che ci impegna a restituire la dignità alle persone. Tante volte, in nome del nostro individualismo, abbiamo calpestato ed infangato la terra sacra della vita altrui. Il Natale ci invita a metterci in gioco, ad uscire dalle paludi dei buoni propositi e delle belle intenzioni, per percorre il sentiero roccioso della fedeltà e dell’obbedienza alle piccole cose di ogni giorno. Un mondo migliore è possibile e questo dipende da ciascuno di noi, dipende da quanta consapevolezza abbiamo che il cammino di mille miglia comincia con un passo.
Nelle periferie dell’umanità il Signore ci doni di incontrarlo nel volto di tanti fratelli che, in modo consapevole o meno, desiderano il calore di una famiglia … la nostra. Offriamo a Gesù la nostra povertà, come strumento, che nelle sue mani diventa sorgente di vita, di fraternità e condivisione. Buon Natale. (don Davide)