Futuro anteriore - CARITAS TARVISINA

Futuro anteriore

Il Rapporto di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale, nella sua edizione del 2017, affronta il tema della povertà giovanile nei suoi diversi aspetti, con uno sguardo comparato alla situazione italiana e a quella europea. La scelta di porre i giovani al centro del Rapporto povertà di quest’anno si pone in continuità con le linee di attenzione e di studio di Caritas Europa, che ha scelto proprio la dimensione giovanile come aspetto centrale del proprio rapporto sulla povertà (Cares Report 2018). In effetti, è tutto il continente europeo a soffrire di una diffusa situazione di vulnerabilità giovanile, in parte riconducibile alle conseguenze della crisi economico-finanziaria da cui stiamo faticosamente uscendo. Il tema del Rapporto si collega inoltre a quello della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Universale, che si svolgerà nel mese di ottobre 2018 e che avrà come oggetto di attenzione «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Alla luce di tale importante scadenza, la riflessione di Caritas Italiana sul tema dei giovani non si conclude con la pubblicazione del presente Rapporto, ma si svilupperà nei prossimi mesi, attraverso una serie di attenzioni specifiche sul tema della condizione giovanile, con un occhio di particolare riguardo ai giovani che stanno peggio, che provengono da famiglie in difficoltà, nelle periferie esistenziali e geografiche del nostro paese.

I dati del Rapporto ci confermano che, rispetto al passato, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale non sono più gli anziani o i pensionati, ma i giovani. In questo senso, il titolo del Rapporto, “Futuro anteriore”, intende descrivere in chiave simbolica questo tipo di fenomeno. Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l‘avvenire. Siamo di fronte ad una sorta di futuro incompiuto, venato da difficoltà e arretratezze. Un “futuro anteriore” appunto, in cui si guarda al futuro ma con lo sguardo rivolto al passato. Ad un passato che, pur con i suoi evidenti limiti, aveva perlomeno il pregio di consegnare alle nuove generazioni una prospettiva di futuro migliore. I dati sul presente ci dicono invece il contrario: i figli stanno peggio dei genitori; i nipoti stanno peggio dei nonni. Gli studi scientifici ci dicono infatti che la ricchezza media delle famiglie con giovani capofamiglia è meno della metà di quella registrata venti anni fa e che in Italia i giovani riescono a guadagnare l’autonomia dalla propria famiglia di origine in età sempre più avanzata.

I marciapiedi davanti ai Centri di ascolto Caritas non sono mai sgombri. La povertà, anzi, non ha più solo il volto di una persona anziana, pensionata o quello di un senzatetto. A bussare alla porta della Caritas, chiedendo un pasto caldo o un cappotto, sono sempre di più i giovani – gli under 34 per l’esattezza – insieme a tante famiglie con figli piccoli e adolescenti al seguito. Dati preoccupanti, parecchio allarmanti. E monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, presentando il rapporto Caritas 2017 «Futuro anteriore» su povertà giovanile ed esclusione sociale, ha puntato il dito contro la politica: “È sbagliato identificare i poveri soltanto con i clochard o con l’immigrato che sbarca sulle nostre coste. Allarghiamo lo sguardo, occorre farlo con urgenza. Allarghiamo lo sguardo alle tante persone prive di dignità. C’è una povertà straordinaria e straordinariamente negativa: c’è bisogno di aprire il nostro cuore alla povertà dei nostri giovani, una povertà ancora più grossa questa, visto che non può progettare il proprio futuro e crearsi delle alternative a una vita di dipendenza».

Nel nostro paese un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 si trattava di appena uno su 50. Ancora più allarmante risulta poi la situazione dei minori con 1 milione 292 mila in povertà assoluta (il 12,5% del totale). Al contrario, diminuiscono i poveri tra gli over 65 (da 4,8% a 3,9%). Nell’ultimo ventennio, emerge nel rapporto Caritas, il divario di ricchezza tra giovani e anziani si è ampliato: la ricchezza media delle famiglie con capofamiglia di 18-34 anni è meno della metà di quella del 1995, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno di 65 anni è aumentata di circa il 60%.

Inoltre, la mobilità intergenerazionale «è tra le più basse d’Europa»: tra i giovani (15 -34 anni) che svolgono una professione qualificata, solo il 7,4% proviene da una famiglia a basso reddito con stranieri. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile (15-24 anni), dal 2007 il tasso è salito di oltre 17 punti percentuali (dal 20,4% al 37,8% del 2016), uno degli aumenti più alti d’Europa (la media è da 15,9% a 18,7%). L’Italia infine è il paese dell’Ue con la più alta presenza di Neet: nel 2016 3 milioni 278mila giovani (il 26% di chi ha tra 15 e 34 anni) risultavano fuori dal circuito formativo e lavorativo. Sono soprattutto donne (56,5%) e provengono dal Nord-est (65,3%). Il 16,8% è straniero.

Nel rapporto si legge anche che più di un persona su 5 (22,7%), tra chi si rivolge ai Centri di ascolto della Caritas, ha meno di 34 anni: il 10,7% degli italiani, il 31,5% degli stranieri. Il profilo dei giovani italiani incontrati coincide per lo più con il genere femminile (62,6%), del Mezzogiorno (39,1%), disoccupati (70,5%), con figli (60,6%) e con basso livello di istruzione (il 68,5% ha un titolo inferiore o uguale alla licenza media). Il 13,9% è senza dimora. Tra i giovani stranieri prevalgono i maschi (54,1%), provenienti per lo più da Marocco, Romania, Nigeria Albania e Pakistan e incontrati soprattutto nei Cda del Nord (52,2%); alta tra loro la quota di senza dimora (26,4%). Il 70,5% è disoccupato, il 69,2% è in regola con il permesso di soggiorno

 



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