Venerdì 2 ottobre, nella memoria della tragedia del naufragio di migranti avvenuto a Lampedusa due anni fa, si è vissuto in Casa della Carità un momento di preghiera e di profonda verità. I toni esasperati del dibattito politico e alcune prese di posizione intrise di cattiveria ed ipocrisia hanno inquinato sempre più il clima di questo tempo. Dire una parola e attivarsi per l’accoglienza, oggi è fonte di denigrazione e di continui attacchi. Ciò non deve spaventare, ma in un certo qual modo può diventare occasione per prendere coraggio e continuare ad impegnarsi per vivere la fedeltà al Vangelo. D’altra parte Gesù ci ricorda che “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Tanta ostilità nei confronti della chiesa non ci deve spaventare, ma è un segno pur con le nostre fragilità, di fedeltà al Vangelo di Cristo.
In questo clima refrattario ad ogni forma di accoglienza, venerdì anche la pioggia sembrava intenzionata ad ingabbiare questo momento di preghiera in una delle tante esperienze vissute “tra i nostri”. Ed invece la grazia dello Spirito Santo inaspettatamente ha pennellato un frammento luminoso di verità e di speranza. La pioggia non ha fermato molte persone che sono venute in Casa della Carità con il solo desiderio di aprire il loro cuore e di costruire ponti di comunione con ogni uomo, soprattutto con chi bussa oggi alla porta del loro cuore. Ora sarebbe troppo riduttivo fermarsi e soffocare questo momento nella rendicontazione di quanti vi hanno partecipato, nel significato delle parole ascoltate e dei gesti vissuti, nella dolcezza dell’accompagnamento musicale, nelle emozioni condivise. Tutte cose importanti, ma vorrei che continuassimo ad ascoltare il silenzio.
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Come ricordato dal Vescovo nella sua riflessione, è necessario passare all’altra riva. È giunto il momento di aprire le porte del cuore per comprendere che la vita di tutti questi fratelli che hanno lasciato la loro dimora, è affare che ci riguarda in maniera diretta. Passare all’altra riva significa che prima di tutto c’è un deserto, un mare, dei monti da attraversare dentro il nostro cuore. È cogliere che questi luoghi di morte, potranno diventare spazi di vita solo nella misura in cui saremo disposti a lasciarci convertire il cuore. Allora il silenzio racchiude in sé un invito chiaro a far memoria e a non cadere nell’oblio della dimenticanza di quanti sono morti cercando una via di speranza e lasciando le loro orme su sentieri inesplorati di un mondo nuovo. È uno spazio necessario per dare cittadinanza alle paure e ai sogni che abitano il cuore di ogni uomo, è il luogo dove ci è chiesto di passare dalla riva delle rivendicazioni e delle giuste ragioni a quella della pace e della solidarietà. Il silenzio è luogo di verità e di speranza dove in maniera inconfutabile viene affermato il diritto alla vita dignitosa per ogni uomo, passando anche attraverso la memoria viva di quanti sono morti nel tentativo di riprendere in mano la loro esistenza schiacciata dall’ingiustizia.
La preghiera di venerdì che ha riunito insieme uomini e donne di culture e fedi diverse ci conferma che la possibilità di un mondo migliore non è un sogno, ma è una realtà concreta. È stato un momento di verità dove le parole luminose di padre Agostino (il nostro vescovo), la voce tremante di Tidiane nel far memoria degli amici morti, il canto accorato e cristallino di Lamin, la dolcezza della musica di Sara e Gianluca, ma soprattutto i volti e le storie di tutti i presenti si sono intrisi di grande speranza e di coraggio alla luce della Parola e dell’Amore di un Dio che desidera sempre il bene di ogni uomo.
Il mare delle paure e delle ingiustizie fa paura, ma se uniti possiamo affrontarlo con la consapevolezza che la costruzione di un mondo migliore dipende anche dalla responsabilità che ognuno di noi faccia la sua parte, custodendo e promuovendo la vita. L’abbraccio di luce con cui si è conclusa la preghiera venerdì ha lasciato nel cuore di ciascuno la buona notizia che il buio della notte e della sfiducia si può vincere insieme. “Questa notte non è più notte davanti al Signore: il buio come luce risplende”.
Restiamo in ascolto del silenzio perché risplenda la vita e fiorisca l’amore.