A causa della crisi economica, anche se personalmente è una crisi che riguarda tutto l’uomo, molte persone sono scivolate in uno stato di indigenza e di difficoltà con la conseguenza che c’è una fatica evidente a vedere rispettati alcuni diritti fondamentali. Si è venuto così a consolidare in questi anni un nuovo scenario, dinanzi al quale alcuni ipotizzavano un cambio di rotta o comunque un cambiamento significativo degli stili di vita e degli assi portanti della vita sociale. Così purtroppo non è stato. Anzi si sono consolidati dei meccanismi che hanno sempre più allargato la forbice sociale.
Dinanzi a tutto ciò mi sembra importante che ognuno ritrovi la strada dell’assunzione delle proprie responsabilità e che si lavori in maniera assidua per scardinare il deleterio meccanismo della delega. La sofferenza e la povertà che attanaglia la vita di alcune persone non ci può lasciare indifferenti. Non ci si può girare dall’altra parte sperando che ci pensi qualcun altro. L’attuale sistema di welfare, stritolato dalla spending review, fa acqua da tutte le parti. Sovente le persone in difficoltà si sentono sole e sprofondano in una forma di disperazione che toglie il respiro e la voglia di lottare.
Credo sia importante che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Noi cittadini comuni ci siamo lasciati facilmente abbindolare dal miraggio di un progresso senza fine. Abbiamo abdicato alla nostra capacità critica di pensiero, perché comunque la nostra pancia era piena. Abbiamo barattato la nostra libertà e verità con lo sfarfallio del possesso e del successo. Non ci siamo accorti che il gioco era barato fin dall’inizio. Abbiamo fatto finta di nulla, sperando che le cose prima o poi cambiassero ed invece l’infezione si è propagata ed ha inquinato il tessuto sociale portandoci sovente a percepirci uno nemico dell’altro.
Il mondo dell’economia e della finanza si è prostrato alla religione del profitto e non ci ha pensato due volte prima di svendere il valore dell’uomo e della sua dignità. Nelle diverse stagioni prima si è assolutizzato il profitto, il lavoro, il debito …. Tutto questo ha creato confusione, ma soprattutto ha tolto certezze e prospettive all’uomo di oggi.
La Chiesa non sempre è riuscita ad indicare e suggerire la via di Gesù, ma è scesa a compromessi che l’hanno invischiata nei bassifondi dell’ambiguità. Ha cercato sovente le assicurazioni del mondo dimenticandosi che per natura è custodita dalle mani di Dio. Ha scelto la via facile dell’ingabbiamento moralistico, sacrificando la propria libertà e verità.
Il mondo della politica ha mancato profondamente al suo compito di perseguire il bene comune. Purtroppo tante volte ha prevalso il bene individuale. Tante volte dove la corruzione non ha intaccato l’onestà e la rettitudine di chi è sceso in politica, tuttavia questo nobile compito di promuovere il bene comune è venuto meno.
È necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità e che si ponga fine a questo ufficio della delega che oggi vede travolto il volontariato, l’associazionismo ed il privato sociale. La politica, l’economia, la cittadinanza devono ritrovare il senso del proprio compito. Ed è importante che questo lo si richiami a grande forza. È necessario, però, prima che come Chiesa ci sappiamo mettere in un cammino di autentica conversone. Dobbiamo rompere certi legacci di ambiguità e compromesso che ci legano alla mediocrità. Siamo chiamati a ritrovare lo slancio del Vangelo, del cuore di Gesù. Non possiamo barattare la nostra verità e la nostra libertà per un pugno di denaro o di consenso, ma siamo chiamati ad essere sempre al servizio dell’uomo per difendere i suoi diritti, promuovere la sua persona e accompagnarlo verso una vita piena.
La crisi ci ha provocato e continua a farlo, non solo per quanto riguarda lo stile di vita e dei consumi, ma soprattutto anche sul nostro modo di essere chiesa e nello specifico di essere Caritas. È necessario valicare lo steccato della forza e del potere, per camminare insieme con le persone. Dobbiamo svestire i panni di coloro che sono sempre “per” gli altri perché hanno la forza di farlo, ma siamo chiamati a condividere quel che ci è stato affidato perché non è nostra proprietà. Se come chiesa riprenderemo questo cammino allora ci sarà veramente un contagio positivo anche nella politica, nell’economia, nel cuore di ogni cittadino. Papa Francesco ci sta aiutando a ritrovare la via, ma non può camminare al posto nostro….. Buon cammino a tutti.