Domenica (20 novembre) Papa Francesco ha chiuso l’Anno Santo della Misericordia, un tempo carico di grandi doni per il cammino della chiesa e di ciascuno di noi. Veramente abbiamo potuto gustare la bellezza e l’ampiezza della misericordia di Dio che tutti accoglie, rinfranca e riabilita alla pienezza della vita. Un anno che ha ricolmato di semi di gioia e speranza il terreno della nostra storia. Un periodo che ci ha riconsegnato la fiducia, la speranza, la lungimiranza e la pazienza. Lo sguardo misericordioso del Padre ci ha invitato a deporre le armi del giudizio, delle sentenze senza appello per puntare su quel granellino di disponibilità al bene che è presente nel cuore di ogni uomo. Un anno straordinario di grazia che siamo chiamati a non disperdere, a non lasciare cadere nel vuoto. È necessario continuare questo cammino di conversione, personale e comunitario, all’amore misericordioso. Facendo memoria di quanto sperimentato, siamo chiamati a servire la comunione vivendo la misericordia di Dio. Oggi, veramente è un nuovo inizio, dove tenere sempre vivo il sogno di un mondo migliore, di una umanità rinnovata e recuperata.
In queste ultime settimane abbiamo avuto come Caritas diocesana la grazia di poter celebrare il giubileo dei detenuti nel nostro carcere di Treviso e il giubileo per le persone in situazione di grave precarietà a Roma con Papa Francesco. Sono stati due doni immensi nei quali abbiamo potuto toccare con mano come la misericordia guarisce, ristora e dona speranza. In occasione del giubileo dei detenuti mi ha profondamente colpito la loro scelta di vivere un digiuno di solidarietà verso i poveri. Hanno rinunciato al loro pasto e hanno chiesto fosse dato alla caritas per la mensa dei poveri. E così è stato. In un luogo di sofferenza ed emarginazione come il carcere, dove regna il buio e i colori non ci sono, la misericordia di Dio ha toccato il cuore dei nostri fratelli che si sono aperti alla luce del dono. In questo luogo dimenticato tante volte anche dalle comunità cristiane, questi fratelli hanno posto un segno di speranza e comunione che tanti cristiani non sono riusciti a concretizzare in questo anno santo: quello della condivisione dell’essenziale e non del superfluo. Stupendo e meraviglioso è l’amore di Dio.
Altro momento molto significativo è stata la partecipazione con un gruppo di persone, precipitate nelle paludi della marginalità, al giubileo con papa Francesco a Roma. È stato bellissimo condividere la semplicità e la quotidianità della vita, senza pretesa alcuna, ma solo con il desiderio di essere e di esserci insieme. La misericordia valorizza le differenze, ma accorcia le distanze. In questo pellegrinaggio a Roma, nelle parole e nei gesti di papa Francesco ci è stata affidata ancora una volta la responsabilità di amare e custodire la sacralità di ogni vita. Ogni uomo è una terra sacra che va onorata e amata per quello che è nella sua verità più profonda: sacramento della presenza misericordiosa di Dio.
Sono stati momenti in cui il Signore ha manifestato tutta l’ampiezza della sua misericordia e come Caritas ci portiamo nel cuore il sogno di essere sempre cercatori del bello, del vero e del buono che ogni persona porta impresso nel suo cuore e nella sua libertà. Ora inizia la seconda parte del giubileo, quella forse più faticosa nella quale siamo chiamati a tradurre in scelte di vita quanto annusato, intuito, sperimentato in questo anno di grazia. Si apre il tempo della credibilità e della testimonianza. Se abbiamo aperto le porte del nostro cuore (le porte sante più importanti) alla Misericordia, allora la nostra vita non può non cambiare, non può non aprirsi alla conversione. Siamo chiamati a farci prossimi di chi ferito giace ai margini della società, a farci carico di chi viene considerato scarto dalle logiche del potere, a lodare e ringraziare il Signore per tutte quelle porte sante delle nostre case che ogni giorno si aprono e testimoniano che nel silenzio si vivono pagine straordinarie e belle in cui si esercitano i ministeri dell’ascolto, dell’accoglienza, della cura, della pazienza. Siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre. Che bella responsabilità. Rallegriamoci ed esultiamo per la bellezza che la misericordia di Dio Padre ci dona di gustare e cogliere, molte volte proprio dove non ce l’aspettiamo. Il Signore continua e continui a sorprenderci con la fantasia generativa della sua carità infinita. Auguro a tutti un buon avvento dove continuare ad assaporare la presenza del Dio con noi che pianta la sua dimora in mezzo a noi.