Lungimiranza, non tifoseria - CARITAS TARVISINA

Lungimiranza, non tifoseria

 

Un mondo nuovo, un mondo migliore dipende dalle mie scelte quotidiane. Ognuno di noi è chiamato ad essere il cambiamento che sogna. Non possiamo pretendere che siano gli altri a cambiare, senza metterci per primi in discussione e in gioco. La vita dipende da noi, da mei.”

Francesco sta parlando al cuore dell’umanità e lo fa in modo semplice, con tutta l’intensità di bene che una mamma e un papà vivono nei confronti dei loro figli. Nella sua intervista Il mondo che vorrei, in maniera diretta e molto semplice ha dato forma di parola ai nostri pensieri, alle nostre emozioni, alle nostre paure. Lo ha fatto invitandoci alla responsabilità, infondendoci coraggio, ma senza scorciatoie. Ci ha donato una carezza che rincuora, ma che ci invita a rivedere il cammino, a cambiare passo. Ci ha ricordato che da ogni crisi si esce cambiati. In meglio o in peggio dipende dalle scelte che facciamo in quest’ora presente. Un mondo nuovo, un mondo migliore dipende dalle mie scelte quotidiane. Ognuno di noi è chiamato ad essere il cambiamento che sogna. Non possiamo pretendere che siano gli altri a cambiare, senza metterci per primi in discussione e in gioco. La vita dipende da noi, da me.

Le parole di papa Francesco ci hanno riscaldato il cuore. Altre di molti uomini potenti, a partire da quelle del presidente degli Stati Uniti d’America, ci hanno raggelato il sangue. L’umanità non sta vivendo solo una crisi sanitaria ed economica. È una crisi che ha molte facce e che sta minacciando la vita. Siamo arrivati ad un bivio ed è necessario un cambio di marcia che ci doni di ricentrare ogni scelta sul valore dell’uomo e del bene comune. Per fare questo è necessario che tutte le scelte abbiano come prerogativa quella di custodire e promuovere la fraternità. La verità e la libertà si concretizzano nella forma della comunione tra gli uomini … il resto è solo menzogna, illusione … morte e distruzione. Vivere la fraternità ci chiede di saper esprimere una vicinanza, una prossimità che si fa carico del bisogno altrui. Non si tratta di un’opera buona, ma della verità del nostro essere. Noi siamo fatti per vivere in relazione con gli altri e la relazione autentica è quella fraterna, è quella solidale. Con cuore aperto dobbiamo chiedere alle persone che incrociamo sul nostro cammino di che cosa hanno bisogno, cosa manca loro. E quando lo abbiamo scoperto, siamo chiamati a dare loro ciò di cui hanno bisogno. Ogni scelta che facciamo deve essere per la vita.

Il tempo che ci sta davanti è il tempo della responsabilità e ci chiede di prenderci cura gli uni degli altri. Nessuno può rimanere solo ed isolato. Nessuno può essere lasciato ai margini della vita, nessuno può essere calpestato nella sua dignità. La diversità è ricchezza e l’omologazione è violenza, è crudeltà. Non possiamo più rinviare a domani. L’oggi ci chiede di cambiare passo, ci chiede di vivere una svolta epocale dall’io al noi. Siamo chiamati a promuovere il noi, ad abbattere i muri di divisione, a cancellare le parole d’odio, a zittire gli strumenti di guerra e violenza. Siamo chiamati a nutrirci di giustizia e di solidarietà per gustare in pienezza la bellezza dell’essere in comunione. Per vivere questo, il nostro io deve abdicare al trono del potere, al suo narcisismo individualista perché germogli il virgulto nuovo di un bene comune ritrovato, di un umano ritrovato nella sua pienezza. In concreto significa fare individualmente tre passi indietro per farne uno insieme; significa condividere le proprie risorse con chi non le ha; significa avere un po’ di meno perché tutti possano avere il necessario per una vita dignitosa; significa essere uomini veri e liberi. Sono scelte che non si possono più derogare e che chiedono delle strutture di riferimento capaci di accogliere, custodire e promuovere scelte inedite e generative di bene. Abbiamo bisogno di persone capaci di una visione più lungimirante e pronte a rischiare fino in fondo per il bene di tutti.

Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte, a vivere le proprie responsabilità in questo cambiamento d’epoca. Ed ora abbiamo bisogno di uomini politici che siano interessati al bene dell’umanità. Ci mancano molto uomini che sappiano andare oltre, che siano visionari, che abbiano la capacità di essere profeti di bene con la coerenza e la concretezza delle loro scelte. Non abbiamo bisogno di urlatori, di fuochi d’artificio, di parole di odio, di orizzonti ristretti finalizzati solo al consenso elettorale e all’esercizio del poter. Il mondo non ha bisogno di questa classe di politici che si infila a fare ogni cosa, tranne che politica. Abbiamo bisogno di sguardi lungimiranti che riscaldano il cuore ed invitano ad una partecipazione attiva. Abbiamo bisogno di un sogno che si chiama vita dignitosa per tutti. Abbiamo bisogno che punti di vista diversi convergano con la loro specificità nella costruzione dell’unico bene comune. Abbiamo bisogno di gareggiare nello stimarci a vicenda perché ognuno viva la bellezza di contribuire all’edificazione di una nuova umanità. Dinanzi alle sfide epocali che ci stringono alle corde, abbiamo bisogno di uno sguardo politico rinnovato che va oltre le fazioni, che valorizza il noi, che condivide il bene del pane comune. Nel mondo intero e anche in Italia, abbiamo bisogno di uomini veri, liberi, lungimiranti, capaci di dialogo. Non abbiamo bisogno che ad amministrare la “cosa pubblica” ci siano tifosi, accecati dalla logica del potere e divorati dalla smania di costruirsi nemici da distruggere per sentirsi vivi. Abbiamo bisogno di lungimiranza, non di tifoseria … e questo a partire dalle nostre scelte.

La politica è una forma di vicinanza alla gente, diamoci da fare per ritrovare il sentiero smarrito, per ritrovare la buona politica … dipende da ciascuno di noi.


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