Anche l’anno 2018 è stato per la Caritas un anno molto intenso che ci ha stimolato a crescere nella capacità di mettere al centro il povero, imparando a scoprirlo, sempre più, come sacramento del Signore, tabernacolo vivente della presenza di Dio Amore. Accanto a questo abbiamo sperimentato l’urgenza, ma soprattutto la bellezza di essere chiesa in uscita, chiesa ospedale da campo. L’azione pastorale volta ad ascoltare, accompagnare, abitare le comunità cristiane non solo ci ha stimolato a riscoprire il ruolo pedagogico e di animazione della Caritas, ma ci ha fatto toccare con mano la delicatezza e la fedeltà con cui Dio continua a scrivere pagine di misericordia nella storia dell’uomo. L’esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et Exsultate, attraverso il racconto evangelico delle Beatitudini, costituisce la lente di grazia con cui abbiamo riletto questo anno di storia comunitaria e di storie vive e preziose. Abbiamo accostato tanta sofferenza, ma abbiamo fatto, pur nella nostra debolezza, esperienza che solo alla presenza di Gesù Risorto le ferite dell’umanità diventano feritoie attraverso le quali passa la luce del Nuovo Giorno, la luce della Speranza e della Vita e questo per ogni uomo. Altro elemento molto importante è il dono di grazia del cammino sinodale che la nostra Chiesa diocesana di Treviso sta vivendo. Sempre più stiamo scoprendo come la strada della prossimità innesca processi nuovi e a volte inediti di evangelizzazione. La Buona Notizia di Gesù arriva al cuore dell’uomo attraverso gesti semplici ma autentici di carità, di condivisione fraterna, di comunione vera e profonda. Il cammino sinodale è un dono attraverso il quale stiamo percorrendo il sentiero di una conversione pastorale che ci permette di vivere come chiesa secondo il cuore di Dio e sempre più appassionata del Suo regno.
Come Caritas ci fermiamo a rileggere una nuova tappa del nostro cammino e scopriamo che l’avvicendarsi delle storie delle persone accolte ed accompagnate, continua a renderla viva, spazio di ricerca di bene per chi vi si accosta, punto di incontro, di dialettica, di sviluppo culturale e di pensiero profondamente interrogante per tutto il territorio.
I poveri incontrati inondano la chiesa e la Caritas con domande di realizzazione e di vita più dignitosa e ciò che i numeri non dicono immediatamente, ma lasciano intuire ai lettori più sensibili, è l’intensità dei sentimenti che accompagnano le richieste e i percorsi di costruzione delle risposte compiuti in modo partecipato dai tanti che cercano “riconoscimento e dimora affettiva” e dai moltissimi volontari e operatori che, a loro volta, trovano e scambiano affetti e desiderio di giustizia. Negli anni stanno aumentando i legami e si fa più fitta la rete di coloro che hanno accostato la Caritas e poi continuato la loro strada di vita altrove, rimanendo in contatto con noi. Ci sono percorsi di inclusione e di riscatto che restituiscono energia a tutti, confermando la bellezza e le potenzialità di una proposta che non è assistenzialismo ma incontro, riconoscimento, partecipazione sociale, scambio di talenti e crescita di diritti e cittadinanza. Se coloro che hanno visto il riconoscimento dei loro diritti per un percorso compiuto insieme sono il segno di una comunità solidale che restituisce speranza, continua a interrogare e inquietare l’ondata di richieste di accoglienza, di bisogni che attraversa il nostro tempo e il nostro territorio e che anche Caritas ascolta ogni giorno. Incrociare lo sguardo di chi chiede, più spesso in modo dignitoso che urlato, mette in moto indignazione e impotenza, ma attiva anche la grinta di continuare a generare idee nuove, risposte segnate da un pensiero, pretese di contaminare positivamente le politiche, l’organizzazione sociale, la vita della città e del territorio.
Scorro le pagine di questo bilancio sociale e mi accorgo che è un racconto, fatto di azioni e numeri ma soprattutto di mille storie che confluiscono nell’unica bella storia di questa chiesa e di questo territorio. L’azione pastorale della comunità cristiana, attraverso la Caritas, non continuerebbe a essere così vitale se i molti che la conoscono e la attraversano non continuassero a produrre passione, a generare fiducia, a diffondere entusiasmo.
Desidero che questi sentimenti positivi tocchino il cuore di chi leggerà queste pagine che raccontano uno spaccato della vita della nostra chiesa di oggi. Sogno ogni giorno, e non di rado vedo il sogno che si avvera, un’esperienza di comunione dove la conflittualità è affrontata come occasione per crescere, dove si generano per tutti spinte di responsabilizzazione sociale e buone domande per costruire più saldamente una società dei diritti e della convivenza pacifica.
Ringrazio Gesù Buon Pastore che ci guida e accompagna in questa strada della prossimità, attraverso la paternità del nostro Vescovo ed il vincolo di unità con tutta la comunità diocesana. Ringrazio tutti i volontari e gli operatori della Caritas diocesana che quotidianamente camminano insieme, passo dopo passo, nello spezzare il pane della carità. Non dimentico che anche il pensiero di chi porta le perplessità e le critiche più forti è il benvenuto, perché ci aiuta a definire i confini della nostra azione pastorale, a volare alto sulle questioni che contano, a mantenerci nel dialogo costruttivo, ad avvertire continuamente il bisogno di rinnovarci, di trasformare, di ascoltare con freschezza le nuove domande che arrivano da questo tempo storico, da questo paese, dal territorio che abitiamo.
Don Davide Schiavon