Natale: dalle ferite sgorga l’amore - CARITAS TARVISINA

Natale: dalle ferite sgorga l’amore

In questi giorni di preparazione ultima al Natale è cresciuto nel mio cuore un desiderio di pace e di gioia per ogni uomo. Spero dal profondo del cuore che il Bene e la Speranza che prendono la carne di un bimbo indifeso possano fare breccia nel nostro cuore, possano rompere quella crosta di indifferenza e di superficiale abitudine che ci anestetizza e toglie profondità al nostro orizzonte. Le nostre vite hanno bisogno di ritrovare senso e gusto.

La celebrazione del Santo Natale ci ricorda la scelta straordinaria di Dio di essere per sempre con noi, di abitare la nostra storia, di dimorare nelle nostre vite. Ed insieme siamo chiamati a far memoria della preziosità e bellezza di ogni vita. Nessuno è a caso, ma è stato scelto, amato, salvato dall’amore misericordioso del Padre. Natale è la celebrazione della vita e dell’amore, è ritrovare in ogni frammento il senso della vita, è accogliere ogni uomo come terra sacra, come sacramento vivente di Dio … è onorare il cammino di ciascuno.

In questo ultimo periodo sempre più con una certa frequenza possiamo constatare come l’uomo abbia abbassato la guardia e lasciato entrare nel suo cuore sentimenti negativi di rabbia, di odio, di superbia, di vendetta. Anche oggi dinanzi a Gesù che si fa presente nella carne fragile di molti fratelli poveri e sofferenti, risuona perentoria una cieca chiusura: “qui non c’è posto per te”. È un rifiuto che diventa giorno dopo giorno aggressività nei confronti di chi la pensa diversamente, che alimenta la logica dei muri e dello scarto.

Dobbiamo fare i conti con questi sentimenti negativi che abitano il nostro cuore, non possiamo lasciare spazio perché ci porteranno a rinnegare l’amore di Dio, a non riconoscerlo più presente e vicino a noi. È necessario che ci nutriamo di sentimenti buoni, che prestiamo molta attenzione a tutto ciò che ci toglie fiducia e speranza. Per essere buoni e accogliere il Signore che viene nella nostra vita, dobbiamo alimentarci di cose buone.

È dunque necessario che questo sia il Natale delle ferite. Dobbiamo sostare sui piedi feriti e sanguinanti di Maria e Giuseppe, di tutti quegli uomini e donne che dinanzi al rifiuto continuano a camminare, a lottare, a cercare un’umile giaciglio perché la vita possa fiorire. Guardando quelle ferite siamo chiamati ad abbassare la guardia perché la grazia dello Spirito Santo ci guarisca dal nostro orgoglio e ci perdoni tutti quei gesti di chiusura che segnano le nostre scelte. Pregare il Signore con le labbra e condannarlo ad essere scarto umano quando si fa presente nella carne del carcerato, del malato, del povero, del migrante non è solo una grave incoerenza, ma è negare il miracolo sorprendente della vita. È importante che questo sia anche un Natale che ci ferisce in profondità, che rompe la crosta dell’indifferenza che ci porta a girarci dall’altra parte dinanzi al fratello che soffre. Sono ferite d’amore che possono riattivare in noi la compassione e la capacità di prenderci a cuore la situazione di chi vive accanto a noi. È necessario lasciare che la nostra esistenza sia scalfita dalla fragilità e debolezza dell’altro. Il Natale ci ferisca in profondità e ci aiuti a riscoprire che la verità e la gioia della nostra vita è racchiusa nella custodia del fratello, nella custodia e nella promozione della vita.

Sia un Natale che ci scuote in profondità. Non accontentiamoci di preparare un insignificante presepe se prima non abbiamo rimosso dalla nostra mente e dal nostro cuore tutti quei muri e quei fili spinati che ci portano a tenere a debita distanza il povero e chi con la sua debolezza ci provoca in profondità. Non possiamo celebrare il Natale in un clima spensierato di dolcezza e poesia, quando non siamo disposti a condividere nulla di quello che riteniamo nostro e non indietreggiamo di un passo circa il nostro bene individuale. Spogliamoci delle nostre ipocrisie e mettiamoci in ginocchio davanti alle molteplici grotte di Betlemme che si stagliano davanti a noi nella storia di ogni giorno. Deponiamo le armi del giudizio e dell’orgoglio e traduciamo in gesti concreti quanto professiamo con le nostre labbra. Auguro di cuore a ciascuno un Buon Natale dove l’annuncio “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama” si traduca in scelte di vita concreta e ci ferisca fino a far sgorgare dalla nostra esistenza il frutto benedetto della misericordia. Buon Natale ad ogni uomo e ad ogni donna che sono dono inestimabile di Dio.


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