Stiamo vivendo una nuova fase di barbarie. A vari livelli ci sono forme che incutono terrore e abbruttiscono sempre più il volto dell’umanità. Si continuano a perpetrare violenze inaudite, che vengono sempre strumentalizzate, da qualsiasi parte, per cercare consenso ed aumentare il proprio potere. Siamo avvolti da continue barbarie e da forme di sciacallaggio che indeboliscono la speranza e fanno crescere la rassegnazione. Ci crediamo liberi, ma di fatto siamo schiavi di idoli che si sono radicati in maniera subdola nella nostra quotidianità. Viviamo in una società ingiusta, iniqua e squilibrata, ma ogni giorno continuiamo a dire, con le nostre scelte, che ci va bene. Abbiamo bisogno di aria nuova, di una terra promessa verso la quale camminare insieme come unica famiglia umana.
Mosè ha traghettato il suo popolo verso la Terra promessa, facendogli superare molte insidie. Anche oggi un nuovo Mosè troverebbe grandi insidie: le guerre che ci sono in molti angoli della terra, le tensioni verso gli immigrati, il violento dibattito politico, la perdita di riferimento al bene comune, il rapporto problematico con le nuove tecnologie… Che cosa potrebbe fare Mosè nel nostro tempo ? Mah, oggi non solo non ci sono dei Mosè all’orizzonte, ma ci sono semmai delle false figure mosaiche, che sono più alienanti che liberanti. Oggi vince l’ideologia dell’uomo illuminato, del capo, dell’uomo carismatico. E tutto ciò accade in una cultura in cui mancano il senso della solidarietà e il senso della polis, cioè della vera politica.
Noi abbiamo bisogno di un risveglio forte, perché stiamo facendo dei piccoli, progressivi passi verso la barbarie. Non dico che ci vogliono dei nuovi Mosè, ma un messaggio che apra una lotta contro gli idoli. Proprio come Mosè ha saputo fare. La maggioranza, oggi, è silenziosa rispetto alle guerre e ai diritti calpestati dei più poveri. Abbiamo una maggioranza che non è solo silenziosa, ma che sta facendo passi verso la barbarie. Le modalità con cui le società occidentali, e l’Europa in particolare, stanno affrontando le sfide di questo nostro tempo, dimostrano una grave involuzione con grave minaccia per la
cultura, per la pace, la libertà e l’uguaglianza. Questo mentre si invocano sentieri in cui prevalgono l’individualismo e l’ideologia del mercato sfrenato, e non ci sono più spazi per un orizzonte della comunità da cui derivino una maggiore giustizia sociale e una vera pace. Non c’è crisi senza speranza. Quali appigli troverebbe oggi Mosè? Credo pochi, ho l’impressione che stiamo ancora andando a fondo. Positivo, però, è l’interesse che i giovani stanno mostrando per una visione globale del mondo in cui ci siano più giustizia e pace. Ma sono voci molto minoritarie quelle che chiedono oggi la pace, il grande coro non ha invece difficoltà nel chiedere muri, respingimenti, difesa della “propria identità”.
Stiamo attraversando un periodo grigio, accompagnato dallo stato comatoso della cultura e dei grandi valori della pace e della giustizia sociale. Un bel contrasto con la situazione attuale di massima espansione del benessere materiale. È necessario, però, che non dimentichiamo che quello attuale è il benessere di alcuni e non di tutti, ed è un benessere che non si apre ai poveri e alle vittime della storia. Il benessere d’oggi ha come obiettivo che i poveri della storia non partecipino alla grande tavola dell’umanità, imbandita e opulenta. Si fa di tutto perché i poveri non partecipino: basti pensare al fatto che non si dà la possibilità ai poveri di andare dove sono sempre andati. E dove vanno i poveri ? Vanno dove c’è il pane. Non è il pane che va verso loro, ma i poveri verso il pane. Tradotto vuol dire immigrazione. L’Occidente fa di tutto per frenarla e rinchiudere i poveri nei loro angusti spazi. Che fare, invece? Noi abbiamo quella straordinaria risorsa dell’Occidente che è la cultura cristiana, che ha sempre insegnato l’apertura verso gli altri popoli e le altre culture ed è sempre stata aperta alla costruzione di una società più giusta e pacifica. La Chiesa italiana sta andando in questa direzione… Ma sta facendo anche molto silenzio.