Questa seconda domenica di Avvento è caratterizzata dalla figura di Giovanni Battista che con la sua predicazione robusta e chiara ci invita ad una profonda conversione. Riprendendo le parole del profeta Isaia il precursore di Gesù ci chiama a preparare la strada al Signore, a raddrizzare i suoi sentieri. È un appello molto attuale che riguarda ciascuno di voi e che ci chiede chiaramente di dare una svolta significativa alla nostra vita. Viviamo in un contesto dove sovente ciascuno è arroccato a difendere il suo benessere, il suo piccolo orticello. Con estrema facilità si innalzano steccati di indifferenza, per non voler vedere, per non voler conoscere. Ci si barrica dietro ad una montagna di paure e di scuse per evitare di incrociare nel nostro cammino le storie ed i volti di quanti si trovano ad affrontare il deserto della povertà e della sofferenza. Prevale l’indifferenza e non si è più in grado di cogliere il volto del fratello che bussa alla porta del nostro. Stiamo divenendo sempre più guardinghi ed ostili, ci lasciamo vincere dalla paura dell’altro. Tiriamo diritto dinanzi a tutte quelle persone che restano relegate ai bordi dell’umanità.
Giovanni Battista ci invita a raddrizzare i sentieri del nostro cammino, ritrovando la via della fraternità e della promozione della dignità di ogni uomo. Ci chiama a ricolmare il burrone della nostra indifferenza costruendo ponti di solidarietà e relazioni vivi con chi è emarginato ed è relegato ai margini della società. Ci chiede di abbassare i monti del nostro orgoglio e della nostra presunzione che come lama tagliente separano l’umanità secondo logiche di potere e di tornaconto personale. Ci chiama a spianare la strada dell’accoglienza per superare le resistenze e i timori dei nostri cuori. Siamo inviatati a ritrovare la cifra profondamente “umana” dell’essere uno in profonda relazione con l’altro.
Aprire il cuore, come ci suggerisce Giovanni Battista, significa diventare, giorno per giorno, luoghi accoglienti, dimore aperte alla vita e capaci di condividere percorsi di guarigione e di salvezza. L’accoglienza dell’altro per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con i suoi dolori e le sue gioie, è una grande opera di misericordia. Accogliere chi cammina al nostro fianco e riconoscerne la profonda dignità di uomo e di figlio di Dio è la grande rivoluzione che siamo chiamati a vivere oggi. Non siamo chiamati a moltiplicare i servizi, ma a cambiare le relazioni, da frettolose ad appassionate, da indifferenti a compassionevoli, da fredde a calde, da superficiali ad autentiche.
Il Signore ci doni di diventare sempre più casa accogliente per ogni persona, per ogni fratello che incrociamo sulla nostra strada, nella consapevolezza che nulla è a caso, ma tutto è dono sorprendente di Dio.