«Chi viveva delle difficoltà è sprofondato nei bassifondi della povertà e molte famiglie si sono trovate senza pane. Alcuni hanno bussato per chiedere aiuto, altri hanno trattenuto questo ulteriore grido di sofferenza. Però tanti, tantissimi si sono adoperati per aiutare.»
Un buio pesto e angosciante è sceso sull’umanità. Si chiama pandemia ed improvvisamente ci ha messo in contatto con le nostre fragilità e con le nostre paure. Ci siamo resi conto che abbiamo alimentato l’illusione di essere onnipotenti, invincibili, padroni dell’universo. Ci siamo dimenticati, negli ultimi anni, che la vita è sempre un dono e come tale va vissuta. Papa Francesco, in questo tempo, continua a donarci le sue parole, cariche di speranza e profezia. Ci ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e che nessuno può essere lasciato indietro. Nelle tenebre angosciose di tante “umane certezze” che sembrano sciogliersi come neve al sole, il santo padre ci ricorda che siamo una sola famiglia umana, che ci si salva insieme e che nessuno, per quanto fragile e peccatore può essere abbandonato.
In questo momento di fatica e di forzato isolamento, da più parti, si sono levati tentativi per esorcizzare e vincere la paura. Dagli appuntamenti sui balconi, agli striscioni con gli arcobaleni, agli slogan come andrà tutto bene o distanti ma uniti. Purtroppo non tutto è andato o andrà bene; le ferite, che ancora sanguinano, sono profonde. Non tutto sarà indolore, il prezzo da pagare è alto. Però abbiamo la profonda speranza donataci dal Risorto, che se anche tutto non andrà bene, certamente tutto sarà salvato, anzi è già stato salvato.
Ed è proprio da questa consapevolezza che mi sembra importante sottolineare come nella notte ci siano state molte sentinelle che si sono prodigate per proteggere, custodire, promuovere la vita delle persone, soprattutto di quelle più fragili e vulnerabile. Ci sono stati, anche nel nostro territorio, molti bagliori di speranza e carità che hanno squarciato l’oscurità della notte. Ne sottolineo quattro: la generosità, la prossimità, la comunione e il dono.
La generosità. Questa pandemia ha portato con sé anche altre difficoltà, a partire da quella economica. Chi viveva delle difficoltà è sprofondato nei bassifondi della povertà e molte famiglie si sono trovate senza pane. Alcuni hanno bussato per chiedere aiuto, altri hanno trattenuto questo ulteriore grido di sofferenza. Però tanti, tantissimi si sono adoperati per aiutare, per non lasciare nessuno indietro. Molte aziende hanno donato generi alimentari, banche e privati hanno fatto delle donazioni, tanti cittadini hanno scelto la strada della spesa sospesa, enti locali e catene di supermercati hanno messo a disposizione buoni alimentari. Tanti volontari, tra cui quelli della caritas, si sono adoperati per far arrivare queste risorse a chi era in grave difficoltà. È stato un segno di grande comunione e di profonda speranza.
La prossimità. Questo tempo di isolamento ha fatto emergere profonde solitudini che hanno messo in luce il bisogno fondamentale di essere in relazione con gli altri. È una ferita che ha toccato tutti, anche se ha segnato in modo particolare anziani e bambini. E, quando poi la morte è entrata nelle nostre case, si è presentata nella sua fredda crudeltà, privandoci anche del sostegno concreto di una consolazione carica di affetto e vicinanza. Dentro questo silenzio assordante molti sono stati i segni di prossimità che hanno riscaldato il cuore di tante persone. Da servizi più strutturati come quello offerto dal Centro della famiglia per nuclei familiari in fatica, a quelli più spontanei come telefonate amiche, il provvedere alla spesa per le persone sole, il sostegno scolastico a ragazzi non attrezzati per le nuove modalità di didattica a distanza, il semplice chiacchierare affacciati ai balconi delle nostre case. È fonte di grande speranza respirare il desiderio che nessuno sia lasciato solo.
La comunione. Questo tempo ci ha fatto sentire quanto importanti sono le relazioni e quanto fondamentale è vivere nella comunione. Si sono intensificati alcuni rapporti e si è intensificato un lavoro di rete. Significativi segni di luce sono state le diverse forme di collaborazione con gli enti locali e i vari attori del territorio, la solidarietà e la comune preghiera tra religioni diverse, la vicinanza espressa da chiese sorelle sparse nel mondo. Una grande abbondanza di doni che ci lascia profondi sentimenti di fiducia e ci fa tanto bene.
Il dono. In questo tempo di buio il dono di molti volontari e operatori, in svariati settori, è stata la testimonianza più bella e preziosa. Qualcuno li ha definiti eroi, qualche altro santi, altri ancora angeli …. a me piace sottolineare il loro dono coraggioso come espressione della vera umanità che accoglie, protegge, custodisce, promuove, ama la vita sempre e comunque. Sono le sentinelle della notte che ci annunciano l’alba di un nuovo giorno, nel quale più forte che mai risuoneranno le parole del salmo 8 “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”.