Share the journey - CARITAS TARVISINA

Share the journey

 

 

La scorsa settimana, il 27 settembre, come Caritas diocesana abbiamo avuto la grazia di poter partecipare all’udienza di Papa Francesco insieme alle famiglie, ai volontari delle parrocchie e ai migranti che hanno vissuto negli ultimi due anni il progetto Rifugiato a casa mia. Insieme con noi c’erano altre diocesi che hanno aderito al progetto, ma soprattutto c’erano tante persone desiderose non soltanto di vedere e ascoltare Francesco, quanto di accogliere una Parola di speranza per alimentare il sogno di una umanità rinnovata e migliore. È stata un’esperienza di chiesa, di popolo di Dio molto intensa. Così tanti, così diversi eppure un unico corpo, un’unica famiglia … un unico desiderio: la comunione. È stato un grande dono che ci sprona a continuare nell’impegnativo lavoro di spargere, con larghezza e con gioia, il seme della speranza e della fiducia.

Per la nostra caritas è stata anche un esperienza carica di emozioni forti. Tutto è stato grazia e ci ha riempito il cuore. Dalle parole cariche di speranza e di tenerezza di Francesco, all’emozione genuina ed incontenibile di tutti i partecipanti; dal selfie di Sarjo con il santo Padre al bacio che il papa ha donato al piccolo Samba; dall’esperienza universale di chiesa in piazza San Pietro all’intima celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Donato a Calenzano, la prima parrocchia di don Lorenzo Milani. Tante emozioni e tante gioie, ma soprattutto dei segni di comunione (integrazione) che dischiudono orizzonti carichi di promessa e di speranza per ogni uomo.

Prima di tutto è stato bello contemplare lo stupore negli occhi e nel cuore dei migranti che hanno partecipato all’udienza. Stupore dinanzi alle meraviglie della città eterna, emozione dinanzi a uomo di Dio e di pace, come papa Francesco, anche se per molti di religione diversa. È lo stupore dinanzi al miracolo della vita, dinanzi alle bellezze che l’uomo è riuscito e riesce ancora a lasciare nel solco della storia. Mi ha colpito l’attenzione, il rispetto dinanzi alla storia sacra dell’Italia. Un segno importante e forte che dice con chiarezza come sono fuori strada e accecati dall’egoismo quanti continuano a considerare questi fratelli delle persone insensibili, rozze, inferiori, pericolose, solo perché hanno la pelle nera o professano un credo diverso da quello che diciamo essere il nostro. Un secondo elemento è stato respirare l’aria di famiglia. In una piazza san Pietro gremita si è respirato forte il clima della comunione e della pace. Lo Spirito Santo ha fatto sentire in maniera molto forte il suo soffio. Opportunità come questa ci dicono con forza che un mondo migliore è possibile, che non dobbiamo arretrare neppure di un millimetro dinanzi ai sogni che la grazia di Dio ha acceso nei nostri cuori. Non dobbiamo mai mollare nel continuare a sporcarci le mani affinché nel nostro mondo trovino cittadinanza la libertà, la pace, la giustizia, la gioia, la comunione. Riconoscersi e sperimentarsi come un’unica grande famiglia umana riempie il cuore di gioia ma dona una rinnovata forza interiore. Veramente le esperienze di comunione, vissute sotto la guida dello Spirito Santo, ci trasformano, ci cambiano il cuore e nulla è più come prima. Opera dell’artista Dio.

L’udienza di mercoledì scorso è stato anche il momento in cui Francesco ha lanciato la campagna di Caritas Internationalis Share the journey. Una iniziativa volta a far maturare un cambio di mentalità, a promuovere la logica dell’incontro e dell’accoglienza dell’altro. Un modo concreto per abbattere i muri e costruire ponti. Questa campagna vuole essere uno strumento perché valorizzando le differenze siano accorciate le distanze, perché il cammino di ogni singolo uomo diventi patrimonio dell’umanità intera. Condividere il viaggio (share the journey) significa condividere la stessa strada, le stesse gioie e fatiche, lo stesso pane … significa dare forma concreta alla fraternità, all’amore, alla solidarietà che rischiano sempre più di restare parole vuote con cui riempiamo i nostri imbarazzanti silenzi dinanzi ai drammi e alle ingiustizie del nostro mondo. Il colore della pelle, la lingua e la cultura potranno essere diverse, ma il sangue che scorre nelle vene di ogni uomo è rosso, è come quello di Cristo Crocifisso … è come quello di Dio. Nello stesso sangue scorre il fuoco inestinguibile e sempre vivo della carità. Bisogna andare oltre le apparenze, per cogliere che quello che ci unisce è molto di più di quello che ci distingue e differenzia. Francesco nel lanciare la campagna ha consegnato all’umanità intera il gesto di spalancare le braccia, di aprire la nostra vita all’abbraccio del fratello. Un gesto simbolico di una carica molto intensa. L’abbraccio è un gesto di comunione, di intimità, di apertura all’altro. Quando si abbraccia una persona la si stringe e la si porta verso il proprio cuore. La si toglie dall’indifferenza e la si custodisce nel proprio intimo. È un gesto semplice che annulla le distanze e apre alla condivisione del cuore, della vita. Ascoltando l’appello di Francesco impariamo a chiacchierare di meno e ad abbracciare di più, impariamo a condividere le gioie e i dolori di quanti ci vivono a fianco, passiamo dalle logiche dell’indifferenza e dello scarto, a quelle della prossimità, della gratuità e del vero donarsi.

Share the journey (Condividere il viaggio) è una campagna che vuole aiutarci a comprendere la bellezza sorprendente e sempre nuova dell’incontro. Nell’incontrare l’altro abbiamo l’opportunità di percorrere insieme sentieri che ci conducono alla verità e alla libertà. Condividere il viaggio significa stare in ascolto di questi fratelli che sono cifra e segno del continuo cammino dell’umanità verso la pace e la gioia. Ascoltare le loro storie, condividere i loro sogni, asciugare le loro lacrime, sostare in silenzio dinanzi ad un futuro incerto significa non solo accogliere questi fratelli, ma è imparare ad incontrare ogni uomo e ogni donna nella sua sacralità, a partire dalla nostra vita. È rallentare per gustare la bellezza e l’unicità della vita. Questa campagna ci invita ad una conversione profonda dove divenire capaci di vivere la vicenda dell’altro come una realtà che ci interessa, che ci appartiene, che ha a che fare con la nostra vita. Condividere il viaggio può essere allora, in concreto, la cifra di una nuova umanità. Può dare forma al sogno di un mondo migliore. Si tratta allora di condividere il viaggio dei migranti, quanto di chi vive relegato ai margini della società. Significa cogliere che siamo tutti in viaggio. Ognuno con il suo zaino, carico di sogni e preoccupazioni, di gioie e di dolore, di delusioni e di speranze. In questo viaggio c’è il migrante che ha lasciato la sua casa alla ricerca di un futuro migliore, c’è l’ammalato che in un letto di ospedale lotta per la vita, c’è l’emarginato che si sente soffocare dal mare di indifferenza che lo circonda, ci sono i giovani che anelano ad un futuro di gioia e pace, ci sono le mamme e i papà che lottano per il bene dei loro figli …. ci sei tu, ci sono io, ci siamo tutti noi. Condividere il viaggio possa allora non restare una campagna di Caritas, ma divenire uno stile di vita, dove il bene di tutti sarà sempre il desiderio e il sogno più bello da concretizzare con le piccole azioni di ogni giorno.

La vita è un viaggio bellissimo da condividere …. non tiriamoci indietro.


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