La Quaresima è uno dei tempi forti dell’anno liturgico, è un momento di grazia nel quale siamo chiamati a conversione. Dio desidera che la vita di ogni persona sia orientata alla pienezza, alla gioia, alla verità, in una parola alla santità. La via che ci viene indicata è quella della conformazione a Cristo, cioè del consegnarci alle sue mani, affinché sotto la guida dello Spirito Santo, riusciamo a maturare in noi gli stessi suoi atteggiamenti e sentimenti. Si tratta di vivere e servire Carità, per poter arrivare a balbettare con San Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal. 2,20). È un cammino che dura tutta la vita e che dà senso ad ogni istante che ci è donato. Si tratta di lasciarci interrogare dalla vita e dalla Parola di Dio per cogliere quale appello alla conversione per servire ed essere Carità, ci viene rivolto come singoli e come comunità.
Mi sembra che il messaggio di Papa Francesco per la quaresima “Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” sia ricco di preziosi stimoli perché questo sia un tempo favorevole e di crescita, sia a livello umano che spirituale.
Prima di tutto Papa Francesco ci invita a riscoprire la gioia della fede, la bellezza di un Gesù che si è svuotato, che si è fatto povero per amore nostro. “L’amore divino, è un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi”. Il tempo della Quaresima è allora una occasione propizia per cogliere la sacralità di ogni vita umana, riscattata dall’Amore di Dio. È aprirsi alla gratitudine nello scoprire che ogni vita è custodita, promossa e salvata da Cristo. È cogliere che la nostra più grande ricchezza è vivere da figli di Dio e da fratelli in Cristo. In questo tempo contrassegnato da una fitta coltre di tristezza e sfiducia, siamo chiamati a ritrovare i semi di speranza che il Signore, a larghe mani, continua a seminare nel cuore dell’umanità. La prima grande conversione è quella di ritrovare la speranza, la profondità della vita, cogliendo che nulla è a caso e che tutto ha un valore e un senso.
In secondo luogo Gesù ci ha fatti ricchi per mezzo della sua povertà. È la logica di Dio che sempre ci sorprende e ci spiazza. “Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico”. È importante allora che scopriamo come “ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è l’amore di compassione, di tenerezza, di condivisione di Gesù. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza”. L’invito allora che ci viene rivolto è quello di arricchire con la nostra povertà chi è nella miseria materiale, morale, spirituale. Si tratta di cominciare ad abitare le periferie dell’esistenza umana sentendo che fanno parte della nostra vita, che il legame di fraternità ci lega inscindibilmente gli uni agli altri, città e periferia. È importante però non ridurre questo tempo di grazia ad un lastricato di buone intenzioni e buoni propositi. Siamo chiamati ad una conversione profonda imparando a mettersi in gioco sul serio, ad uscire da quella logica di potere che ci porta a fare qualcosa “per” gli altri solo perché possediamo di più e dobbiamo ogni tanto metterci a posto la coscienza. Accanto all’essere “per” è necessario essere “con” gli altri. Si tratta di sdoganare il concetto di carità che è stato ingabbiato nelle percezione riduttiva dell’elemosina, perché sprigioni tutta la forza dell’amore di condivisione. È necessario mettersi in ascolto obbediente per cogliere dinanzi alle miserie, alle sofferenze e alle ingiustizie di oggi, quali passi siamo chiamati a compiere come singoli e come comunità. Come spogliarci delle nostre ricchezze ? Come mettere a disposizione degli altri i nostri bene ? Cosa dobbiamo restituire a chi è stato depredato ? Quali scelte e quali strade siamo chiamati a percorrere affinché le nostre case, le nostre canoniche, i nostri beni possano riacquistare la loro identità di dono affidato e sciogliere quella incrostazione individualista che li riduce a proprietà privata, a bene individuale ? La seconda grande conversione è quella della condivisione che ci porta a riconoscerci come fratelli, ad abbattere le distanze, a cogliere che tutto è dono, ad onorare la dignità e la sacralità di ogni vita. Dobbiamo spogliarci del nostro potere, come singoli e come comunità, per imparare a spezzare il pane della vita nella difficile prospettiva della convivialità delle differenze. È necessario metterci del nostro e questo costa. È una fatica che dobbiamo percorrere se vogliamo che ogni credente e ogni comunità cristiana percorra con frutto l’itinerario quaresimale. Non ci può essere il mattino radioso di Pasqua se non si passa per la sofferenza ed il dolore del venerdì santo !