Quotidianamente facciamo esperienza delle ferite che il male lascia nel cuore dell’uomo. Dinanzi al grido di dolore di molti uomini e donne, sperimentiamo tutta la nostra impotenza e, forse per paura o per autodifesa, ci chiudiamo nel nostro mondo. Ci proteggiamo dietro il muro dell’indifferenza, ma quel grido non ci lascia in pace. Stiamo vivendo una pagina di storia bella, ma estremamente delicata. È facile scivolare sul piano dei radicalismi, senza darci il tempo di stare, di vivere anche oggi la meravigliosa pagina della prossimità che il Figlio di Dio, facendosi carne, ci ha insegnato ed indicato. Se non vogliamo lasciare che la nostra vita si inabissi nella disperazione e nell’individualismo, è necessario che ricominciamo a praticare con frequenza e fedeltà la strada maestra della prossimità. Solo così l’orizzonte della nostra esistenza ritroverà i colori luminosi della speranza e fiducia.
Se da una parte i segnali di morte ci tolgono il respiro, non possiamo non cogliere tutti quei tentativi di bene che cercano di indicare all’umanità una strada diversa. C’è un grido della terra e un grido dell’umanità. Sempre più tocchiamo con mano come le violenze e gli abusi nei confronti di madre terra lanciano un segnale all’uomo egoista …. Le ingiustizie e l’abuso del potere continua ad opprimere i più deboli, riduce in schiavitù milioni e milioni di persone. Come dice papa Francesco viviamo dentro una “guerra” vissuta a pezzi, che continua a dilaniare il cuore dell’umanità. Dinanzi a questo grido dell’umanità ci sono reazioni diverse. C’è chi alza muri per non vedere quelle ferite e per non sentire quelle grida; c’è chi scende in piazza e si ribella con la violenza; c’è chi cerca rifugio nel proprio benessere individualista. Ma l’uomo, ogni uomo resta nostro fratello e prima o poi la domanda di Dio su dove sia il nostro fratello ritorna fuori con forza. Allora, dinanzi a questi scenari, segnati da sofferenza e morte, possiamo lasciarci prendere solo dallo sconforto o la pace e la serenità per l’uomo sono ancora strade percorribili ?
Il tempo dell’Avvento ci invita a ritrovare fiducia e speranza. Ci chiede di sapere rimanere in ascolto di Dio per poi vivere un ascolto carico di compassione verso la madre terra e l’uomo. Non possiamo lasciare che il grido di vita che viene dalla terra e dall’umanità ferita venga inghiottito dall’indifferenza e si smarrisca in un silente oblio. Siamo chiamati in questo a rialzarci dalle nostre quotidiane depressioni per ritrovare la bellezza e la dignità di essere uomini, creature volute e amate da Dio Padre. Siamo invitati ad “alzare il capo”, cioè a guardare lontano, a ritrovare uno sguardo lungimirante, aperto al futuro e alla speranza. È il momento in cui lasciare le nostre paure, le nostre chiusure per lasciarci incontrare nella verità della nostra storia dall’amore misericordioso di Gesù. Lui è il Dio con noi che si fa prossimo alla nostra umanità, che non scappa dinanzi alle nostre ferite, dinanzi al nostro corpo piagata, ma che si china su di noi per sanare le nostre lacerazioni, le nostre sofferenze. Dentro questa storia, con i suoi drammi e le sue ambiguità, non siamo mai soli. Gesù non ci lascia in balia degli eventi, ma ci assicura la sua vicinanza. Lui abita la nostra terra che a volte è spoglia e deserta, ma che a volte è anche fertile e rigogliosa. Dio non è venuto a condannare il mondo, ma a salvarlo. E oggi chiede a noi di seguirlo in questa strada, di amarlo dentro questa nostra storia.
Dio si è fatto prossimo all’umanità e oggi ci ricorda che è solo percorrendo la strada della prossimità e della condivisione che ritroveremo il fuoco della speranza dove ogni uomo potrà ritrovare fiducia nella vita. Si tratta di imparare ad ascoltare il grido di sofferenza di chi ci sta a fianco. Se vogliamo un mondo migliore, se vogliamo riaccendere la speranza nei nostri cuori, è necessario che viviamo la prossimità dentro le nostre case, dentro i nostri ambienti di lavoro, dentro le nostre relazioni, dentro il nostro quotidiano. È a partire dalla vita di tutti i giorni che siamo chiamati ad abbattere i muri di indifferenza e di ostilità che continuano a rendere attuale la tragica vicenda di Caino e Abele. Questo avvento ci aiuti a ritrovare speranza, facendoci prossimi gli uni agli altri. Lo Spirito Santo ci doni di cogliere sempre che nell’oggi dell’uomo arde l’oggi di Dio e che nell’oggi di Dio si cela l’oggi dell’uomo. Sia un avvento di speranza e fiducia per ogni uomo.