In questi giorni si sono scatenate delle polemiche, oserei dire incresciose e sterili, nei confronti delle istituzioni, compresa anche la Chiesa. Non sono mancati toni di provocazione e affermazioni di bassa levatura che, da una parte e dall’altra, hanno avuto solo l’effetto di indebolire le istituzioni e di renderle sempre meno credibili. Si continua una lotta mediatica fondata su ipocrisie e populismi che resta miopie dinanzi alle gravi difficoltà che mordono al cuore milioni di persone. Credo che sia giunto il tempo di smorzare questi toni e di rimanere in un atteggiamento di impegno silenzioso e costante, nella semplicità e genuinità del nostro territorio.
Le risorse umane ed economiche che la Chiesa di Treviso, attraverso la Caritas Tarvisina, ha messo in campo, hanno avuto sempre come obiettivo primario la promozione della persona. Si è cercato, pur nella semplicità e nella debolezza del proprio operato, di far sì che ogni intervento di assistenza e aiuto alle persone in difficoltà rivelasse la sua peculiare funzione pedagogica. Questo sia attivando, attraverso la fiducia e la speranza, le risorse di ogni singola persona segnata dalla povertà, sia stimolando la comunità, civile e cristiana, ad una apertura del cuore e della mente verso i poveri. La scelta preferenziale dei poveri non è opzionale, ma è la via necessaria per vivere la fedeltà a Gesù e l’obbedienza al suo comando d’amore. La Caritas è il volto della Chiesa in ordine all’attenzione verso i più poveri e cerca di assumere questa via ponendosi dentro la storia con il mandato di condividere le gioie e i dolori dell’uomo d’oggi. L’aver investito abbondanti risorse economiche e umane in obbedienza a questa scelta mette in luce quella che è l’ossatura della Caritas, le motivazioni profonde che stanno dietro ad ogni singolo intervento.
Questa sfida di Caritas può essere riassunta in alcuni punti fondamentali, che vanno affermati e custoditi con forza in ogni epoca ed in ogni contesto. Farli nostri significa vivere un cambio di mentalità, che oggi sembra necessario più che mai. Il valore dell’uomo va affermato con amore.
La sacralità della vita. Il fondamento di ogni intervento messo in atto non può mai prescindere dalla consapevolezza che la vita di ciascuno è un dono unico ed irrepetibile. L’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Cristo e ciascuno porta impresso nel suo cuore e nella sua anima un tratto unico del volto di Dio. Per cui la vita di ogni uomo, pur segnata dal peccato e dalla fragilità, è una terra sacra entro la quale si entra, togliendosi i calzari dai piedi. I poveri ci svelano tratti unici del volto del Signore e ci aiutano a comprendere che tutto è dono e nulla va perduto.
La potenzialità della relazione. Un altro elemento molto importante è quello della relazione, cioè di cogliere la profonda connessione che ci unisce gli uni agli altri. Nessun uomo è un’isola e la storia di ognuno si intreccia con quella degli altri. La relazione è strumento fondamentale per riconoscere la presenza e il valore dell’altro. Caritas, pur nei suoi limiti, più che moltiplicare i servizi, si adopera perché vi siano relazioni significative, promuoventi la persona. Nella carità di Cristo l’atto di verità che siamo chiamati a vivere, vincendo la logica del pregiudizio e del giudizio, è quello di riconoscere all’altro la sua dignità di Figlio di Dio e di fratello. Nulla è a caso e nessuna vita può essere banalizzata. La relazione autentica porta in sé il germe della resurrezione e parte dall’accoglienza della persona lì dove si trova, nella sua realtà concreta.
La vocazione ad essere custode del fratello. Un ulteriore elemento che sta a fondamento dell’utilizzo di risorse economiche è quello della consapevolezza di essere chiamati a custodire il fratello e la sua vita. Caritas si impegna affinché, dinanzi al povero che soffre e si sente abbandonato, non si ripeta il rituale, mai dismesso, di Ponzio Pilato di lavarsi le mani. La carità è una vocazione, è la chiamata che il Signore rivolge ad ogni uomo di buona volontà. Custodire il fratello significa farsene carico in modo gratuito e compassionevole. Per realizzare questo è necessario rompere la crosta del proprio individualismo, è necessario maturare la consapevolezza che si cammina solo insieme e che ognuno ha diritto all’essenziale per vivere. Si tratta di vivere più semplicemente, semplicemente per permettere agli altri di vivere.
Se crediamo ad un mondo migliore e vogliamo contribuire ad esso, dobbiamo deporre le armi della violenza e della polemica, trovare il coraggio e la volontà di trasformare le situazioni problematiche in opportunità, vivere la bellezza della diversità che dà vita a tutti e soprattutto avere la forza di chiedere scusa per le ferite che abbiamo inferto a questa umanità e la lealtà per rinunciare ai nostri privilegi a favore del bene di tutti. Questa è la via della giustizia, questo è permettere che ognuno, a casa propria, possa godere della bellezza dell’unicità e della dignità della sua vita.