“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»
(Lc. 2, 8-12)
Carissimi,
Anche quest’anno desidero, in occasione del Natale, rivolgervi il mio augurio carico di fiducia e di speranza per il tempo che stiamo vivendo. Attingo alla Parola di Dio, al Verbo fatto carne, per ritrovare dentro quest’ora la potenza generativa delle promesse di Dio. Lui ci assicura che è l’Emmanuele, il Dio con noi, continua a sussurrare al nostro cuore che non ci lascerà mai soli, che non ci abbandonerà mai perché ognuno di noi, la vita di tutti noi è preziosa ai suoi occhi. La promessa di Dio è di esserci accanto, di esserci sempre. Le nostre solitudini, i nostri fallimenti, i nostri deserti sono abitati dal Suo Amore.
Stiamo attraversando un periodo storico molto complesso e faticoso. Ancora una volta l’orizzonte della nostra esistenza è stato ricoperto da nubi dense e tenebrose. La sfiducia e lo sconforto sono accovacciati alla porta del nostro cuore. Abbiamo la sensazione che tutto quello che abbiamo costruito, con impegno e sacrificio, si dissolva velocemente, si sciolga come neve al sole. La tentazione di mollare, di chiuderci in noi stessi è molto forte. Ed è proprio qui che desidero condividere con voi la consapevolezza che dentro questa notte è già contenuto il primo raggio della nuova aurora. Lì dove non riusciamo ad intravedere nulla, l’amore misericordioso di Dio tesse con pazienza, nel grembo della storia, trame di luce e di vita nuova. È necessario che ci nutriamo di bene, perché il bello sta davanti a noi.
Ogni notte è fredda ed insidiosa, come quella in cui i pastori hanno accolto l’annuncio della Salvezza fattasi carne in un bambino. Ascoltiamo due grandi segni di quella notte.
I pastori. Uomini emarginati, induriti dalla fatica e dalle asprezze della vita. Sono dentro alla notte: il buio dello sconforto ha spento i desideri dei loro cuori. Non osano più, perché sono stati confinati fuori. Eppure in quell’oscurità di senso e di relazioni, il loro cuore è animato dal desiderio di vegliare e custodire il loro gregge. Il germe più profondo dell’amore per la vita non si è spento. Pur nelle fatiche e nei drammi di questo tempo, anche noi siamo chiamati a partire da lì. Partire, come ha fatto Dio, dal desiderio di custodire e promuovere la vita che è il respiro essenziale dell’esistenza. Dio ha fatto suo questo respiro e lo ha fatto sua carne. È partito da questo elemento essenziale dei pastori per rivestirli di luce. Loro che erano ricoperti dalla coltre dell’emarginazione, hanno fatto esperienza di essere stati scelti come ambasciatori di luce, di pace, di buona notizia. Anche oggi molte persone continuano a vegliare, a custodire, a promuovere la vita. Nelle notti di questa storia, nel fluire lento di ogni oscurità risplendono bagliori di luce. Ogni notte c’è chi al capezzale di un malato, chi in una trincea di guerra, chi tra i bassifondi dei margini della storia, chi dentro la quotidianità delle nostre case, continua a credere nella vita, continua ad essere scintilla di speranza in fondo al tunnel. Questi segni di bene da una parte mi commuovono, ma dall’altra mi infondono speranza perché so che Dio parte da lì. Allora prima di tutto vi auguro un Natale che doni a ciascuno la capacità di valorizzare il bene che c’è, di nutrirci di speranza e di gioire della bellezza di essere luce per gli altri.
Il bambino. In quella notte quella Luce ha preso la carne di un bambino, ha santificato la vita dell’uomo. È veramente una gioia incontenibile poter toccare con mano la gentilezza e la tenerezza con Dio continua a prendersi cura di noi. Quel bambino posto in una mangiatoia tende le braccia verso ciascuno per abbracciarci, per essere stretto al nostro petto. Il Dio, fattosi carne, ha scelto come prima dimora lo sguardo, l’abbraccio di quei pastori, uomini, forse rozzi e abbruttiti dalla fatica, ma dal cuore tenero e bisognoso di essere scaldato e riempito di luce. Anche noi, come i pastori, abbiamo bisogno di tenere tra le braccia il Dio della Vita, abbiamo bisogno di sentire il suo calore, il suo profumo… di lasciarci riempire lo sguardo di luce, di speranza, di futuro. Quel bambino ha cambiato la vita dei pastori, non perché la loro quotidianità si è trasformata. Non sono diventati dei re, ma è cambiato profondamente il loro modo di stare dentro la storia, il loro modo di vivere la vita. Lo stile del vegliare per custodire la vita è diventato lo stile di ogni loro respiro, di ogni loro azione, cogliendo che a stretto contatto con Dio nulla ci può turbare, nulla cu può spaventare, nulla ci manca perché Lui è sempre con noi.
Auguro allora a tutti un Santo Natale, in cui ciascuno possa sperimentare e nutrirsi di bellezza, di gioia e di speranza. Impariamo a cercarla dove Dio continua a seminarla in abbondanza nella nostra storia, nei nostri cuori. Nella notte si leva un grido di pace, ascoltiamolo. Nutriamoci di Bene, abitiamo la notte, attendendo la Luce.
Custodendo ciascuno nella preghiera, auguro la bellezza e la gioia di un Santo Natale a tutti. Vi porto sempre nella mia preghiera, nella certezza che questo mondo sarà riempito di Luce e Speranza grazie all’Amore che accogliamo e che doniamo. Buon Natale di cuore a tutti.
Don Davide (D.S.B.)
Direttore Caritas Tarvisina