Confrontarsi per cambiare - CARITAS TARVISINA

Confrontarsi per cambiare

La verità della vita non ci chiede di diventare dei super eroi, ma semplicemente di vivere, di camminare insieme agli altri

Questa estate ci sta facendo toccare con mano le conseguenze, molte volte devastanti, dei cambiamenti climatici. Purtroppo stiamo prendendo consapevolezza di tutto questo con un grandissimo ritardo. Ci siamo illusi che tutto ciò non ci riguardasse più di tanto, perché fino ad ora le conseguenze più gravi le hanno sempre pagate i più poveri. Forse con molta umiltà dovremo ritrovare quel filo rosso che ci lega gli uni gli altri, che ci rende una sola famiglia umana. Condividere le gioie e i dolori dell’uomo d’oggi, significa non solo stare accanto, ma fare scelte capaci di rompere schemi che sono fuori tempo e che sovente sono causa di sofferenza. Mi permetto in punta di piedi, ma con coraggio, di dire che le devastazioni causate da eventi atmosferici estremi, l’innescarsi di nuovi conflitti che seminano terrore e morte, l’inabissarsi nel fondo dei mari di migliaia di migranti in cerca di futuro, l’esplosione della violenza dentro le nostre città, le vite spezzate dei giovani sulle strade e persino nei campeggi estivi, hanno tutti una radice comune. Si è perso il senso della vita e con esso il senso del limite. Siamo dentro un delirio di onnipotenza in cui ciascuno si sente invincibile e non si lascia più mettere in discussione. Ognuno ha soluzioni da proporre, suggerimenti da offrire, ma la fatica a vivere un confronto sulla custodia e sulla promozione della vita, è sempre più difficile e raro. Il confronto è stato sostituito dalla dinamica dei talk show dove ognuno può dire tutto e il contrario di tutto e poi tornare a casa sua contento di aver detto qualcosa, anche se ciò servirà a molto poco. Questa mancanza di confronto dialettico indebolisce i legami e la comunità. L’alleanza educativa e politica tra i diversi soggetti si sbiadisce come un tessuto lasciato per troppo tempo sotto il sole cocente. Tutto rischia di finire nella ricerca di un colpevole e nel fuggire le proprie responsabilità.

Credo sia necessario fermarci e guardarci negli occhi per trovare sentieri nuovi che siano a favore della vita. Alcune semplici considerazioni che nascono da piccole osservazioni. La prima ha come punto di partenza il nostro corpo. Il nostro organismo è una realtà complessa che funziona perfettamente quando ogni singola cellula vive secondo delle regole precise. Quando ciò non accade, il corpo sta male, manda dei segnali di sofferenza. Così è del nostro mondo. Se abbandoniamo il riferimento a delle regole, se non sappiamo dare indicazioni precise e vivere confronti generativi, rischiamo di lasciare l’altro in balìa degli eventi. Le regole non possono essere viste solamente come degli obblighi e delle restrizioni, ma sono una modalità concreta per fare esperienza del proprio limite e per cogliere che la propria esistenza, seppur unica ed originale, è inserita in un contesto di comunità. Ciò non significa diventare rigidi, ma chiede si assumerci la responsabilità di accompagnare ed orientare. Le regole sono necessarie per trovare la strada dell’armonia e della pace.

La seconda ci chiede di cogliere l’ampiezza dell’appello di Papa Francesco ad essere chiesa in uscita. Ciò significa certamente abitare le periferie dell’esistenza umana, ma ci chiede anche di uscire dai nostri schemi fissi che tante volte rischiano di essere escludenti. Il bene può venire da ogni parte, anche da quelle che noi non consideriamo. Inoltre siamo chiamati a trovare il coraggio di abbandonare la strada del si è sempre fatto così. Sono rimasto molto colpito da parecchie affermazioni che sono seguite alla morte di una giovane scout nel bergamasco a causa del maltempo. C’è chi dice che è una fatalità, qualche altro sottolinea che se non si rischia, non si fa nulla, non si vive. Personalmente reputo che dinanzi ad un contesto che è notevolmente cambiato, siamo chiamati a vivere confronti capaci di ripensarci, per vivere alleanze capaci di accogliere, proteggere, custodire e promuovere la vita. Credo sia necessario che ad un cambiamento d’epoca, si trovi il coraggio di ripensare le modalità con cui si propongono esperienze che hanno l’intenzione di annunciare il vangelo della pace, della comunione, della Vita. È necessario cambiare schema, soprattutto quando rischia di non essere più al passo con i tempi e si conforma alle logiche mondane della forza e del potere.

La terza ci chiede di maturare la capacità di saper distinguere il rischio dal pericolo. È vero che anche affrontare i rischi aiuta a crescere e diventare adulti. È altrettanto vero che è impossibile pensare di avere tutto sotto controllo. È necessario però che imparare a cogliere dove c’è il pericolo, dove la vita è esposta ad un rischio troppo elevato. Anche nel mondo ecclesiale è necessario che ci fermiamo nel continuare a perseguire la via della forza, del potere. Siamo dentro ad un vortice che è orientato a creare super uomini e super donne, super cristiani e super cristiane. La verità della vita non ci chiede di diventare dei super eroi, ma semplicemente di vivere, di camminare insieme agli altri. Siamo chiamati a splendere come astri luminosi nella ricchezza di quel firmamento che si chiama comunità.

I veri eroi, credenti e non, di cui questa nostra umanità ha bisogno, sono persone che sanno abitare questo tempo, che sono consapevoli del proprio limite e che dal confronto, anche quando chiede di abbandonare le proprie posizioni, escono arricchiti perché ricolmi della gioia di veder continuamente fiorire il miracolo della vita.

Don Davide Schiavon

8 agosto 2023


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