Toccare con mano - CARITAS TARVISINA

Toccare con mano

Un invito esplicito a vivere la logica dell’incarnazione. Dinanzi alle guerre, ai migranti, all’umanità lacerata proviamo paura, sdegno, rabbia, impotenza… ma è necessario che nel toccare con mano questa umanità lasciamo scorrere dentro le nostre vene la linfa vitale della compassione.

Dinanzi ai drammi che segnano la nostra storia e le nostre giornate ancora una volta siamo chiamati a vivere la scelta di abitare, di stare. In ognuno di noi è molto forte la tentazione di fare zapping dinanzi ai molteplici volti della sofferenza. A volte preferiamo lasciarci inglobare dalla nube multiforme dell’indifferenza, perché sperimentiamo un senso di impotenza che ci inquieta e ci brucia nel cuore. Cerchiamo di scappare trovando rifugio in tutto ciò che anestetizza il nostro cuore e distoglie i nostri pensieri. Siamo continuamente in fuga e rischiamo, alla fine, di trovarci insoddisfatti e frustrati. È necessario fare un bagno di sano realismo. La storia che stiamo vivendo, non è né migliore né peggiore di quella di altri tempi. È la nostra storia, è il nostro mondo e siamo chiamati a vivere. È necessario camminare con gradualità e avere a cuore che la vita non si consuma, ma si assapora. Non si può pensare di eludere le difficoltà e le fatiche, perché sono parte costitutiva dell’esistenza. Ognuno di noi è allora chiamato ad entrare dentro questa storia con il prezioso ed insostituibile compito di fare la propria parte. È necessario entrare in punta di piedi, onorando la sacralità di ogni vita, ma senza rimanere bloccati dalla paura di sporcarci, dalla paura di rimetterci qualcosa. La vita per essere vissuta e non essere una sterile sopravvivenza chiede fiducia, cioè ci chiede di saper rischiare.

Più che mai, in questo tempo, le parole di Gesù che ci esorta a toccare la sua carne, suonano come un invito esplicito a vivere la logica dell’incarnazione, la logica di un Dio che abita la debolezza e la semplicità. La vera profezia che oggi ci è chiesta è quella di toccare con mano questa storia, questa umanità, questa carne. Troppo spesso si fa della poesia sulla sofferenza, sulla povertà, sul dolore. Facilmente (e superficialmente) si dice che la sofferenza è maestra di vita. La carne crocifissa infastidisce, la carne piagata puzza, la carne sporca indigna, ma fino a quando non toccheremo con le nostre mani quella carne, resteremo dentro a bellissime teorie sul Vangelo, sulla Carità di Cristo, sulla bellezza della fraternità. La croce non si addolcisce con dei fiorellini. Il volto luminoso del Risorto non cancella il volto sfigurato del Crocifisso, ma lo completa. Toccare quella carne significa fare esperienza della realtà, senza mistificarla ma con la consapevolezza che l’ultima parola sulla nostra storia è la Vita, è l’Amore. Toccare la carne del Crocifisso è vincere la propria incredulità nella forza generativa della resurrezione. È la grande profezia che siamo chiamati a vivere, perché una fede disancorata dalla storia, dai volti, dalle passioni, dalle vittorie e dai fallimenti … è una fede morta. Dio si fa toccare e ci parla attraverso la sua carne che è la nostra. Se ritiriamo la mano diciamo a Dio di rimanere in silenzio, lo confiniamo e lo mettiamo fuori dalla nostra terra. Dinanzi alle guerre, ai migranti, all’umanità lacerata proviamo paura, sdegno, rabbia, impotenza … ma è necessario che nel toccare con mano questa umanità lasciamo scorrere dentro le nostre vene la linfa vitale della compassione. Compatire non è solo soffrire insieme, ma è condividere lo stesso destino di una esistenza che è fatta di vita e di morte. Compassione è toccare con mano il limite di una vita fragile che si spalanca, attimo dopo attimo, sull’orizzonte infinito dell’Eterno. Toccare con mano l’umanità ferita di Cristo è fare esperienza che il Tutto è racchiuso in un frammento, è vivere la profezia di una Carità che si fa tutto a tutti e non lascia indietro nessuno. La nostra fede per ritrovare vigore ha bisogno di essere immersa in questa storia, di essere attraversata dalle contraddizioni di questa epoca. Per incontrare ed annunciare il Risorto siamo chiamati ad essere in cammino, giorno dopo giorno, abitando con stupore ogni istante, ogni piccolo frammento.

Don Davide Schiavon

22 agosto 2023


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