Ieri, 17 ottobre, si è celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 22 dicembre 1992. Con essa si ribadisce che la povertà costituisce una violazione dei diritti umani e la necessità, dunque, di cooperare per garantire che questi diritti siano rispettati. Un giorno per promuovere la consapevolezza della necessità di sradicare la povertà e l’indigenza in tutti i paesi; una giornata che offre l’opportunità di riconoscere lo sforzo e la lotta quotidiana portata avanti delle persone che vivono in condizioni di povertà, ma che costituisce anche una possibilità per tutte queste persone di portare le loro preoccupazioni e necessità al centro del dibattito internazionale, mettendo a disposizione la loro esperienza per contribuire alla lotta per l’eliminazione della povertà stessa, tematica che deve necessariamente rimane al centro dei Millennium Development Goals (MDG) e dell’agenda di sviluppo post-2015 .
A tal proposito, tema dell’edizione 2014 della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà è “Non lasciare nessuno dietro: pensare, decidere e agire insieme contro la povertà estrema”, focus che sottolinea l’importanza della sfida di individuare e assicurare la partecipazione delle vittime della povertà estrema e dell’esclusione sociale nell’ Agenda per lo sviluppo post-2015, che andrà a sostituire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. È necessario riconoscere le persone che vivono in povertà come partner fondamentali per combattere le sfide di sviluppo che abbiamo di fronte.
Secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, ad oggi circa 805 milioni di persone nel mondo, una su nove, soffrono la fame. Un numero spaventoso, ma che comunque evidenzia un trend positivo: a livello globale, il numero di persone che soffrono la fame è infatti diminuito di oltre 100 milioni negli ultimi dieci anni e di 209 milioni dal 1990-92. La tendenza generale alla riduzione della fame nei paesi in via di sviluppo significa che l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG) di dimezzare la percentuale di persone denutrite entro il 2015 è davvero a portata di mano: 63 paesi in via di sviluppo hanno già raggiunto l’obiettivo e altri 6 sono sulla buona strada per raggiungerlo entro il 2015.
L’accesso al cibo è migliorato in particolare in Asia orientale e sud-orientale, ma anche in Asia meridionale e in America Latina, soprattutto nei paesi con adeguate reti di sicurezza sociale, estese anche alle aree rurali.
Nonostante i significativi progressi, tuttavia, diverse regioni e sub-regioni continuano a restare indietro. In Africa sub-sahariana, più di una persona su quattro è cronicamente sottoalimentata, mentre l’Asia, la regione più popolosa del mondo, è anche quella dove si concentra il maggior numero delle persone che soffrono la fame: 526 milioni.
Fuori tempo massimo per raggiungere l’obiettivo del WFS a livello globale e con il numero delle persone sottonutrite che rimane inaccettabilmente alto, è quindi più che mai indispensabile rinnovare l’impegno politico per combattere la fame e trasformarlo in azioni concrete.
La giornata di ieri è una di quelle che imprimono fiducia e che ti invtano a continuare la lotta contro l’ingiustizia e la becera indifferenza che come coltre di fulligine si depositata sulle coscienze di tanti uomini e donne. È una giornta che aiuta a credere che un mondo migliore è ancora possibile, che con lo sforzo di tutti si può cosrtuire una comunità sostenibile e sorgente di senso nel suo essere e nel suo esistere. Le difficoltà da affrontare sono tante e a volte sembrano insormontabili, ma il desiderio e la bellezza di vedere un unica famiglia umana baciata dal sole della giustizia e della pace, è più grande di qualsiasi ostacolo ed impedimento. Non c’è nulla di più forte e grande dell’amore, neppure la morte.
Questa mia gioia ha dovuto però scontrarsi anche con una realtà dentro la quale viviamo che non è assolutamente interessata nè alla giustizia nè alla verità. Quando la quasi totalità degli amministratori del nostro territorio si nasconde dietro a labirinti inestricabili di scuse, giustificazioni e pregiudizi per non muovere un dito verso i poveri; quando invece di affrontare alcune questioni spinose, come quella della accoglienza dei profughi, le si trasforma in occasione propizia per fare campagna elettorale, quando si istiga alla violenza e si usano linguaggi gretti ed offensivi; quando si continua ad alimentare polemiche su alcuni contributi dati alle associazioni e al mondo ecclesiale e non ci si scandalizza più per la corruzione del mondo politico ed istituzionale che ha drenato somme ingenti di denaro dalle tasche degli italiani; quando si tende a fare un lavaggio di cervello al popolo anestetizzandone la capacità critica e di pensiero …. allora cari amministratori siete fuori tempo massimo. Il vostro è un abuso di potere, perchè occupate un posto che non è vostro, perchè non lo riconoscete nella sua identità e non riconoscete il valore fondante della costituzione del nostro paese. Poltica è amministrare il bene comune, non di una parte. É alimentare il dibattito, non annichilire le coscienze. È favorire il pensiero, la capacità critica, non un vuoto e superficiale consenso di massa. Quando poi si perde il senso dello stato ed il valore delle istituzioni c’è una sola cosa da fare: dimettersi !!
Sono convinto che ci sono tanti amministratori che desiderano un mondo migliore, è necessario che facciano brillare le loro idee e che non lascino che la afme di poteri e consensi strappi da loro cuore l’entusiasmo di lottare per una nuova umanità. Personalmente non mollo e con me molti altri … speriamo anche!